Capitolo 91

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Dopo aver seguito Roy ed Alexis nell'ascensore, Janus, si separò da loro per andare al terzo piano e prendere gli oggetti da nascondere. Aprì la porta, accese la luce che irradiò tutta la stanza e poi prese lo scatolo messo sopra il tavolo. Uscito della stanza, ridiscese nell'arena e percorse le scale che lo avrebbero portato di fronte l'ingresso della foresta. Quando si trovò davanti ad esso, poggiò lo scatolone per terra e tiro fuori l'oggetto. Ne tirò fuori una sfera parzialmente nera, al suo centro, vi era una seconda circonferenza, di colore grigio, avente dei piccoli fori per far fuoriuscire il suono. La pose sul palmo della sua mano e l'accese. La piccola cassa inizio a vibrare, creando un suono impercettibile per l'orecchio umano, ma facilmente individuabile per un licantropo capace di controllare alla perfezione il suo udito. Janus rimase per un paio di minuti a studiare la cassa, non era stato lui a comprarle, ma Roy. Le aveva ordinate su un negozio online, il postino le aveva lasciate davanti l'ingresso della scuola qualche giorno prima. Era stata la segretaria a lasciarle nella stanza al terzo piano. Quando furono passati cinque minuti, la cassa emise un fischio che stordì per qualche secondo Janus, era un fischio molto forte percepibile da chiunque nel raggio di duecento metri. Non capendone molto bene il funzionamento, Janus, decise di fare una telefonata a Roy. Il telefono squillò tre volte, poi rispose.

«Comandante» disse Janus.

«Ti ho già detto che non devi chiamarmi così. Ma dimmi in fretta, sto ultimando gli accordi con il capo dei Druna.»

«Hanno accettato?» chiese Janus con la voce piena di speranza.

«Si. Quando ci siamo separati, il capo dei Druna ha chiamato il mio cellulare dicendo che si trovava in città. Accettano la nostra richiesta d'aiuto, ma stiamo stringendo un ulteriore accordo.» rispose Roy.

«Siamo nelle tue mani. Ma ora dimmi, come funzionano esattamente queste casse che hai comprato?» Janus ruotò l'oggetto tra le mani memorizzandone ogni particolare.

«Prima di tutto controlla se ci sono tutte.»

Janus diede una breve occhiata e, velocemente, le contò. All'interno dello scatolo c'erano cento casse.

«Sono solo cento, ma deve esserci un errore. Non sono abbastanza per i nostri studenti.»

«Nessun errore. Sarebbe stato inutile comprare trecento casse dato che abbiamo creato le prove per selezionare solo i licantropi più capaci. I migliori dovranno essere in grado di comandare ogni branco e, per farlo, ci vuole la piena sicurezza delle proprie abilità e in sé stessi. I cento che riusciranno a recuperare le casse passeranno alla seconda prova. Gli altri aspetteranno di essere allenati dal capo di ogni branco» disse Roy con tono quasi autoritario.

«Ho capito, sono d'accordo con te. Ma ora dimmi come funzionano.»

«Da qualche parte dovrebbe esserci il pulsante d'accensione, premilo.»

«Fatto» rispose Janus.

«Ora la cassa emetterà una vibrazione e dopo cinque minuti emetterà un fischio che servirà da aiuto in caso di difficoltà. Ma è possibile regolarlo, affianco al pulsante d'accensione c'è una piccola rotella con dei numeri, gira la rotella fino a quando non sei sul numero dieci. In questo modo, la cassa, suonerà per dieci secondi ogni dieci minuti.»

Janus seguì alla lettera tutte le istruzioni che Roy dava al telefono.

«Per finire, ricorda di nasconderle tutte in luoghi diversi, ma sta attento a non allontanarti troppo dalla scuola.» Roy tastò la tasca sinistra del pantalone e, trovando il telecomando, si ricordò della possibilità di accenderle le cassa a distanza.

«Ma se le accendo non appena le nascondo, gli studenti potrebbero trovarle prima dell'inizio della prova.» disse Janus grattandosi il capo.

«Ho un telecomando che le accende a distanza, non preoccuparti. Segui le mie istruzioni e andrà tutto per il meglio. Confido in te, nascondile bene. Ora devo lasciarti, a dopo.»

La chiamata terminò e Janus si inoltro nella foresta. Mentre era intento a proseguire il suo lavoro, il suo cellulare vibrò, era un messaggio da Roy. Sfortunatamente per lui, Roy aveva deciso di evitare di spaventare gli studenti con un travestimento. Nel messaggio non c'era scritto il motivo della decisione, ma Janus evitò di porsi domande e continuò a lavorare. Impiegò circa tre ore per nascondere tutte le casse: alcune le aveva sotterrate vicino agli alberi, altre le aveva inserite tra i fori di legno fatti dagli animali e altre le aveva legate sui rami più alti. Le ultime, quelle più difficili, si trovavano sotterrate vicino a un piccolo ruscello che cadeva dalle montagne. 

Lo scorrere dell'acqua avrebbe camuffato la vibrazione alla perfezione, ma non avrebbe reso impossibile individuare il fischio che la cassa avrebbe emesso ogni dieci minuti. Quando terminò il suo lavoro, recuperò lo scatolone lasciato davanti il cancello e tornò nella sua stanza.

 Intanto, nell'arena

«Kiran, non sarebbe meglio riposare per la prova di stasera?» Emily era abbastanza preoccupata, Kiran continuava ad allenarsi senza sosta. Nonostante fosse sfinito, continuava a sollevare i manubri che Janus aveva portato qualche giorno prima.

«Non...ti...preoccupare. Sono...in...grado...di continuare» Kiran inspirò profondamente alzando i pesi ed espirò mentre li abbassava.

«Ma sei ancora in forma umana, almeno aiutati usando le tue abilità» continuo Emily.

«Posso farcela...anche...così.» Le vene delle braccia erano tutte gonfie, i muscoli tesi e il viso tirato per lo sforzo. La fronte era tutta imperlata di sudore. Il ragazzo continuò ad allenarsi senza sosta per tutto il tempo rimanente, fino a quando, un'ora prima della prova, cadde sfinito. Emily corse in aiuto del ragazzo, Kiran giaceva per terra, gli occhi fissi sul soffitto e il viso coperto di polvere e sudore.

«Forse ho esagerato» disse Kiran mentre sorrideva. Sentiva dolori per tutto il corpo, ma non disse nulla. Non voleva che Emily si preoccupasse ulteriormente.

«Sei proprio uno stupido» concluse Emily mentre poggiava il viso sul petto del ragazzo. Al solo tocco del petto, Kiran emise una smorfia di dolore che fu subito intercettata dalla ragazza. Emily prese dolcemente la mano del ragazzo e la strinse alla sua.

«Una volta, mio padre mi disse che due licantropi, legati da un sentimento molto forte, sono capaci di assorbire l'uno il dolore o la sofferenza dell'altro.»

«Non voglio che tu lo faccia, se solo volessi, potrei saltellare a destra e sinistra» Kiran rise.

«Ne sono convinta. Ma credo che resterai sul pavimento per un bel po'» Emily chinò il suo viso su quello del ragazzo e lo baciò. All'improvviso, tutto il dolore che Kiran provava svanì. Mentre i due si baciavano, Kiran avverti che la ragazza aveva fatto qualcosa, notò che le sue labbra si serrarono per un attimo a causa dello sforzo. Immediatamente si staccò da lei.

«Va tutto bene?» domandò il ragazzo preoccupato.

«Sì.»

Kiran si alzò, prese Emily in braccio, e la portò nella sua stanza. I due rimasero un po' con gli occhi chiusi, a riposare, fino a quando Janus bussò alla loro porta.

Cronache Di Un Lupo - L'inizioWhere stories live. Discover now