50."Paura di vivere con il rimpianto"(prima parte)

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Osservò le spalle larghe che si stagliavano, forti e possenti, davanti a lei, e silenziosamente continuò a seguire la figura atletica dell'uomo che aveva davanti.

Salì le scale, osservando il modo in cui i suoi polpacci muscolosi si contraevano per poi rilassarsi, e il modo in cui i pantaloncini sportivi neri si stringevano attorno alle sue cosce ben allenate.

Non dovrebbe pensare al modo in cui quell'uomo, che in quel momento si fermò davanti alla porta della sua stanza, la toccava, facendole sognare il paradiso e assaggiare l'euforia. Dovrebbe pensare alla sua mano, in quel momento con un taglio cucito, alla sua schiena dolorante, per essere rimasta seduta ore in una sedia dura in attesa di essere visitata dal medico, e alle ore di sonno che aveva perso.

Dovrebbe pensare ai sensi di colpa che provava nei confronti di quell'uomo, della sua amica e persino di Diego che, fino a quell'ora tarda della notte erano rimasti con lei, nonostante la stanchezza avesse fatto sbadigliare di continuo quest'ultimi due.

Per quanto riguardava Jonathan, che in quell'istante spalancò la porta della sua stanza, invitandola ad entrare per prima, non riusciva a calmare il suo cuore agitato da quando erano scesi dalla macchina. Era stato accanto a lei, facendole appoggiare la testa contro la sua spalla ogni volta che la stanchezza le faceva socchiudere gli occhi, le aveva accarezzato i capelli, forse in un tentativo di conforto, ed era persino entrato con lei nella stanza del dottore, sfiorandole le nocche della mano sana mentre l'infermiera le curava il palmo ferito.

Destandosi dai suoi pensieri, camminò, sotto al suo sguardo attento, ed entrò nella stanza dove i loro profumi si mischiavano rendendo loro quello spazio racchiuso da quattro pareti.

Sospirò, passandosi le mani sulle braccia coperte da una felpa scusa, dove la fragranza mascolina di Jonathan le inebriava l'olfatto, e non si voltò quando sentì la porta chiudersi alle sue spalle. Trattenne il respiro, attendendo una parola o anche solo un suono da parte di lui, ma non ricevette altro che il silenzio più tranquillo di sempre.

Dalle parole che le aveva mormorato in auto, mentre percorrevano la strada verso l'ospedale, era caduto in un silenzio tombale dalla quale sembrava che nessun fosse in grado di farlo uscire.

Avrebbe voluto sapere cosa passava per la sua testa, avrebbe voluto poter leggere i suoi pensieri ed entrare nella sua mente. Desiderava scoprire cosa si nascondeva dietro a quegli occhi scuri quando la guardava, voleva sapere le parole che si nascondevano all'interno di quelle iridi ogni volta che si posavano su di lei.

Lo guardò, passarle accanto e scomparire nel bagno, e lei non fece altro che rimanere in piedi al centro della stanza. Posò lo sguardo sul letto sfatto, dove poteva rivedere Jonathan che le faceva il solletico, ed un peso le si posò sul petto.

Un peso che continuava ad appesantirsi ad ogni istante che passava e per cui non vi era cura. Tornò a guardarsi la mano, ora fasciata, e il ricordo di quel che aveva fatto la fece rabbrividire.

Aveva paura, temeva se stessa e quel poteva fare nei momenti in cui la sua mente si scollegava, e la paura prendeva il sopravvento su di lei. Aveva il terrore di tornare ad essere quella ragazza debole di alcuni anni fa che, la notte tardi, si ritrovava a riversare nel water tutto il contenuto del suo stomaco, comprese le pillole che aveva irrazionalmente ingurgitato, quando l'angoscia, il panico e la stanchezza le offuscavano ogni pensiero.

Odiava quella ragazza, forse più dell'uomo che l'aveva portata a farsi del male in quel modo, e a farle desiderare di metter la parola fine a tutto quel dolore. Detestava quella ragazza, e la paura di poterla rivedere, semmai si fosse guardata allo specchio, la mangiava viva.

E soprattutto, aveva paura che Jonathan potesse vedere tutto il marcio che lei nascondeva dentro di sé, aveva paura del giudizio che avrebbe potuto vedere nei suoi occhi scuri, ed era certa che niente avrebbe potuto farle più male.

Perso Senza Di TeWhere stories live. Discover now