15 - Desiderio

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POV JOHANNA

Jack divenne una statua di pietra e la guardava come se non l'avesse mai vista prima, con gli occhi grigi serrati e animati da un luccichio strano.
Il cuore le batteva talmente forte da farle quasi credere che entro tre secondi avrebbe iniziato a pulsare fuori dal petto.
Esso perse qualche battito a causa della tristezza e dell'imbarazzo che si impadronirono di lei; si pentì subito della confessione appena fatta.

Aveva sperato di vederci qualcosa di più in quei dannati occhi, magari felicità, magari sollievo ma leggeva solo stupore e nulla di più.
Lei e la sua dannata boccaccia stavano tremando senza freno.
Si sentiva desolata dei sentimenti che provava verso qualcuno per il quale era solamente una pazzoide stramba. Al contempo, si sentiva anche mortificata nell'orgoglio per aver messo a nudo una verità che sarebbero divenuta, di lì a poco, uno scomodo imprevisto.

L'espressione del rosso era esterrefatta e confusa, come a palesare che era stato preso contro piede. In quel momento l'unica cosa che lei bramava era una sua parola, un gesto, un sorriso, uno sguardo... qualsiasi cosa era meglio di quel silenzio assordante.

Le farfalle che avevano preso a volteggiare nello stomaco erano non una o due, ma almeno cento.
Se fossero state però banali farfalle bianche non avrebbero avuto la capacità di provocarle con il loro battito d'ali una sensazione di vuoto, simile a un buco nero.

No, non erano farfalle.
Dentro di lei aleggiavano falene della notte.

Tutto questo la metteva tristemente a disagio... cosa che, per il suo modo di essere, era al quanto strana.
Si sentiva umiliata, fragile, esposta, mortificata, indesiderata e tremendamente stupida.
Con tutto quello che si portava dentro era una fortuna che pesasse solo cinquantaquattro chili.

Sperò fino all'ultimo minuto che lui interrompesse quel momento e invece rimase a fissarla come in trance.

La delusione che definitivamente fece morire tutte le sue falene insieme nacque quando Jack abbassò lo sguardo e le diede la schiena.
Era così insopportabile quel sentimento che l'unico modo di soffocarlo fu dirigersi verso l'uscita di quel maledetto spogliatoio.

Probabilmente qualsiasi altra persona avrebbe reagito incazzandosi verso chi ignora deliberatamente la propria dichiarazione d'amore.
L'ira infiamma gli animi e dimostra quanto ci si tiene... perché per arrabbiarsi ci vuole energia, fatica e tempo.
Lei invece sentiva chiarissimo il bisogno di allontanarsi dalla fonte del suo malessere.

"Senti, fai finta di niente" gli disse procedendo verso la porta mentre un magone alla gola si stava facendo sempre più grande.

Non poteva permettersi di stare lì dentro un minuto di più.

"Non mi piaci, Johanna" finalmente lui interruppe il silenzio, affondandole però nel petto un coltello con la punta inzuppata di umiliazione.

"Sì, lo sapevo già" pregò di non piangergli davanti ma gli occhi erano umidi di afflizione, ogni parola era una coltellata inflitta al cuore con mira invidiabile.

"Sei l'esatto opposto della mia ragazza, che amo" si decise ad andarle incontro nell'esatto momento in cui lei d'istinto circondò il proprio bacino con le braccia, come a tirar su una corazza per proteggere il suo corpo da quelle parole che la ferivano come tante piccole lame taglienti. Martoriandola.

"So anche questo" d'improvviso la mattonella verde smeraldo era diventata molto interessante da osservare e capì che se non fosse uscita subito da lì non sarebbe finita bene per lei.

Perciò allungò le dita sulla maniglia e aprì di qualche centimetro la porta che venne prontamente richiusa dalla mano del ragazzo che le era venuto di fianco.
Era così vicino che riusciva a sentire il suo respiro su quella misera e fragile barriera rivela-emozioni che era la sua pelle. I peletti le si rizzarono subirò a causa dei brividi.

Perché tu?Where stories live. Discover now