24. A domani!

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Un passatempo, Eijiro.

Quella frase mi risuonò in testa per tutta la notte.
Quasi mi venne da ridere lì sul momento, io stesso mi stupii della mia reazione.
Io sapevo, sapevo benissimo, che avrebbe risposto in maniera simile. Lo seppi sin dal primo istante, quando decisi di sancire l'inizio di quel bacio.

Oramai avevo capito tutto, e non c'era bisogno di ulteriori spiegazioni.

Katsuki viveva su un pianeta diverso dal mio, completamente inaccessibile. Lo avevo accettato da tempo.
Molto probabilmente si era soltanto fatto coinvolgere dal momento, la birra, e le stelle, e a me andò davvero bene così.

Non avevo mai pensato di poter avere davvero Bakugo Katsuki, e non lo pensai nemmeno in quel momento, perciò non fu difficile, né doloroso, accettare quella risposta.

Io zero, lui mille. Il divario era impareggiabile, ed era evidente. Nessuno lo avrebbe mai colmato.
Eppure, nonostante lo sapessi, nonostante mi fossi aspettato ogni cosa, quel passatempo vomitato freddamente sopra quel prato, mi regalò una punta di fastidio.

Io non ero il giocattolo di nessuno. Nemmeno di Bakugo. Perciò decisi di controbattere con la stessa identica moneta, per rendere chiare le mie intenzioni e soprattutto la mia posizione.

Per me fu molto più di un passatempo. Ma lui non lo avrebbe saputo mai. Nessuno lo avrebbe saputo mai. Quel segreto sarebbe rimasto rinchiuso a tripla mandata nell'angolo più buio e recondito della mia mente. O almeno, così credevo.

In ogni caso, quel giorno fu comunque uno dei più belli della mia vita.
Iniziai lentamente a fare pace con il mio passato, e non solo. La cicatrice inflitta da quella testa di cazzo di mio padre sembrò essere in procinto di rimarginarsi. Tutto grazie a Katsuki.

Alla fine, non avrei mai potuto essere arrabbiato con lui.

Tutto quello che aveva fatto per me rese il dolore uno scoglio in un mare di acqua salata e salvifica.
Non mi avrebbe mai amato, ma era al mio fianco, e mi stava aiutando a capire che lo sarebbe stato per sempre.

Una vittoria a metà, tutto sommato.
Ma a me andava davvero bene così.

Quella notte ebbi il privilegio di godermi un altro po' di Bakugo Vaniglia, che decise spontaneamente di dormire nel mio letto, e che io non riuscii a fare a meno di stringere forte tra le mie braccia.

Qualcosa lo stava turbando.
Non osai chiedere, avrei aspettato che me ne avesse parlato di sua spontanea volontà.

A quei tempi non compresi che il motivo dei suoi turbamenti ero soltanto e semplicemente io.

Quando gli uccelli cantarono, quella mattina, aprii gli occhi, un'ora prima della sveglia. Decisamente insolito per me, ma non trascorsi troppo tempo ad indagare sul motivo.

Bakugo era ancora lì, stretto sul mio petto, a dormire come un bambino.
Avrei voluto rimanere su quel letto per sempre, per tutta la cazzo di giornata.
Avrei buttato all'aria ogni cosa per poterlo fare.
La UA, il tirocinio, Kai Chisaki, tutto, decisamente tutto.
Avremmo potuto restare semplicemente lì, e dimenticarci del resto, come di tanto in tanto provavamo a fare, pentendocene subito dopo.

Sorrisi ammirandolo, era davvero bello. I suoi lineamenti armoniosi parvero ai miei occhi come disegnati dal pennello di un Dio. Avrei voluto baciare ancora quelle labbra, proprio come la sera precedente, con la stessa intensità, fino a consumarle.

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaWhere stories live. Discover now