15. Kero?

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Quel dannatissimo sabato sera le comparse di merda riuscirono, senza l'aiuto di Kirishima, a trascinarmi nella sala comune per prendere parte alle loro inutili perdite di tempo.

Un torneo di Call Of Duty era all'ordine della serata, e l'idea di far saltare in aria la faccia, anche se soltanto virtualmente, a quegli idioti mi allettava non poco.

"Non accetto un no come risposta." aveva asserito il cazzo di Scotch ambulante nel tentativo di convincermi. Rifiutai comunque, ma lui perseverò.

"È evidente che hai paura di farti schiacciare da me e Denki."

Fu così che mi ritrovai nella sala mezz'ora prima dell'appuntamento, per allenarmi e riprendere la mano con quel giochino del cazzo.
Erano mesi che non lo utilizzavo, e, per la prima volta, senza Capelli di Merda con in mano l'altro joystick.

Sbuffai al pensiero.
Erano oramai un paio di settimane che quello stronzo faceva le ore piccole in tirocinio, mentre io mi fracassavo i coglioni dietro al corso di recupero, insieme al Bastardo Diviso a Metà.

Impiegai qualche giorno per cacciare via dalla mia mente il vago ricordo della notte che trascorse in camera mia. Da quel giorno, quel fottuto idiota, sembrò impegnarsi il più possibile nel mantenere le distanze da me, ed io ne fui sollevato.

Una rottura di palle in meno.

Smettila di mentire a te stesso.

Misi a tacere le voci nella mia testa, stravaccandomi sul divano e accendendo la Play Station, deciso a trascorrere mezz'ora ad allenarmi, prima di far rimangiare a Sero la sua cazzo di frase.

Fu soltanto in quel momento che mi accorsi però di non essere completamente solo.
Dalla cucina, a pochi passi dalla sala, provennero delle voci, che io riuscii a distinguere al primo colpo: Pikachu e Orecchie di Buddha.

"Che ci fai qui, Denki?"

"Oh, ciao.."
Il tono del biondo suonò appesantito da una certa malinconia.

"Niente, cercavo qualche biscotto da sgranocchiare. Tu invece? L'appuntamento è tra poco, sei in anticipo." continuò. Seguì il rumore di uno scaffale sbattuto. Cosa cazzo ci voleva a chiudere gli sportelli con delicatezza?

Decisi che la conversazione non era più affare mio, perciò mi alzai, un po' controvoglia, pronto a spegnere la console e a tornare nella mia stanza per evitare di sentire lo smielato discorso che, me lo sentivo, sarebbe arrivato di lì a poco.

"In realtà cercavo Kirishima."

Mi risedetti con naturalezza. La mia camera avrebbe potuto aspettare. D'altra parte, erano loro ad essersi intromessi nella mia partita, non io nella loro conversazione.

"È ancora con Fat Gum. In teoria avrebbe il weekend libero, ma avevano bisogno di lui. Vuoi un biscotto?"

Chissà cosa starà facendo.

"Mi ha chiesto di fotocopiargli alcuni appunti, per questo lo cercavo."

"Non mi devi spiegazioni, Kyoka."

Dalle labbra mi uscì un ghigno.
Quei due squilibrati non avevano ancora chiarito dalla faccenda di Toga.

Mi alzai per la seconda volta dal divano, pronto a tornare in stanza e smetterla definitivamente di origliare conversazioni di cui non m'interessava proprio niente.

"Sono un po' preoccupata per Kirishima, in realtà."

Serata squat, signori e signori.
Prima in piedi, poi seduto, poi in piedi, poi di nuovo seduto.
Le mie chiappe furono di nuovo sul divano in tempo record.

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaWhere stories live. Discover now