27. "Ci sarà anche lui?"

22.5K 755 131
                                    

Se c'era una persona con cui Isabella aveva il bisogno impellente di parlare, quella era la sua vecchia e cara signora Stewart.

E ci aveva provato, tre volte.

Eppure il telefono suonava a vuoto, fino alla voce robotica della segreteria telefonica che ripeteva le stesse identiche parole.

E quello non faceva altro che stringerle lo stomaco in una morsa stretta di malessere, come un brutto presentimento e sensazione.

La signora Stewart era poco tecnologica, l'unica cosa che Isabella era riuscita a farle apprendere era stato usare il telefono touch, che le aveva regalato prima di andarsene per sempre.

Le aveva insegnato a mandare sms e rispondere alle chiamate, in modo che si tenessero in contatto anche quando Isabella sarebbe stata a migliaia di chilometri lontana.

Eppure, la signora Stewart, allergica a qualsiasi aggeggio tecnologico e innamorata dei vecchi metodi di comunicazione, si era rifiutata di usare il cellulare preferendo le lettere scritte a mano.

Gliene mandava almeno una al mese, e Isabella non c'era stata una volta in cui non aveva risposto.

Le raccontava della sua nuova vita a Chicago, delle sue giornate, della sua amica Sam, di sua cugina e anche del suo lavoro come volontaria e lei, amava leggere le parole impregnate di dolcezza della sua cara signora Stewart.

Quella che, in mezzo al suo inferno, aveva costituito quel briciolo di pace.

Perché ogni volta che ne aveva la possibilità, Isabella si rifiugiava dalla signora Stewart. Si sentiva al sicuro tra le sua braccia che, nonostante l'età, erano ancora capaci di stringerla con forza. Si rilassava contro di lei, sentendo l'Infernale mancanza di sua madre e suo padre.

Perché con la signora Stewart, riusciva a dimenticarsi l'incubo in cui viveva giorno e notte.

Ogni qualvolta lui se ne andava di casa, Isabella scendeva velocemente le scale del condominio fino al secondo piano, dove si trovava il piccolo, accogliente e caloroso appartamento della signora Stewart.

Si tuffava tra le sue braccia e chiudeva gli occhi per poi stendendersi sul vecchio divano morbido mentre la guardava prepararle da mangiare.

Sospirando, Isabella si rannicchiò sul suo letto passandosi le mani tra i capelli.

Era preoccupata perché la singora Stewart, nonostante la sua avversione nei confronti dei telefoni, aveva sempre risposto alle sue chiamate. E l'idea che potesse esserle successo qualcosa, le faceva venire il batticuore.

Aveva provato a chiamarla quel mattino, prima di partire con il gruppo dei suoi compagni e raggiungere la scuola in cui stavano offrendo servizio in quei giorni, per poi riprovare altre due volte durante il pomeriggio.

Ciò che era successo due sere prima, l'aveva scossa così profondamente da chiuderla in se stessa come un riccio.

Aveva risposto al suo avvocato chiedendogli semplicemente di non rendere partecipi i suoi genitori della richiesta.

Suo padre avrebbe perso la testa, mentre sua madre si sarebbe tuffata in quel burrone fatto di paura e preoccupazione per la sua unica figlia.

E non avrebbe permesso che i suoi genitori soffrissero nuovamente, mai più.

Il vociare allegro dei suoi compagni le giungeva alle orecchie nonostante si trovasse rinchiusa nella sua stanza, circondata da quelle quattro mura bianche divenute la sua comfort zone.

Erano tutti entusiasti di aver iniziato ad accogliere i bambini nella scuola ormai ristrutturata e come nuova. Durante la mattina, le ragazze si dedicavano all'insegnamento della matematica e dell'inglese. Durante il pomeriggio, invece, i ragazzi organizzavano giochi di gruppo come nascondino, il salto della corda, il tiro alla fune e calcetto.

Perso Senza Di TeWhere stories live. Discover now