12. va bene stare male

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venerdì 23 ottobre

Minho si alzò dal proprio posto, allungò le braccia verso l'alto per stiracchiarsi e sospirò quando sentì la schiena scrocchiare: gli ci voleva dopo aver passato l'intera giornata seduto. «Finalmente possiamo andare a casa!» esclamò.

San, accanto a lui, si issò lo zaino sulle spalle con un sorriso. «Già. Ci sarai domani sera alla cena con gli altri del corso?» chiese mentre si dirigevano fuori dall'aula di letteratura.

Minho sospirò. «Vorrei, ma purtroppo mi tocca lavorare dato che un mio collega si è ammalato» spiegò con rammarico. Gli dispiaceva non passare il sabato sera in compagnia dei pochi suoi compagni di facoltà che gli stavano simpatici, ma non era colpa sua se Jackson e Mark si erano fatti il bagno in piscina con quel freddo. «Scusami».

San scosse il capo e gli diede una pacca sulla spalla. «Non è un problema. Se vuoi possiamo anche spostarla».

«Non preoccuparti Sannie. Ne faremo un'altra quando sarò libero. Che dici?»

«Dico che è perfetto! Allora ci vediamo lunedì, e vedi di non stancarti troppo al lavoro. Potrei rubarti il posto come migliore del nostro anno se non studi abbastanza» lo minacciò San con un sorrisetto.

Minho rise. «L'importante è crederci. A lunedì!»

I due si salutarono con la mano e presero strade diverse. Minho camminò verso il cancello dell'università, dove lo stavano aspettando Hyunjin e Chan. Quando fu a pochi passi da loro, notò anche la presenza di Felix. «Ciao ragazzi!»

I tre, che stavano parlando delle noiosissime lezioni alle quali avevano assistito quel giorno, spostarono l'attenzione su di lui. «Ciao hyung!» esclamò Felix con la sua solita allegria.

Minho gli sorrise. «Come stai? È da un po' che non ti vedo».

In quegli ultimi giorni avevano avuto modo di legare un po', dato che il giovane australiano passava gran parte del suo tempo con Chan. Nonostante ciò Jisung, il suo migliore amico, l'aveva visto solo di sfuggita e questo lo aveva lasciato un po' sorpreso: credeva di vederlo sempre in compagnia di Felix, invece, a quanto pareva, passava la maggior parte del tempo da solo o con un altro ragazzo, Changbin, a lavorare a chissà che cosa.

«Io sto bene, grazie per avermelo chiesto. Se non mi hai visto è colpa dell'università. Mi sto facendo in quattro per non restare indietro a causa del mio coreano ancora un po' acerbo, anche se sono migliorato molto grazie a Chan. La maggior parte dei professori parla troppo velocemente e non riesco a stargli sempre dietro» spiegò Felix con un sospiro.

«Ma non hai nessuno che possa aiutarti dei tuoi compagni di corso? Dico con gli appunti o cose del genere» domandò Hyunjin.

Felix sospirò. «Magari fosse così semplice. Sembrano tutti già amici e io non ho legato con nessuno» mormorò abbassando lo sguardo sui propri piedi. «È che un po' mi vergogno dato che qualche volta mi confondo con le parole oppure le pronuncio male...»

Chan passò un braccio attorno alle sue spalle e lo strinse a sé con un sorriso rassicurante. «Vedrai che farai amicizia con qualcuno. Devi solo lasciare da parte la tua timidezza e non vergognarti se ancora qualche volta sbagli a parlare, mh?»

«Chan-hyung ha ragione. Ci sarà qualcuno che sembra simpatico, no?» provò a rassicurarlo Hyunjin.

Felix annuì. «Proverò a fare amicizia con qualcuno nei prossimi giorni», poi si guardò intorno. «Avete visto Jisung?» chiese e un'espressione preoccupata si fece spazio sul suo volto.

Minho seguì lo sguardo di Felix, quando notò un ragazzo moro uscire correndo dall'università con una custodia per la chitarra sulla schiena. Lo indicò. «Non è lui quello laggiù?»

ikigai ; minsungWhere stories live. Discover now