> Capitolo QUATTRO.

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Mi trascina dietro il pub, in una via molto stretta e buia, non c'é nessuno, solo il buio più totale. I brividi continuano a percorrermi il corpo, non so esattamente se sono dovuti al freddo o alle luride mani di questo ragazzo di cui non vedo nemmeno il viso.

"Lasciami andare!'' Urlo e la mia voce rimbomba nella piccola via.

"Calmati, non ti farò del male, semplicemente piacerà anche a te''

''Lasciami fottutamente andare" alzo la voce,scandendo bene ogni parola.

''Mh, decisa, eh?''

Mi innervosisce il fatto di non riuscire a vederlo in faccia, posso soltanto sentirlo, sentire il calore del suo corpo, le braccia cingermi la vita, le mani a contatto con la mia pelle. Posso sentire il suo sguardo attraversarmi, le labbra umide e leggermente screpolate sul mio collo, i denti a morderne la pelle. Cerco di respingerlo diverse volte ma tutti i tentativi sono vani. Senza esitare oltre, tenta di sbottonare i miei pantaloni.

"Scollati!'' Dico alzando un ginocchio e colpendolo esattamente fra le gambe.

''Oh cazzo!'' Dice a stento e lo sento imprecare sotto voce, mi scappa una risata.

"Ci si vede'' Dico recuperando la borsa che era caduta a terra e inizio ad allontanarmi. Devo ammettere di essere spietata con le persone, ma non lo faccio di proposito, ho semplicemente paura di affezionarmi troppo a qualcuno. Tutte le volte che l'ho fatto, é finita male. Quattro anni fa persi mio fratello, ero legatissima a lui. Mi ha sempre protetto da tutto e tutti, lo amavo troppo poi però un qualcuno l'ha investito e non è riuscito a sopravvivere a quell'incidente. Fu così che passarono i due anni più tristi della mia vita, non avevo voglia di far nulla, combattevo la sua mancanza ma la voragine che avevo nel petto non faceva che allargarsi. Mia madre, vedendomi così depressa pensò di farmi frequentare un corso di lingue con altri ragazzi, pensava che mi sarei fatta dei nuovi amici o qualcosa di simile, niente del genere. Un giorno fui obbligata a sedermi accanto ad un ragazzo,Ian. Devo ammettere che mi piacque subito esteticamente, iniziai a conoscerlo meglio,era davvero simpatico e dolce, dato che ero molto diversa da adesso lo definii come il 'ragazzo perfetto'. Iniziammo a frequentarci e me ne innamorai totalmente. Un giorno mi invitò ad uscire, lo faceva spesso quindi non mi turbò più di tanto, ricordo perfettamente tutte le cose che mi disse, diceva di essere innamorato di me, che ero perfetta, che mi aveva desiderata a lungo e che era geloso di qualunque ragazzo mi mettese gli occhi addosso. Dopo quella sera fra di noi ci fu solo imbarazzo, così mi chiese di essere la sua ragazza ed io, accettai. La nostra relazione durò circa undici mesi, andava tutto molto bene fra noi fino a qualche giorno prima del mio diciottesimo compleanno. Quell'anno fu il più bello dopo la morte di mio fratello, mangiavo e dormivo regolarmente, non piangevo più tutte le sere prima di dormire e se mi capitava,lui era sempre pronto a sostenermi. Ero proprio fottutamente presa da lui e da tutte le promesse che mi fece. Fu credo tre giorni prima del mio diciottesimo compleanno che mi fece il regalo peggiore, tradendomi con un'altra ragazza. Lì persi anche lui, cercai di riaverlo con tutte le mie forze ma non ci riuscii, passò anche lui, come tutto, e nel giro di un anno sono diventata la stronza del secolo, piena di piercing e tatuaggi, la solita ragazza non affidabile che piace ai ragazzi solo per una notte. Lui mi aveva promesso molte cose, ovviamente tutte sfumate in un attimo. Se fossi arrivata un'ora dopo a casa sua e non lo avessi visto con quella ragazza sarei davvero con lui, come una ragazza normale, felice. Ora come ora,non posso far a meno di sentire la nostalgia dei giorni in cui ero serena e la mancanza di mio fratello. Mia madre ha ragione, chiudermi così non mi serve, arriverò solo a rimanere totalmente sola,poco mi importa. Mio fratello mi diceva sempre di sorridere "Sei più bella quando sorridi, sorellina", me lo ripeteva spesso quand'ero triste, ricordo che prima di che mi lasciasse per sempre gli promisi che avrei sorriso in qualunque caso, come mi avrebbe voluto lui, ma non sto mantenendo la promessa fatta. Ora sono così, stronza, non mi importa cosa pensano gli altri di me, mi scivola tutto addosso.

