Capitolo II

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Martha mi lancia un giornale sul quale spicca un annuncio cerchiato con un pennarello rosso: «Dai un'occhiata qui, sembra interessante.»

Sollevo gli occhi dal giornale che sto attentamente esaminando, in cerca della medesima tipologia di annunci, e afferro quello di Martha al volo.

«Cosa? Stanno per aprire un grosso ufficio qui in città?» esclamo stupita.

«Non saprei. L'importante è che cerchino personale! Leggi sotto...l'inaugurazione dovrebbe essere venerdì »

Faccio scivolare un dito sull'inchiostro della carta del giornale, contemplando per qualche secondo l'annuncio. Poi affermo risoluta: «Sembra anche interessante: potrebbe fare al caso mio. Mi segno il numero e telefono subito»

«Faresti bene a fissare subito un colloquio. A quanto sto leggendo non se ne trovano di annunci del genere da queste parti. Saranno sicuramente tartassati di offerte e... telefonate, data l'imminente apertura»

Sorrido a Martha e comincio a ricopiare subito il numero di telefono della H.P. Editorials sulla mia agenda. Da quando mia madre è andata via più di due settimane fa, non ho fatto che adoperarmi, con scarsi risultati, per trovare lavoro. Mi sto barcamenando tra annunci sui giornali e curricula che invio praticamente a tutti. Persino al meccanico sotto casa sarei disposta a chiedere un contratto di apprendistato sotto pagato, pur di non dipendere più dall'aiuto economico della mia migliore amica. Questi pensieri mi fanno sfuggire uno sospiro malinconico che attira la sua attenzione: «Non abbatterti, troveremo qualcosa» mi sorride con dolcezza.

«Lo spero proprio. Non sopporterei di farmi ancora aiutare da te per colpa di quell'incosciente di–»

«Oh, piantala! Sai che ti aiuterò sempre. Non importa quanto tempo ti occorrerà per rimetterti in piedi» esclama lei con fermezza e si sporge verso di me per abbracciarmi. Accolgo disperatamente il suo conforto e le sue dolci parole e mi ci aggrappo come se fossero le uniche cose che mi sono rimaste nel mio piccolo, devastato mondo.

«Allora chiamo subito» dico staccandomi lentamente dal calore del suo corpo. Afferro il cellulare poggiato sopra il tavolino del mio minuscolo soggiorno e faccio la telefonata. Con mia grande sorpresa, mi fissano un colloquio per la mattina seguente. Martha mi guarda con occhi pieni di speranza e un po' riprendo a sperare anch'io.

💎

La  sede della H.P. Editorials non dista tanto da casa mia. Ho anche deciso di vestirmi decentemente, non voglio lasciarmi sfuggire quella che sembra essere un'ottima opportunità lavorativa. Indosso il mio vestito azzurro confetto e le mie dècolletè preferite mentre mi incammino verso il grande palazzo di vetro. Prima di svoltare l'angolo, lo sguardo mi cade inevitabilmente sull'edicola posta sul ciglio della strada che mostra su una  bacheca, a caratteri cubitali, la notizia del giorno: «RAPINA A VILLA PENCE — VALORE DELLA REFURTIVA OLTRE DUE MILIONI DI DOLLARI — SECONDO LA POLIZIA ANCORA NESSUN SOSPETTATO»

Fisso il titolo del giornale cittadino e deglutisco, a disagio. La necessità di trovarmi un lavoro si fa con più urgenza strada in me: mi allontano dall'edicola e mi dirigo verso l'edificio senza più voltarmi indietro.

«Hai sentito? È il vicedirettore a fare i colloqui» bisbiglia una ragazza in fila davanti a me, che conversa in maniera fitta con altre due persone. Il tono della sua voce vira dall'esaltato all'eccitato, confondendomi.

«Ovvio» le risponde la vicina «Non ti aspetterai mica che sia Harnold Pence in persona a farti il colloquio»

«Ma lo sapevate che il vicedirettore è il figlio di Pence?» si intromette l'altra ragazza.

«Il figlio di Harnold Pence è il vicedirettore che ci farà il colloquio?» trilla squillante la ragazza che era stata la prima di loro a parlare, mentre io per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva.

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