FINALMENTE CONOSCO IL TUO SAPORE

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PROFUMO DI MIELE

Un gioco di sguardi

imporpora l'anima:

grovigliano corpi

fra calde lenzuola.

Febbrile boccheggia

la goccia caparbia

che lenta profana

la timida roccia.

Profuma di miele

il sole novello.

(di MariaCacciola4)

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Ludovico scostò le mani ghiacciate di Rafe dall'ultimo bottone del gilè e, con un sorriso sulle labbra fini color corallo, aiutò il suo damerino a far cadere a terra l'indumento. 

Il giovane voltò un poco la testa, osservando assorto, il panciotto che si univa alla giacca già posata sul pavimento, stranamente quell'accordo di tessuti e colori lo affascinava. 

L'amante italiano però lo richiamò a sé, poggiando il palmo caldo sul suo mento per farlo voltare... 

I due si osservavano a pochi centimetri di distanza, respirando veloci, accostando, senza mai sfiorarsi, i reciproci volti in un immaginario tocco. Lottando per trattenere il bisogno di accarezzarsi, consapevoli che quella volontaria tortura aveva il potere di accrescere il reciproco piacere. 

Il primo a muoversi fu Rafe, libero dalle catene che per anni lo avevano relegato in una vita infelice, afferrando i capelli lunghi di Ludovico, stringendoli forte.

«Ti amo... Non mi scapperai più», il conte sorrise, illuminando la stanza, diventata scura a causa della notte calata su una Londra sferzata a intervalli, quasi regolari, dalla pioggia e da un vento freddo. Quel semplice gesto fece, di nuovo, accelerare il battito cardiaco di Rafe, che continuava a guardare assorto il suo bel vichingo italiano.

«Non ho mai avuto l'intenzione di fuggire...», detto ciò, Ludovico infilò una mano sul colletto aperto della camicia del compagno e, con forza, lo strappò, provocando un suono acuto nella stanza silenziosa. Rafe fu subito invaso dal freddo della sera, la pelle glabra del petto si tese pronta a ricevere un tocco, che però non arrivava. 

Sembrava quasi che i due fossero indecisi sul da farsi, simili a soldati pronti alla guerra, ma intenti a studiare l'avversario. 

Rafe scosse la testa e, senza più pensare a nulla, avvicinò la faccia a quella del compagno, finché le loro labbra si unirono. Il primo contatto fu delicato, un flebile tocco che accese, però, una furia, ormai impossibile da domare. 

Ludovico, abbandonando ogni logica, ringhiò forte, stringendo a sua volta i capelli lunghi di Rafe... Mani diafane che cingevano il giorno, mani brune che afferravano la notte... Luce e ombra, fuoco e tempesta... 

La stanza da letto della residenza di Rafe si trasformò, ben presto, in un vulcano in eruzione. 

Le bocche dei due uomini si aprirono all'unisono, iniziando a morsicare le rispettive labbra, a succhiare, assaporare, riscoprire i reciproci sapori. Le lingue diedero vita a una danza, e il bacio duro si trasformò in qualcosa di urgente e umido. 

Nel Corpo di Un Uomo ( un racconto di Ludovico e Rafe)Место, где живут истории. Откройте их для себя