P. J. 🌚

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Managing anger

( avverto già da ora che questo primo capitolo sarà pieno di smut)

Erano le nove di sera, a la casa faceva un gran silenzio, tranne la stanza da letto occupata da me e Jimin.

C'è ne stavamo sdraiati sotto le coperte, mentre parlavamo del più e del meno, Jimin aveva la testa poggiata sul mio seno che mi abbracciava i fianchi, e io che avevo una gamba sopra di lui per tenerlo più stretto, gli stavo toccando i capelli blu scuro, morbidissimi, e avvolte gli accarezzavo il viso liscio e pacioccoso mentre parlava e rideva.

< domani ti vengo a prendere >
< perché? Non sei a lavoro? >
< si, però domani faccio dalle nove all'una >
< solo quattro ore?! >
< si, non sarebbe nemmeno necessaria la mia presenza, ma è meglio così, non mi sono mai assentato a lavoro >
< che gran lavoratore > fece leva con le braccia e si mise di fronte a me ancora mezzo sdraiato su di me
< lo so... > mi baciò molto lentamente sorridendo sulle mie labbra
< a che ora finisci domani? > gli accarezzai il viso
< alle cinque >
< perfetto, che ne dici di andare a cena fuori >
< perché? >
< perché ho una gran voglia di carne grigliata e del soju >
< fai schifo > si mise a ridere baciandomi ancora, scese baciandomi la mandibola e poi il collo
< jimin... >
< che c'è? >
< domani non possiamo uscire >
< perché? > la guardai dispiaciuta e spaventata
< perché ai la visita >
< che visita? >
< sai che visita > il suo sguardo si fece serio, arrabbiato, un giorno a settimana Jimin andava dallo psicologo, aveva grandi problemi a gestire la rabbia e molte volte aveva perso il controllo, avvolte ha provato ad alzarmi le mani, ma si ferma a subito scoppiando a piangere e chiudendosi nel suo studio per giorni senza mangiare, era un problema risalente da bambino, fin da piccolo aveva problemi a controllarea rabbia, ed era molto aggressivo, tanto che un giorno riuscì a far andare un bambino in ospedale, ma io sapevo non era colpa sua, era un suo problema dentro di lui, che piano piano stavamo controllando
< odio andarci >
< si però devi >
< tanto sto bene >
< Jimin, lo abbiamo affrontato anche lo scorso mese questo argomento, tu domani ci andrai > il suo volto si fece più arrabbiato, i suoi pugni si strinsero
< Jimin... >
< chi credi di essere per potermi dire cosa fare?! > alzò la voce
< Jimin sta calmo... >
< NON MI DIRE DI STARE CALMO!!! > urlò, ormai ci ero abbituata
< si invece, ti stai scaldando per una stronzata! > alzai la voce
< io non ci vado!! > digrignò i denti
< invece si, che tu lo voglia o meno non mi interessa, se vogliamo vivere al meglio allora dobbiamo farlo! >
<IO NON RIPRENDERÒ QUELLE PILLOLE DEL CAZZO!!! > urlò alzandosi da sopra di me e camminando la stanza dando un calcio alle scarpe
< A BASSA LA VOCE!!! > urlai sfinita di vederlo così
< STA ZITTA!! > gli tirai uno schiaffo, rimase fermo al momento in cui gli diedi lo schiaffo.

Alzò la testa, aveva un volto spaventoso e provocante allo stesso tempo, velocemente senza rendermene conto si buttò sopra di me sul letto, baciandomi con violenza, respirò in modo affannato sulle mie labbra, velocemente mi tolse i pantaloni a quadretti rossi, si mise in ginocchio e mi strappò letteralmente le mutandine bianche
< Jimin aspetta... > chiusi gli occhi e aprí la bocca, le sue labbra si impossessarono della mia femminilità, non era gentile come di norma faceva, ma i suoi movimenti erano aggressivi e passionali, tanto da farmi desiderare che le sue labbra non si spostino più tra le mie gambe.

Inarcai la schiena, con la mano cercai disperatamente un appoggio da stringere, abbassai la testa guardando il volto quasi demoniaco del mio fidanzato concentrato a fare la mia intimità un suo anti stress, chiusi gli occhi, non potevo reggere quello sguardo e della sorrisino da stronzo, alzai la voce dei miei lamenti, presi con forza la mano di Jimin e la strinsi, ma lui me la lasciò portandola lentamente sotto la leggera canottiera nera che indossavo, senza reggiseno, mi prese un seno e lo strinse tirando il capezzolo, misi la mano sopra la sua e la strinsi, la sua lingua si mosse velocemente, molto velocemente sul mio clitoride, non riuscivo più a trattenermi, infilò due dita dentro di me muovendole molto velocemente dentro e fuori divrignando i denti, come se non fosse abbastanza, arrivai come non mai fra le sue dita.

BTS - ONE SHOT! Where stories live. Discover now