Quando entro in casa la temperatura é più calda di quella dell'ambiente esterni e ne sono davvero contenta. Finalmente, dopo la mia solita prassi prima di andare a dormire, sono sotto le coperte, mi ritrovo a guardarmi intorno e a pensare a tutto quello che mi é successo. Sento gli occhi farsi sempre più pesanti, li chiudo aspettando di addormentarmi.

[***]

La sveglia suona, interrompendo il mio sonno beato e mi rendo conto di essere più stanca di ieri sera.
Non so bene per quale motivo ma in questi giorni sono stanchissima, nonostante tutto il trasloco non è stato poi così traumatico o faticoso per me, forse dovrei soltanto riposare la notte anziché dormire per pomeriggi interi e rimanere sveglia fino alle quattro del mattino.

"Alexa! Aspettami!'' Mi urla Niall, lui é sempre così felice ed energico, io sempre incazzata e stanca.

"Che lezione hai?'' Chiedo, sperando di avere almeno un'ora con lui.

''Tre ore di lettere'' piagnucola come un bambino.

''Siamo insieme''

''Beh, meglio'' sorride.

Penso che questo sia l'orario più schifoso del secolo. Al solito andiamo a sederci all'ultimo banco, inziamo a parlare della prima cosa che ci passa per la testa, Niall é davvero di buona compagnia. La campanella suona la terza volta, il ché significa che devo andare a ginnastica, due ore di ginnastica. É un incubo, davvero. La palestra é enorme, il pavimento é lucido, ci sono due canestri. Oh,cazzo,no. Come al solito qui non conosco proprio nessuno, ma che bello essere asociale! Un tizio che si fa chiamare professore ci ordina di iniziare col fare riscaldamento, quindi correre come dei mongoloidi fin quando lui non decide di farci smettere. Sento qualcuno fischiare, convinta che sia il professore mi fermo, non era lui. Che idiota, il professore usa il fischietto.

"Bel culo'' mi dice un ragazzo castano toccandomi, appunto, il fondoschiena. Mi fa l'occhiolino, cazzo se é bello. Continua a correre e lo raggiungo.

"Prova a toccarmi di nuovo e ti castro''

''Calma bellezza, non é colpa mia se sei dannatamente sexy con quelli'' dice indicando i pantaloni attillati neri che indosso. Ripensandoci sono sicura di aver già sentito questa voce.

''Brutto bastardo! Tu sei quello di ieri sera! Non ti é bastata quella ginocchiata nelle palle per farti capire che non devi avvicinarti?'' Mi guarda meglio, poi si mette a ridere. Cosa c'é di così divertente?

''Come mi hai riconosciuto?''

''Intuito femminile'' dico e gli stampo una sberla in faccia.

''Cazzo cos'ho fatto?''

''Nessuno mi tocca senza il mio consenso''

''Tu stai male'' dice massaggiandosi la guancia ormai rossa.

''L'unico malato sei tu!''

Cavolo é dannatamente bello, indossa dei pantaloni e una canotta da basket, sono sicura che sotto si nasconde un fisico statuario, a giudicare dalle braccia tatuate credo proprio di sì. É moro, capelli lisci e occhi color nocciola, le labbra carnose e rosee. É alto, molto alto, molto più di me, in confronto a lui sono una sottospecie di nana.

"Ti dispiace dirmi come ti chiami?''

''Liam'' Liam? Quel Liam di cui mi ha parlato Diana?

''Liam Payne?'' Dico senza pensare.

''Sei una stalker o cosa? Come mi conosci?''

''Sono nuova, mi hanno parlato di te''

La campanella suona di nuovo, stavolta é l'ultima per fortuna.

''Ci si vede,tigre'' dice e mi rivolge un sorriso che non tanto mi piace.

''Non chiamarmi così! Io mi chiamo Alexa! A-le-xa!''

''Ok, tigre''

''Ooh! Fanculo!''

Note autrice:
Altro capitolo, bene spero vi piacca anche se é abbastanza penoso.
Lasciate qualche commento e qualche voto se vi và, baci. :)

Blackmail.Where stories live. Discover now