Capitolo 84

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La mattina del secondo giorno d'accademia ci alzammo che erano le sette in punto, facemmo colazione a base di brioche alla marmellata di albicocche e succo d'arancia, ci vestimmo e poi raggiungemmo la Revive. Avevamo promesso a J di incontrarlo prima dell'inizio delle lezioni, così, una volta arrivati, raggiungemmo il cortile. J ne se stava sdraiato all'ombra di un albero che lasciava passare piccole foglie di luce. 

«Ciao Bro» dissi buttandomi su di lui.

«Ehi bro, non mostriamo a Lena il nostro amore segreto» rispose J stringendomi forte.

«Tranquilli ragazzi, io non ho visto nulla» Lena ci guardò e abbozzò una risata.

«Che te ne pare della scuola?» chiesi dandogli una pacca sulla schiena.

«Non è niente male. Il posto mi piace, la mensa è ottima, i professori sembra spieghino molto bene e il cortile viene curato divinamente. Però, iniziò a sentire la mancanza di Lisa. Sono giorni che non la vedo, vorrei fosse qui con me.» Percepivo la malinconia nelle sue parole, io non ero mai stato lontano da Lena per più di un giorno, non potevo capire come si sentisse. Ma immaginavo facesse male, soprattutto dopo che avevano superato l'ostacolo lavorativo dei genitori di Lisa.

«Mi dispiace Bro, vorrei poter fare qualcosa per te.»

«Perché non chiedi a Lisa di raggiungerti? Potreste dormire da noi. Abbiamo sempre una stanza in più» disse Lena.

«Ne ho già parlato ieri con lei, ma non credo che i genitori le darebbero il permesso di dormire fuori casa» rispose John rotolando verso il lato più ombrato.

«Ehi amico, ti prometto che troverò un modo per aiutarti. Va bene?» dissi tentando di tirarlo su di morale.

«Va bene bro. Grazie anche a te Lena» disse J guardandola.

«Non preoccuparti John, cercheremo di risolvere questa situazione» Lena si chinò e lo strinse in un abbraccio.

Ci sdraiammo accanto a John e rimanemmo fino a quando la sirena non indicò l'inizio della giornata accademica: quel giorno avremmo dovuto affrontare tre ore di ITC e una di analisi. Le ore di ITC trascorsero rapidamente lasciandosi alle spalle quelle di analisi: il professore spiegava da meno di venti minuti ed io già non c'è la facevo più, così decisi di evadere dall'aula. Gentilmente, chiesi di uscire dall'aula ottenendo il consenso del professore e, probabilmente, l'invidia di tutti gli studenti. Uscito da quell'inferno mi misi a girovagare per la struttura, salii al terzo piano e, mentre girovagavo, notai un enorme mappa della città appesa ad un muro. Oltre la mappa c'erano disegni, poesie e cartelloni di vario tipo. Ma non mi interessavano, preferivo spulciare la mappa della città: poggiai il mio sguardo su di essa e iniziai a studiarla. D'un tratto sentii una porta aprirsi alle mie spalle, mi girai e notai che il preside era appena uscito a farsi un giro nel corridoio. "Chissà se si ricorda di me" pensai.

«Ehi, ma tu non sei il ragazzo della porta?» domandò il preside.

«Ehm, sì, sono io» dissi passandomi una mano tra i capelli.

Il preside si rivolse a me con sguardo severo «Non dovresti essere a lezione a quest'ora?»

«Veramente io...» stavo per cadere nel panico, che motivo avevo per essere fuori dall'aula?

«Ehi amico, rilassati. Credi che non abbia mai saltato qualche ora di lezione?» disse Roy ridendo.

Sentii tutta la tensione sciogliersi, l'avevo scampata.

«Non vado molto d'accordo con i numeri» dissi fissando la mappa.

«Già, nemmeno io» continuò Roy. «Posso chiederti perché fissi la mappa della città?»

«Sono arrivato da qualche settimana, così stavo dando un'occhiata alla cartina per orientarmi.»

«Da dove vieni?»

«Oaktown.»

«Ah, la conosco. Un tempo ci viveva un mio amico. Un paese tranquillo, vero?»

«Fin troppo» dissi sorridendo.

«Comunque, io sono Roy» disse il preside porgendo la mano.

«Sapevo già il vostro nome, ho seguito la presentazione dell'anno scolastico insieme a gli altri studenti» dissi cercando di essere educato.

«Già...» Roy rise imbarazzato e si passò una mano dietro la testa «Che sbadato, lo avevo dimenticato.»

«Io sono Raccon, molto piacere» afferrai la sua mano e i miei occhi si illuminarono all'improvviso. Stavolta il contatto fu più lungo e riuscii a ricordare quella sensazione. L'avevo provata già in un altro momento, era già successo con Lena. Questo significava che anche lui era un Alfa. Staccai la mia mano dalla sua.

«Tranquillo, capita spesso ai giovani beta. Ma non preoccuparti, imparerai a controllarlo» disse il preside.

«Cosa dovrei controllare esattamente?» chiesi incuriosito.

«È il nostro istinto, ci dice quando siamo a contatto con un altro licantropo. Non è necessario far brillare gli occhi, basta seguire il proprio naso. Ci riuscirai col tempo.»

«Lo spero» dissi tentando di controllare i miei poteri.

«Dunque, hai detto che sei di Oaktown, giusto?» disse Roy guardando la mappa appesa al muro.

«Affermativo.»

«Lo sai che, invece di percorrere l'autostrada, potresti tagliare dalla foresta? Dimezza l'intero percorso.» Roy passò un dito sulla mappa mostrandomi il percorso da seguire.

«Questo significa che, una volta percorsa la foresta, mi ritroverei nella riserva naturale del paese» dissi sorpreso.

«Se Oaktown la possiede, sì. Altrimenti sbucheresti direttamente in mezzo al paese. Questo è il percorso più corto.» Roy tracciò una linea retta con il dito della sua mano.

Avevo risolto il problema di J. Anche se non possedeva la mia velocità, poteva comunque raggiungere Lisa in poco tempo. Avevo voglia di correre in classe per dare la notizia, ma all'improvviso sentii un boato provenire da un'aula infondo: Roy mi fece cenno di corrergli dietro. Attraversammo tutto il terzo piano e scendemmo le scale per raggiungere quella che scoprii essere la mia aula. Roy aprì la porta ed io mi precipitai immediatamente da John e Lena per vedere se stessero bene. Al centro della stanza, nello spazio che separava la lavagna dai banchi rialzati, vi era un cervo con la testa mozzata: il sangue grondava dal collo macchiando tutto il pavimento circostante. Roy si avvicinò e afferrò l'animale. Dal suo sguardo capii immediatamente che ci aspettavano cattive notizie. Mentre il preside si caricava il grosso cervo sulle spalle, una figura entrò dalla finestra veloce come il vento. Era un uomo. Si bloccò davanti a Roy e pronunciò queste esatte parole "È guerra". La figura fuoriuscì dalla finestra e scomparve. Immediatamente, Roy fece evacuare l'intera aula e ordinò a tutti gli studenti di spostarsi nel cortile. Poi lasciò cadere il cervo per terra e sparì. Io, Lena e J facemmo come ci era stato ordinato. 

Cronache Di Un Lupo - L'inizioWhere stories live. Discover now