22. "Appuntamento?"

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Sentiva la sua migliora amica punzecchiarle il fianco ma lei, come aveva fatto nell'ultima mezz'ora, continuò ad ignorarla dedicando la sua totale attenzione alla guida, intenta a spiegare e descrivere ciò che li circondava.

<<Inizialmente, il castello di Elmina non è stato fondato con lo scopo di detenere e commerciare gli schiavi, ma come un luogo per lo scambio di oro e altri beni africani>> la voce roca e forte del ragazzo, vestito in modo casual e dai capelli corti e scuri, sembrava calamitare l'attenzione di chiunque se non quella della sua amica e del signor Thompson, in piedi ad alcuni metri da loro e con il telefono all'orecchio da ormai più di dieci minuti.

Non che lei l'avesse guardato per tutto quel tempo, osservando le sue labbra carnose e morbide muoversi e i suoi occhi profondi e severi, no di certo.

<< Questo castello, è stato il primo centro commerciale dell'interno golfo della Guinea costruito nel 1482 dai portoghesi e conquistato, alcuni secoli più tardi, dagli olandesi>> la voce della loro guida, le fece distogliere gli occhi da Jonathan proprio nel momento in cui lui, chiudendo la chiamata, s'infilò il telefono nella tasca dei jeans neri che indossava quel mattino.

Quel giorno, per il gruppo dei volontari, era dedicato alla visita della magnifica terra in cui si trovavano.

I loro tre accompagnatori, Tayson, Diego e Nick, avevano scelto, come primo luogo da scoprire, il castello di Elmina situato nella caotica e popolata città portuale di Elmina, ricca di monumenti sacri e antichi, prove della lunga e indimenticabile storia del Ghana.

<< I magazzini, un tempo utilizzati per stipare l'oro, vennero ampliati e trasformati in celle di segregazione dove gli schiavi venivano rinchiusi. La chiesa, posizionata nel cortile principale dove siamo passati solo alcuni istanti prima, è stata, invece, adibita come sala per l'acquisto degli schiavi>>

<<Nel cortile dove ci troviamo in questo momento, venivano invece esposte le schiave più belle per poter essere scelte dal capitano del forte e poter fargli "compagnia">>

Isabella, con i suoi occhi verdi, curiosi e malinconici, si guardò attorno immaginando le ancora giovani donne esposte come merce al mercato.

<< Se volete seguirmi, la prossima tappa del tour comprende una visita delle celle e dei sotterranei. Dopodiché proseguiremo verso i bastoni che si affacciano sull'oceano Atlantico, dove la vista è spettacolare>> affermò la guida, strofinandosi le mani e, dopo aver concluso la sua lunga e dettagliata descrizione, prendendere un profondo respiro.

<< Mi fanno male le gambe>> borbottò Sam, prendendo a braccetto Isabella mentre seguivano i loro compagni verso la scalinata ormai consumata dagli anni.

La ragazza, impegnata ad osservare il castello dalle pareti imbiancate di calce, non prestò attenzione alle parole della sua amica.

<<Perché sei salita nel mini bus e non con me, nella jeep?>> domandò Sam, pizzicandole il braccio per farla parlare.

Perché era salita nel minibus invece che sulla Jeep?

Perché avrebbe dovuto rimanere bloccata nello stesso luogo, per ben quattro ore, con Jonathan seduto accanto a lei. E Isabella, non sarebbe mai stata capace di farlo, avrebbe cominciato a muoversi in modo nervoso e a toccarsi i capelli a disagio.

Era già tanto se riuscisse a stare ancora in piedi, dopo l'accaduto quel mattino in cucina, e durante la notte.

<<Perché ero più comoda>> borbottò, alzando le spalle e arricciando le labbra, temendo che la sua amica decidesse d'investigare più a fondo.

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