Capitolo 20 - III

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Rimasi scioccato da quell'immagine, sembrava essere nel panico, proprio come mi aveva racconto sua sorella Rania.
Perché oltre a dirmi che Isi aveva fatto un gran lavoro su stessa, che fosse diventata più forte e indipendente mi aveva anche messo in guardia sul fatto che spesso si ritrovava a combattere contro due enormi spettri, l'angoscia e panico.
Pensare che fossi io la causa del suo malessere mi lacerava il cuore. Fui costretto ad andare via, non riuscivo a vederla così, ma quando aprii la portiera del taxi, lei disse il mio nome, ero lontano ma mi sembrò di sentirlo ripetere altre volte, possibile mi aveva riconosciuto? Non poteva essere, forse avevo sentito male. Entrai nel taxi e andai via.
Mi resi conto solo dopo averla vista che sarebbe stato più difficile di quanto pensassi confrontarmi con lei, il mio unico scopo era chiarire e trovare una soluzione ma sembrava essere un'impresa titanica.
Avevo paura della sua reazione, non riuscivo a gestire tutti i sentimenti che mi stavano sconvolgendo.
Occupai tutta la mattina del giorno dopo a pensare su come gestire tutta la situazione, ma più pensavo e più era evidente che non avrei potuto programmare niente.
Presi il cappotto e uscii dall'albergo senza un piano, presi la macchina noleggiata sul posto e impostai il navigatore con l'indirizzo di casa di Rania.
Fuori il portone, in quella gelida serata sentivo le mie gambe tremare, non per il freddo ma per tutta l'agitazione che avevo in corpo. Feci un bel respiro e suonai il campanello.
Quando entrai in casa e lei per la prima volta dopo tre mesi mi guardò di nuovo negl'occhi, mi stravolse completamente.
Rivedere dritto nei suoi occhi, sentire la sua voce era tutto quello di cui avevo sempre avuto bisogno, quello che avevo sognato e desiderato per tutto quel tempo.
In quelle serate solitarie sulla barca avevo provato in tutti i modi a far svanire il suono delle sue parole ma rimbombavano nella mia testa fino a farmela scoppiare.
E i suoi occhi così belli, così sinceri me li vedevo sempre davanti tanto che a volte mi sembrava che lei fosse sul quel molo insieme a me.
Non mi aspettavo un accoglienza calorosa ma tutta quell'estrema
freddezza mi spiazzò. Ero stato un coglione, come potevo pretendere che magicamente si sarebbe risolto tutto con una semplice chiacchierata.
Disse che non sarebbe tornata, che aveva deciso di ricominciare da zero una nuova vita.
"... io non torno e basta. Non posso più vivere a Napoli pensando che la mia vita poteva essere in un modo e che non lo sarà più. Rimarrò qui e ne comincio una nuova da zero."
Quello mi bloccò e non fui più in grado di continuare, rimasi inerme lasciandole involontariamente credere che fossi andato lì per dirle addio quando in realtà il mio unico scopo era dirle che l'amavo.
Le inventai una scusa, le dissi che sarei andato in aeroporto per tornare a Napoli e successivamente in America, invece tornai nella mia camera d'albergo e rimasi seduto sul letto a guardare rammaricato l'anello che le avevo comprato per chiederle di nuovo di sposarmi.

Era di MaggioOnde histórias criam vida. Descubra agora