Capitolo 1

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Era una fredda notte invernale, ed io ero nel mio letto a dormire dolcemente. Ricordo che quella notte sognai, ma non fu un sogno piacevole, lo ricordo ancora. Mi ritrovai in una foresta, intorno a me c'erano solo alberi e foglie sparse. Il silenzio dominava la notte così come la luna piena dominava il cielo: le stelle brillavano e non c'era nemmeno una nuvola. Ad un tratto, un ululato squarciò il silenzio nella foresta, ed io mi ritrovai a correre per non farmi prendere dall'enorme bestia che mi stava inseguendo. I suoi occhi rossi furono l'unica cosa che riuscii a distinguere al buio. Correvo all'impazzata, sapevo che non sarebbe finita bene, se mi avesse preso. Sfortunatamente, mentre correvo, un piede si incastrò in una radice che fuoriusciva dal terreno e caddi di faccia per terra. Provai a rialzarmi, ma non ci riuscivo, intanto la creatura si avvicinava sempre di più: sembrava superare i due metri d'altezza. Ero spacciato, in lontananza sentivo una voce pronunciare il mio nome.

«Raccon svegliati, Raccon alzati.»

Tutto intorno a me scomparve e riaprii gli occhi. Ero tutto sudato, davanti a me c'era mia sorella che continuava a scuotermi.

«Alison basta scuotermi, sono le quattro del mattino. Cosa ci fai in piedi?»

«Hai iniziato a gridare nel sonno e mi sono preoccupata, così ho provato a svegliarti. Hai fatto un brutto sogno?»

«Non preoccuparti Alison, torna a dormire. Tra poco abbiamo scuola.»

Le diedi un bacio sulla fronte e la mandai a letto. Non era la prima volta che avevo questo tipo di incubo. Le ambientazioni erano diverse, ma avevano tutti in comune la bestia gigante che voleva prendermi a tutti i costi. Decisi comunque di non darci peso e tornai a dormire, dopotutto i sogni sono solo frutto della immaginazione. Un paio d'ore dopo la sveglia iniziò a suonare, mi trascinai fuori dal letto con la stessa velocità di un bradipo morto e andai in bagno. Dopo essermi lavato la faccia e i denti mi guardai allo specchio, notai che i miei occhi marroni, ancora mezzi chiusi per il sonno, non avevano intenzione di aprirsi nonostante l'uso dell'acqua fredda. I miei capelli avevano deciso di stare completamente per i fatti loro, avrei voluto piazzare una telecamera sul mio letto solo per vedere come facevo a scompigliarli in quel modo: non erano molto lunghi, ma erano lisci e di un castano molto scuro, quindi abbastanza facili da pettinare. Sistemati i capelli, scesi in cucina per fare colazione e, come ogni mattina, trovai la mia famiglia ad aspettarmi.

«Buongiorno dormiglione, finalmente ti sei alzato» I capelli neri le ricadevano dolcemente sulle spalle, mentre i suoi occhi castani mi scrutavano da cima a fondo.

«Buongiorno anche a te, mamma.»

Lei è mia madre, si chiama Aisha e ha trentanove anni. Nonostante la sua età, adora tenersi in forma: ogni mattina, alle cinque in punto, si alza e corre lungo le varie vie del paese. Credevo che mia madre fosse la donna più bella del mondo: così andai da lei e l'abbracciai.

«Buongiorno figliolo, fai colazione così accompagno te e tua sorella a scuola. E sbrigati, altrimenti faccio tardi a lavoro.»

«Papà mi sono appena alzato, dammi almeno quindici minuti e sono da te. Non essere sempre di corsa.»

«Lo so figliolo, ma meglio essere svelti. Chi dorme non piglia pesci.»

Questo, invece, è mio padre Tyler. Ha quarant'anni e va sempre di corsa: è un pilastro dell'economia moderna, per uno della sua età è una bella responsabilità tenersi al passo con i tempi ed essere sempre aggiornato. Mio padre è poco più alto di mamma, ha una folta capigliatura castana e due grandi occhi verdi. Si allena molto nel tempo libero ed è abbastanza muscoloso, infatti tutte le volte che ne ha l'occasione si diverte a umiliarmi a braccio di ferro. Mia sorella Alison, invece, ha sedici anni: lei ha i capelli ricci e biondi, presi dalla nonna materna, e gli occhi verdi. Adora la danza come tutte le ragazze della sua classe: ovviamente, è anche la più brava. Tengo davvero molto a lei, se qualcuno le facesse del male giuro che lo ucciderei senza pensarci due volte. Quello era un giorno come tutti gli altri, mi sarei vestito e sarei andato a scuola e ci sarei rimasto fino alle cinque del pomeriggio. Finita la colazione andai in camera e indossai un paio jeans blu aderenti e una felpa nera che aveva il logo della console PSV.

Cronache Di Un Lupo - L'inizioWhere stories live. Discover now