Capitolo 28 - III

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Quando Sara entrò in casa con il vestito da sposa cominciai a realizzare che fosse tutto vero, finalmente avrei sposato il mio John.
Nonostante non avessi mai visto l’abito, ma prestata solo come manichino per le misure, quando lo vidi pensai che fosse perfetto, mia sorella non poteva fare un vestito più adatto a me e alla mia personalità.
Era semplice, di chiffon, leggero come una nuvola, raffinato e elegante.
Mi emozionai ad indossarlo, le mie sorelle non riuscivano a contenersi, furono costrette a rifarsi il trucco per ben due volte, mio padre girava per casa con un fazzoletto tra le mani e mia madre era incredula nel pensare che la figlia meno avvezza al matrimonio e alla famiglia era cambiata così da tanto.
Furono momenti tutti estremamente appassionanti ma ad essere sincera per me l’emozione più grande fu quando entrai in chiesa. John era lì fremente in attesa del mio arrivo.
Pensai prima di entrare di non riuscire a gestire gli sguardi curiosi degli invitati puntati su di me, ma quando lo vidi, gli unici occhi che mi rimasero impressi nella testa furono i suoi. Per un attimo in quel posto, rimanemmo solo noi, io, John e il bambino che portavo in grembo simbolo del nostro immenso amore.
Camminavo lungo la navata fissando il suo viso stracolmo di emozione. Era di una bellezza disarmante, aveva legato perfettamente i capelli, indossava un completo antracite come la cravatta e un gilet doppio petto grigio chiaro, gli cadeva in maniera perfetta ma d'altronde qualsiasi abito con il suo fisico sarebbe stato bene.
Quando mi alzò il velo mi sussurrò nell'orecchio "Sei la cosa più bella che io abbia mai visto in vita mia!"
Mi diedi un casto bacio sulla fronte e poi dedicò un piccolo gesto d'affetto anche a nostro figlio baciando la sua mano e poggiandola sulla mia pancia ancora piccola e tonda.
Fu un matrimonio bellissimo, e la sorpresa più bella fu il ricevimento, si svolse a casa del signor Antonio.
Si era prestato ad offrire la sua bellissima villa per la nostra festa e come mi aveva promesso John, il mare era l’ospite d’onore.
I tavoli sparsi nel giardino pieni di fiori e candele accese, l'orchesta suonava dal vivo e il mangiare andava e veniva in grande quantità portato da camerieri in guanti bianchi. Era tutto perfetto, io stessa non sarei stata in grado di fare di meglio.
Sul volto dei nostri ospiti era stampato un sorriso di pura allegria, tutti partecipavano attivamente alla nostra festa e il vino e lo champagne che era stato versato nei calici senza parsimonia aveva regalato un inebriante spensieratezza. Tutti gli uomini dell'ufficio, uniti con Mete e Berk, capeggiati da Michele e Raoul cominciarono a chiedere a gran voce un discorso da parte dello sposo.
John fece di meglio, al posto del suo discorso fece suonare Era di maggio di Roberto Murolo, una dedica al nostro amore, a maggio il mese in cui ci incontrammo per la pima volta, il mese in cui ero diventata sua moglie.
Mentre ballavamo lui cantava la canzone guardandomi negli occhi accompagnato in coro da tutti i nostri invitati, specialmente quelli napoletani che conoscevano a memoria ogni parola.

e te dico: Core, core
Core mio, turnato io sò
Torna a maggio e torna ‘ammore
Fa de me chello che vuò!       

 “Era di Maggio il giorno in cui mi sei caduta tra le braccia in biblioteca.” Sussurrò.
“Sarà di maggio il mese in cui ti ricorderò di essere per sempre tua!” Lo baciai.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora