04. come stai?

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venerdì 9 ottobre

Erano due giorni che Minho non parlava con il ragazzo-scoiattolo. Aveva provato a scrivergli il pomeriggio prima, ma il suo "ehy, il tuo rompicoglioni preferito è tornato!" non aveva ricevuto alcuna risposta. Non c'era rimasto nemmeno troppo male, perché si trattava di un completo sconosciuto che non aveva niente a che fare con lui. Ma, nonostante si fosse ripetuto queste parole tutto il giorno, aveva comunque sperato in una sua risposta. Era stato l'intero pomeriggio a controllare il cellulare per vedere se gli fosse arrivata qualche notifica che non aveva sentito e anche al lavoro, ogni qual volta che aveva del tempo libero, tornava nella chat con quokka_, ma niente. Il silenzio più totale.

«Min» lo chiamò Chan mentre uscivano dall'università. Erano diretti verso il bar in cui ultimamente pranzavano. Il cibo era decisamente più buono che in mensa e non c'era nemmeno il rischio che rimanessero in piedi a mangiare, dato che una delle cameriere aveva iniziato a tenere loro un tavolino.

Minho si sedette sopra un tavolo nel giardino dell'università per aspettare Hyunjin. Spostò lo sguardo sul volto di Chan, che gli stava mostrando il sorriso che Minho amava tanto, perché quando si sentiva più perso del solito gli bastava guardarlo per trovare un altro motivo per aggrapparsi alla vita con tutte le proprie forze. «Dimmi hyung».

Chan si sedette accanto a lui e appoggiò il capo sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. «Come stai? Mi sembri un po' più giù del solito ultimamente, ma in certi momenti vedo i tuoi occhi brillare come una volta... Dura così poco, eppure mi dà speranza, ma non riesco a capire cosa ti passi per la testa» confessò con un sospiro, iniziando a fare dei ghirigori sulla gamba di Minho con le dita.

Minho, ancora una volta, rimase colpito dalla capacità del suo migliore amico di capire cosa c'era che non andava e poi di spiegarlo in poche parole. Anche lui avrebbe voluto essere così, un libro aperto mentre si confidava, eppure i propri sentimenti erano un argomento tabù, che quando apriva lo mandava in confusione e lo faceva sentire debole e impotente.

Ma anche adesso che aveva la possibilità di raccontare ciò che gli passava per la testa, sentiva come un nodo all'altezza della gola che gli impediva di parlare e di aprirsi. Il solo pensiero di dire ciò che provava gli faceva venire il batticuore, perché aveva paura di non essere capito e, soprattutto, non voleva sentirsi debole e nudo di fronte agli occhi di qualcuno, anche se quel qualcuno era Chan. Era un po' buffo il fatto che fosse riuscito ad aprirsi meglio con uno sconosciuto qual era il ragazzo-scoiattolo, piuttosto che adesso con il suo migliore amico. Forse era la consapevolezza che Quokka provasse in parte ciò che provava lui a dargli la spinta necessaria per parlare delle proprie emozioni senza sentirsi a disagio e desiderare di essere investito.

«Non so come sto, in realtà» confessò e abbassò lo sguardo sui capelli ricci di Chan, il quale sospirò. «Però stai tranquillo, non sono messo male come pensi tu. Insomma, mi vedi? Vengo a scuola, rido, scherzo... Sono ancora il migliore del mio corso e non ho intenzione di lasciare questo posto tanto facilmente».

L'altro si raddrizzò e lo guardò male. Era ancora più preoccupato, quella risposta non gli era piaciuta per niente. «Okay, ma quando sei nel tuo monolocale? Sei consapevole anche tu che ultimamente ti stai isolando più del solito, vero? E stavolta non venirmi a dire che è colpa del carattere, perché non sei mai stato così schivo con le persone come adesso. A volte, anche se ti ho di fronte, mi sembra di averti a chilometri di distanza, come se fossi irraggiungibile, su un altro mondo. E poi, constatando anche il fatto che hai smesso di danzare... Min, sono seriamente preoccupato. Non hai una valvola di sfogo, anche con me e Hyun ti apri pochissimo e tendi sempre a scherzare su qualsiasi cosa che ti riguarda, anche la più seria».

Minho chiuse gli occhi per impedire che le lacrime gli rigassero il volto. Odiava la parte sincera e iperprotettiva di Chan, perché faceva crollare tutte le certezze sulle quali aveva basato ogni suo "sto bene". «Non devi preoccuparti, credimi. È solo un periodo in cui mi sento di troppo nel mondo, hyung. Passerà, come passa sempre tutto. Finché tu e Jinnie sarete al mio fianco starò bene».

ikigai ; minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora