Capitolo 12 - La Pioggia

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Montai in sella e lui si sistemò davanti a me, prima di partire prese le mie mani e se le porto intorno alla vita.
La sua maglia era cosi fina che riuscivo a sentire sotto le dita il corpo muscoloso e la sua schiena era così ampia che non esitai a poggiarci la testa.
Dopo neanche qualche minuto su strada il tempo continuò a peggiorare ancora e improvvisamente venne giù uno di quei temporali che non lascia scampo.
Mi parlava ma non riuscivo a capire cosa stesse dicendo a causa dal rumore fragoroso della pioggia sul mio casco. Capii solo che eravamo arrivati a casa sua. Da lontano vidi la luce lampeggiare sopra un cancello  poco dopo aprirsi lentamente.
La villa era moderna, tutta su un piano, dal cancello all'entrata della casa non c'era molta distanza e subito sulla destra una copertura ci permise di parcheggiare il motorino.
"Dai vieni dentro, dobbiamo asciugarci o ci prederà una polmonite" Mi tolse il casco e poi tolse il suo, senza pensarci su mi prese per mano e mi guidò fin dentro casa.
Lì per lì non riuscii a concentrarmi sull'abitazione perché i miei pensieri erano tutti rivolti alla sua mano che stringeva la mia, poi appena la lasciò riuscii a capire dove eravamo e costa stesse succedendo. La casa era notevole, molto lussuosa ma allo stesso tempo accogliente.
Da un breve corridoio come ingresso si approcciava da un lato alla cucina separata e in fondo a un open space con un enorme tavolo, due divani beige e un camino al centro della parete di fondo che faceva da divisorio a due grandi vetrate, in fondo sulla destra scoprii più tardi che c'era la zona notte.
Tutto molto luminoso nonostante il brutto tempo grazie a delle enormi vetrate che affaccivano su un giardino grande abbastanza da contenere.
Cominciai a tremare, d'altra parte ero completamente zuppa.
"Hai freddo! Vieni ti do un cambio!"
Lo seguii mi portò direttamente nella sua camera, andò nella cabina armadio e tornò con un pantaloncino di felpa e una t-shirt.
"Perdonami non ho nulla di meglio, questi pantaloncini però hanno dei lacci magari puoi stringerli!"
"Non ti preoccupare posso provare ad asciugarmi con un phon!"
"Non essere sciocca ci vorrà una vita!"
Mi mostrò il bagno in camera, prese un phon per i capelli e un asciugamano pulito.
Prima di chiudere la porta vidi il suo riflesso nello specchio.
Si sciolse i capelli con un gesto naturale e veloce, sfilò la t-shirt bagnata e la cambiò con una asciutta. Rimasi ipnotizzata non riuscii a distogliere lo sguardo.
Non lo avevo mai visto con i capelli sciolti, era bellissimo, gli donavano una parvenza selvaggia e ancora più sexy di quanto non lo fosse già. Per non parlare del suo corpo, ogni muscolo era al posto giusto, scolpito e delineato da vero sportivo, sarebbe stato difficile dimenticare quell'immagine di lui.
Ogni parte di me era attratta da lui. Scossi la testa per mandar via quel pensiero erotico e chiusi la porta per non avere altre tentazioni ma fu molto difficile.

Evitai, una volta asciutta, di concentrarmi troppo sul mio aspetto, ero un disastro, i miei capelli erano gonfi e indisciplinati e non avevo nulla per legarli e l'abbigliamento era tutto troppo grande. Mi accontentai, mi feci coraggio e uscii dal bagno.
Per trovare John seguii la sua voce che proveniva dalla cucina, stava parlando al telefono. Appena si accorse della mia presenza rimase fermo a esaminarmi, mi guardava insistentemente mentre si mordicchiava un polpastrello. Cercai di rompere il ghiaccio.
"Sembra che questo nuovo look sia la moda dell'anno!" Dissi sarcastica indicano il mio abbigliamento.
"Sei molto bella invece!" Ribattè convinto e quello mi destabilizzò tanto che fui costretta ad abbassare lo sguardo.
"Ho preparato il caffè, non sarà buono come il tuo ma ho fatto del mio meglio!"
Mi avvicinai all'isola, presi la tazzina che lui aveva appena preparato, bevvi un po' alla volta girovagando nella cucina ammirando il giardino esterno.
"È molto bello qui! È casa tua giusto?"
"Si è casa mia ma mi sono un po' pentito di averla comprata. È troppo grande per me."
"Sei solo quindi?" Testai il terreno.
"A parte la signora Rosita che mi mantiene pulita la casa e mio fratello che va a viene a seconda del suo umore, direi che sono solo."
Bene, benissimo! Infatti non avevo notato nessun dettaglio femminile, soprattutto nel bagno dove una donna tiene la maggior parte delle sue cose.
Improvvisamente suonarono alla porta.
"Ah questo dev'essere mio fratello, è in anticipo!"
Andò ad aprire e io rimasi sola in cucina, una sensazione di panico esplose dentro di me.
Non potevo permettere che il sig. Raoul mi vedesse in casa di suo fratello con indosso i suoi vestiti. Cosa avrebbe pensato? Che idea si sarebbe fatto di me. In fondo era da poco che lavoravo con loro, ci tenevo a quel lavoro, alla mia reputazione.
Non sapendo cosa fare agii d'istinto.
Senza fare rumore cercai la borsa e provai a capire quale fosse l'uscita più vicina.
In cucina c'era un porta finestra che dava sul giardino, sgattaiolai fuori da lì e trovai subito il mio motorino. Aveva anche smesso di piovere, si intravedeva di nuovo il sole. Il cancello era ancora aperto, una botta di fortuna dietro l'altra. Senza accendere il motorino, per non fare rumore, lo trascinai fino in strada e come una fuggitiva scappai via.
Arrivata sotto casa mia mi pentii un po', John mi aveva ospitato e io ero scappata via senza lasciare un messaggio o qualcosa di simile.
Presi il cellulare, avevo il suo numero ma non lo avevo mai utilizzato, solo lui mi aveva chiamata due volte per motivi di lavoro, chiamate brevi e sintetiche.
Decisi di lasciargli un messaggio molto semplice: "Scusa se sono andata via così. Grazie di tutto."

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora