06. perché?

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Minho rimase a fissare quella domanda per qualche minuto, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Già, perché?, si chiese. Anche a lui sembrava che ogni cosa che vedeva, che sentiva, che percepiva, fosse stata messa lì appositamente per farlo soffrire, come se il mondo si fosse davvero messo contro di lui e volesse distruggerlo completamente. E lui continuava a pensare a quella domanda, perché voleva trovare una risposta, sia per se stesso che per il ragazzo-scoiattolo.

Fino a che non gli tornò in mente un discorso che sua nonna gli aveva fatto quando era piccolo. Quel giorno stava piangendo perché un bambino della sua età aveva spezzato le ali alla farfalla che stava guardando per fargli dispetto. Poi, come se non bastasse, lo aveva preso in giro perché si era messo a piangere. «È solo un insetto, pure brutto per di più!» aveva esclamato prima di correre via. Minho era rimasto lì per vari minuti da solo, prendendo fra le mani la farfalla sofferente e chiedendole scusa: non era stato abbastanza forte e aveva lasciato che l'altro bambino la ferisse. Ogni secondo che i suoi occhi passavano posati sul corpo di quell'insetto, si sentiva più triste, fino a che non era arrivato un raggio di luce: sua nonna.

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mia nonna diceva sempre che le
persone sensibili hanno un destino
crudele, perché qualsiasi cosa
facciano si ripercuote nella loro
anima come un'onda che non smette
di provare ad aggrapparsi agli scogli,
finendo per distruggerli

e una volta che gli scogli
si sono distrutti?

non può far altro che aggrapparsi
a se stessa e trovare qualcos'altro
da stringere, credo

tu l'hai trovato?

credo di aver perso tutto, ora come
ora. tu invece?

sì... ma spero solo che non si ritorca
contro di me.

sono convinto che non sarà così :)

parliamo di cose più allegre, sennò
mi rimetto a piangere.

hai pianto? per cosa?

niente di importante.

ASPETTA

hai pianto per quello che ho scritto, vero?
ecco perché mi hai risposto dopo cinque
minuti!

ti lascerò con il beneficio del dubbio.

okay, ho ragione :)

dimmi, ti piacciono le cheesecake?

[...]

lunedì 12 ottobre

Quando Minho si fermò di fronte all'ingresso dell'università, Hyunjin si voltò a guardarlo con un sorriso luminoso. «Io devo andare. Alla prima ora ho giapponese e devo arrivare in anticipo, almeno riuscirò a parlare con il professor Kim» lo avvertì e gli lasciò un veloce bacio sulla guancia. «Ci vediamo dopo!», poi corse via alla velocità della luce.

Minho sussurrò un: «A dopo...» ormai al vuoto, poi sospirò. Nemmeno si stupiva più, non era la prima volta che Hyunjin scompariva nel nulla nel giro di pochi secondi – puntualmente quando c'entrava una delle sue cotte mensili.

Minho scrollò le spalle e mise piede all'interno dell'università, con lo sguardo che correva fra i vari studenti alla ricerca di Chan. Lo vide appoggiato alla parete intento a parlare con una testolina bionda, che immaginò fosse Felix. Non avrebbe voluto disturbarli, dato che sembrava stessero avendo una conversazione importante, ma non voleva passare i pochi minuti che mancavano all'inizio della lezione da solo, perciò si avvicinò, facendosi spazio poco gentilmente fra gli studenti che riempivano il corridoio.

ikigai ; minsungWhere stories live. Discover now