Capitolo 13: 24 Dicembre Vigilia

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Passai tutta la mattina della vigilia a cucinare. Mi alzai prestissimo non riuscivo a stare a letto, in realtà non ero riuscita a starci per tutta la notte, avevo dormito malissimo.
Avevo il turno del pomeriggio quindi fino alle 16.00 potevo rimanere tranquillamente a casa. Mi poggiai sul divano e senza accorgermene mi addormentai.
Fu Alice a svegliarmi attaccandosi al campanello di casa. Mi alzai di soprassalto non vidi neanche l'ora e andai di corsa ad aprire alla porta.
"Isi ma che fine hai fatto?" Era preoccupata.
"Perché che ore sono?"
"Sono le 16.30..."
"Oh mamma, mi sono addormentata. Mi dò una rinfrescata veloce e andiamo, sono già pronta!"
"Pensi di venire così?" Guardò la tuta, non capivo quale fosse il problema, non era la prima volta che andavo a lavorare sportiva, tra l'altro era anche una bella tuta.
"Adesso ti fai una doccia e ti cambi! Possiamo anche tardare un po', tanto c'è Mete al locale e non è solo, lo stanno aiutando"
"Chi lo sta aiutando se io sono qui e anche te?"
"Ma cosa te ne importa? Dai vatti a lavare, io ti preparo qualcosa da mettere!"
"Ma perché devo cambiarmi?"
"Perché ho deciso così. Oggi è la vigilia di Natale e voglio che ci sia una certa atmosfera al locale, di certo non una barista in tuta."
Trovai sul letto una minigonna a pieghe nera, un maglione a collo alto panna, delle calze scure e uno stivale con il tacco.
"Ma dai la minigonna!" Mi lamentai.
"Non hai scelta devi metterla" Sbuffai per niente in vena di agghindarmi.
"Ok vada per la gonna, ma quei stivali col tacco no, dovrò stare tante ore in piedi" Obbiettai.
"Ok allora metti quelli senza tacco" Indicò dei stivaletti stringati.
Finalmente eravamo scese ad un compromesso.
Mentre mi vestivo continuammo a chiacchierare.
"Questa mattina mi ha chiamata tua sorella voleva sapere come stavi... Come stai?"
Sospirai "Come un idiota! Avrei potuto trattenerlo, dirgli che lo amavo e invece... Orgoglio del cavolo!"
"Perché allora non lo hai raggiunto in aeroporto?"
"Non avrei mai fatto in tempo e poi non so quanto sarebbe servito, mi è sembrato molto deciso nel dirmi addio."
"Non cominciare con tutto questo pessimismo, pensa invece che anche lui è orgoglioso o che magari vedendoti molto arrabbiata abbia pensato che non eri disposta a perdonarlo. Vedila anche dal suo punto di vista."
Alice diceva di non essere pessimista, ma come non potevo esserlo? Avevo avuto l'opportunità di vederlo, era venuto fino ad Istanbul per parlare con me e io l'avevo fatto andare via come se niente fosse. Mi aveva confermato che sarebbe andato via da Napoli e che le nostre strade si sarebbero definitivamente divise e io ancora inerme non ero riuscita a trattenerlo, a dirgli che lo amavo e che in cuor mio mi sentivo in colpa e in parte colpevole della fine della nostra storia, direi un visiona non proprio rosea delle cose.
Comunque c'era poco da piangersi addosso, ormai era andata, dovevo solo provare a tornare alla normalità e avrei cominciato andando a lavoro.

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