Capitolo XXIX

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Flashforward

«Avevo pensato Robin...dato che è femmina!» gli sussurro tutto ad un tratto, mentre la mia voce sovrasta la tivù in sottofondo. Sono seduta sul divano e con una mano mi accarezzo la curva disegnata dalla mia prominente pancia. Lui è disteso su di me, con la testa poggiata sulle mie gambe, e si gira di scatto udendo la mia voce: «Si, così il prossimo lo chiamiamo direttamente Batman!» risponde divertito, accennando una risata che gli illumina il volto.

Alla sua battuta, roteo gli occhi al cielo: «Non come l'aiutante di Batman, idiota! Intendevo come Robin Scherbatsky!»

Mi guarda stranito, alzando la testa dalle mie gambe per guardarmi negli occhi, come per accertarsi del fatto che io non stia delirando in preda al picco ormonale: «Ehm, Olivia...devi seriamente smettere di guardare serie tv»

«Guarda che è un bel nome. Dà l'idea di una donna potente, emancipata, forte...»cerco di convincerlo, mentre continua a scrutarmi attentamente.

«Okay - afferma semplicemente, rimettendosi comodo con la testa  adagiata sulle mie gambe - vuol dire che il prossimo si chiamerà Ted»

«Innanzitutto smettila di pensare già al prossimo, mentre il primo è ancora qui dentro. Secondo, sul serio quando pensi a Robin ti viene in mente Ted?» ribatto stizzita.

«Sì, Ted. Che c'è di strano? È il protagonista!» risponde, come se nulla fosse.

Adoro battibeccare con lui e, ovviamente, so per certo che sta dicendo queste cose solo per irritarmi: «Robin e Barney, loro sì che erano perfetti!» puntualizzo per la centesima volta.

«Ma perché ti piacciono così tanto, piccola?» domanda, alzandosi nuovamente dalle mie gambe per mettersi seduto accanto a me sul divano. Mi cinge con un braccio le spalle, mentre io continuo ad accarezzarmi il grembo.

«Ted e Robin sono un cliché – spiego – Mentre Barney è l'uomo peggiore con cui iniziare una relazione, eppure Robin ci casca in pieno. Robin per Barney è solo una delle tante donne che può avere, ma è a lei che pensa nei suoi momenti di silenzio. La loro è una storia fatta di tempi sbagliati, incertezze e ricadute negli errori passati. Per questo mi piace: racchiude la realtà delle relazioni vere, non l'idillio irreale tipico dei film d'amore»

«Tempi sbagliati, incertezze, errori... sono un disastro» osserva alzando le sopracciglia. La sua mano raggiunge la mia nuca e l'accarezza teneramente, affondando le dita tra i miei capelli: «Quindi... Robin?» mi domanda leggermente titubante.

«Mmh, non ti piace?»

«Io avrei un'idea migliore...» propone, sorridendo sghembo.

«Ah sì? Quale?»

«Luna» dice in soffio, lasciandomi senza parole.

💎

«Allora, come stai messa a pass per entrare negli Stati Uniti?» trilla la voce di Abigail dall'altro lato del telefono. Sono passati otto mesi dall'ultima volta in cui sono stata in America, a Santa Monica, e per via di tutte le cose che sono successe dopo, mi sembra una vita fa.

«Considerando che Capodanno è stato quattro mesi fa – dico attorcigliando attorno alle dita il filo del telefono – direi che ho ancora due lasciapassare»

«Ottimo. Non hai scuse per non venire da me a New York il mese prossimo» asserisce risoluta, lasciandomi interdetta con la cornetta tra le mani.

«A fare cosa di preciso?»

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