17. È un'idea semplice

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Quella notte mi addormentai con in testa la stupidissima domanda di Capelli di Merda.

Katsuki, che cos'è per te la felicità?

Rimuginai sulle sue parole a lungo, seppur involontariamente.
Quelle, dal canto loro, continuarono indisturbate a rimbombare nel mio subconscio, fino addirittura alla mattina seguente.
Passai una schifosissima notte di merda.

Cercai in tutti i modi di allontanare il pensiero dalla mia testa, ma tutte le energie erano focalizzate sul solo ed unico tentativo di trovare una risposta plausibile a quell'inutile chiodo impiantato nel mio cervello dalla stupidità di Kirishima.

È complicato.

Cos'era la felicità?
L'avevo mai davvero provata?

È dannatamente complicato.

Io volevo soltanto diventare l'eroe numero uno al mondo, più forte persino di All Might. Soltanto allora sarei stato veramente felice.

Perciò adesso non lo sei?

Quel dubbio continuò ad attanagliarmi la coscienza.

I miei pensieri oscillavano seguendo il ritmo della sveglia regalatami da Kirishima.

Tic
Toc

Felice
Infelice

Balzavo da un'idea all'altra, convincendomi prima di essere soddisfatto, e smentendomi l'esatto attimo dopo.

Tic
Felice

Com'era possibile che Bakugo, il Re delle Esplosioni Mortali, non conoscesse la felicità?

Toc
Infelice

"Dannazione!" sbraitai al limite della pazienza, scaraventando un cuscino contro il muro comunicante con la stanza del maledetto tarlo rosso cremisi.

È troppo complicato.

Decisi così di alzarmi. Tentare di riprendere sonno sarebbe stato completamente inutile.
Erano soltanto le 6:00, ed il mio allenamento mattutino sarebbe dunque stato anticipato.

Aprii la porta della stanza per recarmi in bagno, e durante il tragitto, completamente soprappensiero, urtai contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

L'impatto fu doloroso. Ebbi quasi l'impressione di essermi schiantato contro un masso.
Tentai di tenere a freno l'immediato impulso d'ira funesta che mi scottò il cervello.

"Diamine, Katsuki! Che ti è preso?"

Era Capelli di Merda.
Il rosso stava in piedi di fronte a me, con il nuovo colore in bella mostra, il costume da hero già indosso, ed un'espressione a metà tra il preoccupato e lo sconcertato disegnata su quella cazzo di faccia da schiaffi.

Non mi ero mai accorto di quanto quell'ammasso di muscoli fosse duro.

Per un momento rimasi a bocca asciutta.
"Non ti ho visto, diamine."

Quello mostrò immediatamente il suo solito, irritante, appuntito sorriso.
"Cazzo, bro, ce ne vuole per non vedermi!"

Ebbi l'impulso fulmineo di sorridere, ma tentai di resistere alla tentazione. La sera prima avevo già dato abbastanza spettacolo nella stanza di quel decerebrato.

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt