Fanfiction

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1.

Marinette si mordicchiava nervosamente le unghie mentre fissava catturata lo schermo del telefono. Aveva preso l'abitudine, da qualche giorno, di visitare un certo sito per passare il tempo in quei buchi in cui non sapeva mai cosa fare. In realtà, era proprio per riempire quei minuti che tutto era iniziato, ma, si sa, una tira l'altra, e nel giro di pochi giorni le era sfuggito il controllo della situazione.
Ed in quel momento era talmente concentrata, catturata da quello che stava leggendo, che non si accorse che la batteria del telefono era quasi scarica, o che i vicini avevano scelto proprio quel giorno per smantellare la casa e tosare l'erba nel giardino.
Non avvertì dei passi avvicinarsi, né una voce chiamare insistente il suo nome.

«Un altro colpo venne inferto al corpo dilaniato di Chat Noir, un altro gemito di dolore uscì dalle sue labbra.
"Chaton, chaton" lo chiamava disperata lei, coprendo con una mano guantata la ferita che gli squarciava il petto "ti prego, non lasciarmi."

Il suo sguardo si muoveva al ritmo delle parole che i suoi occhi e la sua mente divoravano. Una dopo l'altra dopo l'altra.

Gli occhi di Ladybug erano imperlati di lacrime, la voce una supplica, un flebile sussurro che fece più male a Chat Noir di qualunque altra ferita. Si costrinse a guardarla negli occhi, quegli splendidi occhi azzurri, e, con le ultime forze rimaste, mormorò nel tono più dolce che Ladybug avesse mai udito: "Ma io non ti lascerò mai, Milady."
Lei scosse la testa con forza, singulti le squassavano il petto. Si abbassò su di lui, fino a condividerne il respiro, e assaggiò con forza le sue labbra, come a dargli un po' della vita che era in lei, e farlo sopravvivere.»

Una mano le toccò la spalla. Marinette saltò in piedi sul divano, gli occhi umidi e il respiro corto.
"Ehi, ma che ti prende?"
Marinette sbatté le palpebre per liberare le ciglia dalle gocce salate che le imperlavano, il cuore a mille per lo spavento.
Adrien la guardò preoccupato, le guance rosse e gli occhi azzurri spalancati. Fece il giro del divano per andarle incontro, mentre Marinette si accasciava di nuovo sul cuscino dove era seduta poco prima. Poi, si passò una mano tra i capelli scuri sciolti e spense lo schermo del telefono, facendolo scivolare in una fessura tra i cuscini del grande divano bianco della camera di Adrien.
"T-tutto bene?" le chiese nuovamente lui, sedendole accanto.
Marinette fece per annuire, ma poi ripensò a quello che aveva appena letto, e all'improvviso sentì lacrime calde rigarle le guance. Lacrime dovute, forse, alla tensione accumulata durante la lettura, oppure alla consapevolezza che quello che aveva letto si sarebbe potuto avverare.
Adrien rimase immobile come una statua di ghiaccio, troppo sconvolto dalla visione di lei che piangeva per pensare a come reagire. Vedeva Marinette piangere silenziosamente, lo sguardo fisso su un punto che in realtà non stava osservando, e gocce salate scivolare giù per quelle guance rosate, ora un po' impallidite.
Soltanto quando Marinette non potè fare a meno di soffocare un singhiozzo, Adrien scattò sul posto e le si avvicinò senza alcuna considerazione per gli spazi personali di lei. La avvolse per le braccia e la spinse a sé, poi poggiò il mento sui suoi capelli al gelsomino e prese a massaggiarle piano le braccia per tutta la loro lunghezza.
Gli tremava un poco la voce quando provò più volte a chiederle cosa fosse successo nel giro dei dieci minuti in cui era andato a farsi una doccia dopo esser tornato da una lezione di scherma.
Ripassò a mente tutti i momenti che avevano trascorso insieme prima che lui andasse in bagno, ma non riuscì proprio a pensare che lei avesse potuto tenergli nascosta così bene una cosa tanto grave come quella aveva tutta l'aria di essere. Aveva forse ricevuto la notizia della morte della nonna? Oppure una mail in cui rifiutavano la sua domanda al concorso di moda di cui gli aveva parlato il giorno prima?
Adrien continuava a chiedere a Marinette cosa le fosse preso, ma lei si ostinava a scuotere la testa e stringersi più forte a lui. Nel frattempo si susseguivano nella sua mente scenari uno peggiore dell'altro, fino a che si rese conto che se avesse continuato per quella strada sarebbe diventato pazzo.
"Marinette" mormorò allora, la voce leggermente tremante "se continui a piangere senza dirmene il motivo giuro che divento pazzo."
Lei tirò su col naso, nascondendo i suoi occhi dallo sguardo inquisitore di lui. Cercò di respirare più a fondo, cullata dalla mano di Adrien che le accarezzava a cerchi la schiena. Era arrivata a quell'ultimo stadio del pianto in cui le ultime lacrime danno spazio ad occhi rossi e gonfi e a pesanti singhiozzi che impiegheranno ancora un po' di tempo prima di calmarsi. Poi rimase immobile, il viso premuto contro la maglietta di Adrien, ora totalmente impregnata da lacrime e moccio.
Lui sospirò, dopo qualche istante di silenzio. "T-ti va di raccontarmi cosa è successo?"
Aveva paura della risposta di lei. Se avesse scoperto di avere una malattia terminale?
Marinette scosse la testa.
"Milady" riprese Adrien, col tono più supplichevole che gli riuscì "lo sai che a me puoi dire tutto."
Lei si discostò un poco dal suo petto, ruotando leggermente la testa per respirare meglio. Abbassò lo sguardo.
Adrien le scostò i capelli appiccicati alla fronte, le posò una mano sulla guancia, e prese a cullarla per qualche minuto sussurrandole nell'orecchio parole dolci.
Marinette ora era più serena, il respiro tornato regolare, le guance rigate da due perfette strisce lucide.
"Milady?" la chiamò ancora lui.
"Mmh?"
"Perché non mi racconti cosa è successo?"
La sua voce era calma, dolce, invitante. Eppure Marinette scosse di nuovo la testa.
Adrien non riusciva a capire. "Ma... perché no?"
Lei alzò di poco la testa, senza però guardarlo negli occhi. "Perché... sicuro mi prenderesti in giro."
Lui si fece tutto serio e la costrinse a guardarlo negli occhi. "Non ti prenderei mai in giro, e tu lo sai. Mai."
Lei abbassò lo sguardo e tornò ad appoggiarsi al suo petto. "È perché ancora non sai di che si tratta."
Lui protestò vivacemente. "Non è vero."
Marinette non dette segni di risposta.
"Mari, per favore. Ti prometto che non riderò e non ti prenderò in giro. Ma, ti prego, dimmi cosa è successo."
