Pull

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Fruscio di coperte.

Morbide coperte, soffici e bianche, come le piccole nuvole che punteggiano il cielo in un giorno di sole.

Schiocco di labbra.

Labbra dolci e calde, che danzano come leggiadre ballerine sul palco di un'opera.

Labbra leggere come piume che piano - pianissimo - volteggiano nell'aria, avanti e indietro, come ad assaporarne ogni singolo scorcio.

"Dovrei andarmene" sussurra Marinette. Stringe più forte le braccia contro Adrien, come se soltanto così potesse riuscire a sfuggire ai suoi obblighi e a rimanere lì, per sempre, nell'intreccio del suo corpo.

"No" un mormorio basso e dolce le giunge alle orecchie, vanificando tutti i suoi sforzi. Come può anche solo pensare di poter resistere a quella voce così familiare e invitante, e a quel corpo tanto caldo e morbido?

Non può.

Marinette sospira, allentando un poco la stretta intorno alle spalle di Adrien.

Lui solleva la testa, piano.

Le sue ciglia bionde riflettono gli ultimi raggi di sole che filtrano dalle finestre della stanza.

"Ti prego" mormora ancora. "Ancora un po'."
Lei sorride, poi scuote la testa.

"Devo proprio andare" ripete. Anche se solo Dio in cielo può immaginare lo sforzo che le costa abbandonare il calore del suo corpo e la morbidezza di quei capelli di seta dorata tra le dita.

Adrien la ferma per i fianchi, facendole correre un brivido giù per la schiena. "Per favore" insiste, gli occhi verdi in cerca di un qualunque segno di incertezza nei suoi occhi, per prenderlo, giocarci, amplificarlo; costringerla a rimanere lì ancora un po', forse un giorno o due.

Fosse per sempre, Adrien non avrebbe nulla di che lamentarsi.

Lei chiude le palpebre, sfuggendo al suo subdolo tentativo di farla restare. A tentoni, cerca le labbra sul viso di lui. Le regala un ultimo, dolcissimo bacio. Candido e sensuale. Poi fa leva sul suo petto per mettersi a sedere.

Per un istante, avverte un leggero capogiro. Scuote la testa, e le passa tutto. Solo allora ricorda di non avere più la maglietta, persa in chissà quale meandro di quel letto enorme, tutto solo per loro due.

Con una piccola torsione del busto si sporge oltre il corpo di Adrien per individuarla su quella distesa di coperte, ma nulla da fare.

È allora che Adrien le lancia un sorrisetto malefico.

"Dove l'hai messa?", lo interroga Marinette, le braccia incrociate al petto a mo' di intimidazione. Tuttavia, Adrien continua a sorridere, prendendola per la vita.

Marinette si divincola dal tocco fermo delle sue mani, decisa a non dargliela vinta. Gli punta un dito sulle labbra, cercando di rompere quel ghigno che ancora le dipinge.

"Chaton, si può sapere dove hai lanciato la mia maglietta?"

"Milady" mormora lui, in risposta, come se in quella singola parola si trovassero tutte le risposte ai suoi interrogativi.

Adesso Marinette siede cavalcioni sul suo torso nudo, con le mani di lui ancora premute lungo i fianchi. Sono fresche e ruvide contro la pelle scoperta, e Marinette non può fare a meno di rabbrividire.

Poi, senza che neanche se ne accorga, Adrien si è issato contro il suo orecchio. Le bacia prima il lobo, piano, poi le sussurra: "L'ho lanciata in un posto dove non potrai mai trovarla. Ergo," aggiunge, e le ciglia di Marinette sfarfallano come le piume di un cigno che dispiega le ali "sarai costretta a rimanere sempre qui, insieme a me. Non vorrai mica affrontare le strade di Parigi mezza nuda".

Ces deux sont faits l'un pour l'autreWhere stories live. Discover now