34. A voce bassa

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Venti coltellate, forse, avrebbero fatto meno male.

Inutile dire che Katsuki Bakugo aveva distrutto ogni parte di me.

Ed inutile anche dire che, in realtà, me lo aspettavo benissimo.

Sapevo che sarebbe andata a finire così, ogni parte di me lo sapeva, ed io ero preparato.

Ma non abbastanza.

Non si è mai abbastanza preparati a frantumarsi come ceramica antica sul pavimento.

Ma quella volta, devo dire, mi impegnai a non fare troppo rumore.

Ero stanco, semplicemente stanco. Esautorato. Spoglio.

La mia virilità aveva preso un treno ed era fuggita lontano da me, da tutto ciò che stavo diventando.

Ma che cos'altro potevo fare?

Briciole. Di me erano rimaste soltanto briciole e nessuno sarebbe intervenuto per ricompormi, quella volta. Avrei dovuto pensarci da solo, e così feci.

Serrai i pugni e andai avanti il più possibile, tappandomi gli occhi di fronte a quello che avrebbe potuto ferirmi ancora di più.

Bakugo Katsuki non era più affare mio.
Lo amavo, lo avrei sempre e profondamente amato, ma talvolta le cose non vanno come vorremmo, ed io in mezza giornata mi ritrovai a fare i conti con un bel pugno di illusioni e di niente in mano.

Dove cazzo sarebbe finito tutto l'amore che avevo speso nei confronti del Biondo?

Quella domanda mi dava il tormento.

Pensare a tutto quello che avevo perso, a quello che non sarei più stato, me lo dava, il dannatissimo tormento.

L'Amore cambia sempre tutte le carte in tavolo, ed io lo sapevo.

Nel mio caso però non erano cambiate le carte, bensì il gioco intero, e non conoscevo nessuna maledetta regola.

In ogni caso raccolsi i miei cocci dal pavimento e cercai di arrangiarmi con quello che era rimasto di me. Non ebbi altra scelta, d'altronde.

Ricordo bene il giorno in cui Aizawa mi diede la notizia dell'arrivo della richiesta di tirocinio da parte di Crimson Riot. Eravamo appena tornati dall'Italia e io avevo la testa piena di mille altre cose, talmente tanto che per me, quello, fu davvero un fulmine a ciel sereno.

Il Sensei mi convocò nel suo studio ed io mi sentii letteralmente lusingato e al settimo cielo.
Era il sogno della mia vita.
Tutto ciò che avevo sempre desiderato, sin da quando ero bambino.

Ovviamente declinai l'offerta.
Avevo capito quale fosse il mio posto e per nulla al mondo avrei rinunciato ai capelli biondi di Bakugo Katsuki, alle spalle dei miei amici, ed alla UA, divenuto per me più caro di qualsiasi altro luogo.

Dopo la scenata di Bakugo mi pentii amaramente della mia scelta, e rimasi dunque completamente pietrificato di fronte ai miei sogni che presero il volo e si allontanarono da me con velocità a dir poco spaventosa.

Non mi era rimasto più niente.
Avevo perso ogni cosa.

La settimana intera trascorse dunque così, ed io oscillavo tra la completa apatia e la sorda disperazione. Di giorno immobile, di notte in lacrime, senza nemmeno un attimo di tranquillità.

Volevo rimanere il più solo possibile, motivo per il quale evitai abilmente tutti i miei amici e mi concentrai sullo studio, l'unica cosa che riuscisse in qualche modo a tenere la mia mente occupata.

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaWhere stories live. Discover now