𝙲𝚊𝚖𝚎𝚕𝚒𝚊 {𝟜/𝟝}

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04:00 am

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04:00 am.

«Michael - ma, hai visto che ore sono?» gli disse ella, abbastanza interdetta dal comportamento infantile dell'altro. Era stanca, assonnata e di riposta al suo compagno, aveva incrociato le braccia al petto. Lo osservava, con circospezione. Non era il Michael di quel pomeriggio, del bacio sfuggente, lo sguardo perso. Era più scaltro, caparbio, bambino ma questo, era dovuto probabilmente al fatto che fosse alticcio. «Ad un certo punto, ho provato anche a chiamarti ma tu-» distolse le iridi deluse da quelle sue scure e dilatate, mordendosi il labbro inferiore. «Ma tu evidentemente eri impegnato»

Egli rise, rise tenendosi il ventre con entrambi le mani. Era così buffa quella ragazza quando era adirata dai suoi atteggiamenti, ma tentava comunque di non darlo a vedere. Voleva mostrarsi matura e ben posata, ma era visibile che - il non averle risposto e quindi lasciata sola, l'avesse infastidita. «Oh Natalie-» e girava per la grande suite, con le braccia legate dietro la schiena. Le tempie martellavano con arguta frequenza ma nonostante ciò, era ancora capace di intendere e di volere. Con il passare delle ore, l'inebriamento creatosi dal vino, stava lentamente abbandonando il suo corpo.

«Dimentichi forse, chi sono?» e piegò le burrose labbra, in un ghigno dilettato. «Ho avuto una piacevole discussione con la bellissima Whitney, che è una mia carissima amica di vecchia data e-» ridacchiò ancora. In cuor suo quella, era forse una piccola vendetta a quelle parole, prive di malizia della fanciulla. Vederla agitarsi sul posto e incupire lo sguardo, era per lui una forte scarica di adrenalina. Decise così di incalzare la dose e vedere fin dove ella, si fosse trattenuta. «Ho dovuto intrattenere il pubblico femminile, scattare foto, parlare di musica»

Natalie lo osservava leggermente sbigottita. Aveva corrucciato la fronte e serrato la mascella, inclinando il volto di lato. Era ufficiale, non capiva il suo atteggiamento. Egli, accortasi di questo, rise nuovamente e allargando le braccia, inspirò. «Ah bambina, dopotutto sono Michael Jackson. Intrattenere le persona, fà parte del mio lavoro» le mostrò la dentatura bianchissima, dilettato dal fatto che ella fosse confusa e stizzita a riguardo. Voleva vederla gelosa ed abbandonata. La amava così tanto che quelle parole, lo avevano destato dal suo sogno di vedere un prosperoso futuro al suo fianco.

«E poi, quale donna non vorrebbe passare una serata insieme a me?»

La fanciulla sbuffò, roteando lo sguardo verso l'alto. Lo spinse dal petto quando egli, le cinse la vita e lasciò ricadere il volto, nell'incavo scoperto del suo collo. «Ma ora sono qui e sono tutto tuo» aveva mormorato a bassa voce, odorando con prepotenza, il buono odore di cocco, emanato dalla chioma bionda della giovane.

«Ma con loro, sono il personaggio. Con te, l'uomo. Non devi essere gelosa, umh-» e le baciò il collo, prima di morderle il labbro inferiore. Lo succhiò un poco, con gusto per poi lasciarlo andare e scoppiare un'altra volta a ridere, imbarazzato. Era così libero, spensierato e felice in quel momento che osservarlo senza proferire parola, era intrigante per la giovane. Voleva vedere fin dove si fosse spinto, per ottenere una sua qualsiasi reazione a riguardo. «E poi, eccomi qua-» e si indicava con l'indice, saltellando sul posto.

𝐓𝐡𝐞 𝐁𝐫𝐞𝐚𝐭𝐡 | 𝐌𝐉Where stories live. Discover now