Capitolo 4

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Finalmente, la campanella annunciò la fine delle lezioni, salutai John e Lena e corsi a casa. Iniziai a preparami per il compleanno alle otto di sera, feci una lunga doccia e indossai uno smoking nero che mi aveva consigliato J: volevo fare colpo e dovevo riuscirci a tutti i costi. Sceso in soggiorno trovai i miei genitori seduti sul divano a guardare la televisione: mia madre mi fece i complimenti per l'eleganza, mio padre mi fece l'occhiolino e mi diede una bella pacca sulla spalla.

«Mamma, vado alla festa di Lena. Domani non c'è scuola, farò tardi. Buonanotte» dissi salutandoli.

«Va bene tesoro, fa attenzione» rispose mamma preoccupandosi come al solito.

Non c'è niente da fare, anche a diciotto anni mia mamma doveva dirmi di stare attento. "Classico delle mamme" pensai ridendo.

John passò a prendermi con la macchina e insieme andammo da Lena. Arrivati davanti la sua porta di casa, prendemmo i nostri regali e suonammo al campanello.

«Ehi amico, tutto ok?» chiese John.

«Mi sento un po' agitato, sento un caldo infernale.»

John poggiò la mano sulla mia spalla «Tranquillo, è l'emozione.»

Non mi sentivo molto bene, ero in stato d'ansia e preoccupazione sin da quando ero salito in macchina. Mi sentivo strano, ma mi fidai delle parole di John e non ci feci caso. Finalmente, dopo circa due minuti, la porta si aprì e lei apparve. Lena era vestita con un abito blu che la copriva fin poco sotto il ginocchio. Era leggermente scollato e aveva un breve spacco sulla gamba sinistra. I capelli erano sciolti e le arrivavano fin sotto le spalle. Per il trucco, aveva pensato bene di mettere un rossetto di colore rosso che le facesse risaltare le labbra. Rimasi totalmente incantato, era bellissima. Stetti a fissarla negli occhi fino a quando non sorrise e ci invitò ad entrare. John si affrettò a varcare la soglia d'ingresso, pronto a lanciarsi in giardino e a ballare con la cinquantina d'invitati: un misto tra compagni di classe e amici di altre scuole. Io restai invece fermo davanti la porta, davanti a lei, con il regalo in mano. Mi sentivo come uno spaventapasseri infilzato nel suo bel paletto di legno.

«Ciao Lena...» dissi un po' in imbarazzo.

«Ciao Raccon» lei sorrise.

«Tanti auguri» le diedi un bacio sulla guancia e poi entrammo in casa.

La casa di Lena era costruita su due piani, molto spaziosa. Al primo livello si trovavano cucina, soggiorno, bagno e giardino; mentre sul secondo livello c'erano il secondo bagno, il terrazzo, cinque camere da letto (tra cui una di Lena e due per gli ospiti) e infine la camera dei suoi genitori, attualmente fuori per lavoro.

Entrato nella residenza, fui accolto dal volume alto della musica. Era stato sistemato un buffet di tre tavoli colmi di cibo e bevande, con in soggiorno lo stereo che sparava musica elettronica. Personalmente, io, Lena e J la detestavamo, ma era una festa e l'unica cosa da fare era divertirsi. Usciti in giardino, si poteva vedere un grosso spiazzo d'erba tosato appositamente per creare una pista da ballo. Entrai con Lena e le porsi il mio regalo; mi ringraziò e lo andò ad aggiungere agli altri. Raggiunsi John che era vicino al tavolo a ingozzarsi di cibo.

«Ehi mangione, ci dai dentro eh?» sorrisi guardandomi in giro con fare ansioso.

«Amico, è tutto gratis, piuttosto, come va con Lena?» rispose lui con una ciambella che gli usciva dalla bocca.

«Male, le ho dato il regalo e non sono nemmeno riuscito a spiccicare una parola. Ho il cervello immerso in un brodo d'ormoni.» Presi un grosso bicchiere di vino e lo bevvi tutto d'un fiato.

«Ehi amico, tranquillo, ce la farai. Io credo in te. Piuttosto, invitala a ballare prima che lo faccia quello strafigo di Mark. Anzi, lo ha già fatto.»

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDonde viven las historias. Descúbrelo ahora