La sua voce supplichevole si insinuò piano nella testa di Marinette, che stava iniziando a cedere. Adrien si trattenne dal sorridere, certo di essere quasi riuscito a convincerla.
"Parola di gatto?" chiese allora lei.
Lui annuì senza esitare."Parola di gatto" ripetè.
Marinette si girò più comoda contro di lui, poggiando la testa contro il suo collo. Inspirando il suo profumo, sussurrò: "Stavo leggendo una cosa."
Adrien batté le palpebre, cercando di capire se fosse lei a prendere in giro lui. 
"U-una cosa?"
Deglutì.
Lei annuì. "Una cosa" ripetè.
Lui stava diventando sempre più confuso. "C-che tipo di cosa?"
"Una cosa... su un sito."
Marinette sentì Adrien irrigidirsi contro di sé. "U-un sito di storie" aggiunse, facendo scivolare la mano destra intorno alla vita di lui.
Adrien sentiva il suo respiro caldo sul collo, il corpo morbido adagiato sul suo. Non sapeva come rispondere, quindi lasciò a Marinette spazio per andare avanti con quello che stava cercando di dire.
Marinette alzò leggermente lo sguardo quando vide che Adrien non dava cenni di risposta. "Mi dai un bacino, prima?" chiese allora, inaspettatamente. Adrien arrossì un poco, ma poi si chinò su di lei e le diede un bacio sulla guancia salata, piano. Colle labbra accarezzò la sua pelle, fino ad arrivare all'angolo della bocca, e la baciò di nuovo come sapeva che a lei piaceva da impazzire. Marinette allora portò le mani dietro al suo collo e attorcigliò le dita tra i suoi capelli, respirandone il profumo cercando di farsi coraggio ed andare avanti.
"Quando sei partito per Londra, il mese scorso," prese a dire, con un tono piuttosto serio che fece subito rizzare le orecchie ad Adrien "siccome mi mancavi tanto ho provato a fare una cosa che non avevo mai fatto."
U-una cosa che non aveva mai fatto? Ma cosa c'entrava col sito di storie?
"Avevo sentito parlare di, ehm... fanfiction scritte dai fan di Ladybug e Chat Noir sulla loro probabile storia d'amore. Non ne avevo mai lette prima, e mi incuriosivano molto, e..." sospirò "ho cominciato a leggerne qualcuna, anche di... piuttosto p-piccante, ecco."
Adrien sgranò gli occhi, tutto rosso in volto. Fortuna che Marinette non poteva vederlo, e che lui non potesse vedere lei. Si abbracciarono più stretti.
Marinette riprese: "So che può sembrare una cosa stupida, però mi aiutavano a sentirti più vicino. Poi ho trovato un'autrice che ti descriveva proprio... beh, benissimo" aggiunse con un sorrisetto.
"Benissimo?" sussurrò Adrien, una punta di malizia nella voce.
"Ma sì, benissimo."
"Che intendi per benissimo?"
Marinette sbatté le palpebre. "Che sembravi proprio tu."
Lui si scostò un poco dall'abbraccio. "Era bellissimo e affascinante come me?" chiese sornione.
Lei puntò gli occhi al cielo, finalmente un sorriso dipinto sulle labbra.
"Intendi vanitoso e sfrontato come te? Sì, proprio così."
Lui si finse offeso, abbassò la testa sul collo di lei e prese a solleticarlo in un gioco di labbra. Lei rise sotto il suo tocco, cercando di allontanarlo da sé con le mani, mentre Adrien prendeva sempre più possesso del suo collo. Le risa di Marinette riecheggiarono nella grande stanza, e Adrien si sentì finalmente calmo da quando l'aveva sorpresa a leggere fanfiction.
Dopo qualche minuto in cui lui si era arreso alle suppliche di Marinette di fermarsi, le chiese: "Non mi hai ancora detto il motivo per cui stavi piangendo, prima."
Lei evitò di incrociare il suo sguardo verde.
Un improvviso silenzio calò nella stanza.
Marinette sentì la mano di Adrien vagare a cerchi sulla sua schiena, e chiuse gli occhi concentrandosi su quel tocco rassicurante.
Respinse indietro le lacrime e abbozzò un sorriso. "Era solo una storia triste, tutto qui."
Lui la guardò incredulo, portando un po' la testa all'indietro, come per osservarla meglio. "Solo una storia triste?"
Lei annuì, con tutta la convinzione di cui fu capace.
Adrien non voleva forzarla, ma moriva anche dalla voglia di sapere cosa avesse smosso quella semplice storia in Marinette, perché dai suoi singhiozzi, prima, era chiaro che non fosse solo una semplice storia triste.
Si aggiustò meglio sul divano, rinforzando la presa sulla schiena di Marinette.
"P-posso leggerla?"
Marinette alzò subito lo sguardo su di lui. "No" rispose, e quell'unica sillaba le uscì in un tono più duro di quanto avesse previsto.
Adrien sospirò. Le portò una mano alla guancia e mormorò dolcemente: "Perché non vuoi parlarmene? È chiaro come il sole che questa semplice storia ti ha turbata. Forse parlandone insieme quello che hai letto non ti sembrerà più tanto grave."
