33. "Insicurezze"

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Con le mani piene d'argilla, Isabella si scostò il ciuffo di capelli dal volto tentando di non macchiarsi.

<<Bravissima, ora tienilo con entrambe le mani senza stringere troppo>> mormorò dolcemente, rivolta all'adorabile bambina che, con tutta la sua determinazione, tentava di realizzare il vaso migliore.

Lo aveva distrutto ben cinque volte, ritenendo che non fosse perfetto, quando invece, per Isabella che si limitava a dare consigli a causa della sua incapacità di lavorare l'argilla, era impeccabile.

<< Ora che ne pensi?>>- chiese, osservando il volto della fanciulla arricciarsi in un'espressione pensierosa.

<<Ora è perfetto>> esclamò, alzando le mani piene d'argilla in modo vittorioso e facendo sorrise di Isabella, tentata di esultare come lei.

Ridacchiando, s'inchinò verso la bimba, per poi sollevare la scultura d'argilla e portarla, con estrema delicatezza, verso il tavolo accanto alla finestra dove erano posate tutte le altre.

<<Quando potremmo dipingerla?>> domandò la ragazzina, seguendola e alzandosi sulle punte per osservare tutti i vasi d'argilla non ancora essicati.

<<Con il caldo che c'è oggi, sono sicura che domani saranno pronte>> rispose, sistemando le sculture in modo delicato.

<<Domani?>> borbottò la bimba, con una smorfia dispiaciuta che fece sorridere Isabella.

<<Vedrai che sarà bellissima se aspettiamo. Perché adesso non andiamo a lavarci le mani e poi a giocare con i tuoi compagni?>> domandò, facendole il solletico sui fianchi fino a farla a ridere a crepa pelle per poi scappare verso l'uscio della stanza.

Isabella la seguì, soffiando sul ciuffo ingestibile che le ricadeva continuamente sul volto infastidendola.

Scesero gli scalini dell'ingresso e svoltarono l'angolo, diretti alla fontana in cui si lavavano le mani i bambini per evitare di sporcare il bagno con l'argilla.

Fu sorpresa quando i suoi occhi si posarono su Jonathan che, inginocchiato, aiutava uno dei bambini a lavarsi le mani.

Trattenne a stento una risata, perché guardarlo mentre con le sopracciglia aggrottate toglieva ogni residuo d'argilla dal palmi piccoli dei bimbi, era un immagine così buffa e particolare per un uomo grande e severo come Jonathan.

<< Ci siamo anche noi>> mormorò Isabella, attirando la sua attenzione e facendolo voltare verso di lei, mentre porgeva dei fazzoletti di carta per potersi asciugare le mani.

Il suo volto si ammorbidì facendo scomparire il cipiglio e, osservandola attentamente mentre si avvicinava alla fontana, si alzò in piedi sovrastando tutti con la sua altezza mastodontica e imponente.

Isabella, chinandosi per aiutate la bambina a sciacquarsi le mani, si sentì percorrere da un brivido lungo la colonna vertebrale. Non lo stava guardando, troppo occupata con la piccola accanto a lei, eppure sentiva il suo sguardo insistente e per niente imbarazzato non abbandonarla nemmeno per un istante.

<<Perfetto, ora che ne dici di raggiungere i tuoi amici?>> domandò, schiarendosi la voce e porgendo alle bimba dei fazzoletti.

<<E tu?>> domandò la bimba, alzando lo sguardo su di lei mentre si asciugava con attenzione.

<<Io, vi raggiungo tra poco>> sorrise, lasciandole un buffetto tenero sulla guancia per poi spostare i suoi occhi verdi su Jonathan, appoggiato al muro.

Seguendo con lo sguardo la dolce ragazzina, Isabella si schiarì la voce prima di voltarsi verso lui, i cui occhi la osservavano divertiti e pieni d'un emozione che le provocava uno spasmo al ventre.

Perso Senza Di TeWhere stories live. Discover now