Marinette scosse vivacemente la testa, lottando con tutta se stessa per non darla vinta alle lacrime. Sentiva già gli occhi pizzicarle, la vista sfocata.
Si aggrappò a lui, sperando che non dovesse di nuovo vederla piangere.
"Milady..."
"Ti prego, n-non mi va di parlarne" sentì pronunciare da quelle sue labbra perfette. "Non adesso."
Lui si costrinse ad accettare il suo silenzio, e a rispettare la sua decisione.
La strinse a sé, schioccandole un dolce bacio sulla punta dei capelli. "Ma certo. Quando vorrai, io ci sarò sempre."
Lei si fece scappare un singhiozzo liberatorio, mentre si lasciava coccolare dalle carezze e dalle parole confortanti di Adrien.
E allora pensò che, senza di lui, lei sarebbe stata persa. Che non poteva immaginare un mondo senza Adrien.
E non perché lui la completasse e tutte quelle sciocchezze simili.
Ma perché lui era la persona che più la faceva sentire bene, che più la amava e la comprendeva. E che senza la quale si sarebbe sentita sola, disperata, vuota, come un cielo senza stelle, un mare senza pesci, un cuscino senza piume.
Lui era tutte quelle cose per lei, e la straziava semplicemente l'idea che un giorno lui non ci sarebbe più stato.
Che non avrebbe potuto più sentire il suono della sua voce o della sua risata. Che non avrebbe più potuto stringere le sue mani o baciare le sue labbra, o toccare i suoi capelli e immergersi nel verde dei suoi occhi.
Sentiva come un buco pieno di dolore nel petto, come poche volte le era capitato prima. In quel momento voleva soltanto piangere, stringere i denti, strizzare gli occhi, chiudere le mani a pugni. E più ci pensava e più le sembrava che quel buco di dolore stesse prendendo possesso di lei. Era straziante.
Dopodiché, senza alcun preavviso, sollevò la testa dalla spalla di Adrien, fino a guardarlo direttamente negli occhi.
Lui riuscì a leggere in quello sguardo tutta la sofferenza di Marinette, e ne rimase spiazzato.
Lei si portò le mani agli occhi, asciugandoli alla bell'è meglio. "Adrien?"
"Mh?" chiese lui, in un gemito strozzato. Probabilmente anche lui avrebbe pianto, da un momento all'altro. Non sopportava di vederla così.
"M-mi prometti una cosa?"
Tirava ancora su col naso, ma improvvisamente il suo sguardo si era fatto più limpido, tranquillo.
"Q-qualunque cosa, amore. Lo sai."
Marinette sentì il cuore fare una capovolta, nel petto.
I suoi occhi erano ancora intrecciati a quelli di Adrien. Ogni tanto, qualche singhiozzo le mozzava il respiro, ma sembrava proprio che il suo pianto si fosse calmato.
"Non morire" disse, serissima.
Per un istante, lui si chiese se non stesse scherzando. Ma poi si accorse del suo sguardo diretto e delle sue parole concise.
"Non morirò" rispose, sfiorandole la guancia con un dito.
"Neanche per salvarmi" aggiunse lei.
Lui rimase interdetto. "Questo non posso promettertelo."
Marinette fece una smorfia. "Perché no?"
"Perché non potrei mai permettere che tu muoia sapendo che io posso impedirlo. Mai. Mai e poi mai."
Questa volta era lui ad essere serio. Serissimo.
Marinette sostenne il suo sguardo, questa volta. "Allora neanche io te lo prometto."
"Che non morirai?"
"Che non morirò per salvarti."
Lui strinse le labbra.
"Saresti una stupida, allora."
Marinette si accigliò. "Come, scusa?"
"Ho detto che saresti una stupida."
"E perché mai?"
"Perché sacrificheresti la tua vita invano."
Marinette non stava capendo. E se quella era una delle solite battute di Adrien, non era divertente. Per davvero.
"Ma che stai dicendo? Certo che non la sacrificherei invano."
Si scostò un po' da lui, confusa.
Sulle labbra di Adrien apparve l'accenno di un sorriso malizioso. La prese per le spalle e la attirò di nuovo contro di sé. Poi le sussurrò nell'orecchio: "Dimentichi, Milady, che i gatti hanno ben nove vite. Se tu morissi per salvarmi, sarebbe inutile. E se io morissi per salvarti, comunque continuerei a vivere. Quindi, non hai niente di cui preoccuparti. Va bene?"
Marinette rimase lì, contro il suo collo, immobile. Adrien la teneva ancora per le spalle, la sua presa solida sulla pelle di lei. Stava piangendo, seppur silenziosamente, e non voleva che lei se ne accorgesse.
"Sei il solito scemo."
Lui sorrise tra le lacrime. Poi inclinò di poco la testa, sporgendosi per baciarle il collo.
"Uno scemo che morirebbe per te, e che dopo tornerebbe da te, soltanto con una vita in meno."
"E se le vite finissero?"
Lui scosse la testa. "Non ti libererai tanto facilmente di me, Buginette."
Marinette inspirò profondamente, tranquillizzata dalle sue parole. "Lo spero per il tuo bene, Chaton."

Ces deux sont faits l'un pour l'autreWhere stories live. Discover now