LA DENUNCIA

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SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO

Spesso il male di vivere ho incontrato

era il rivo strozzato che gorgoglia era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato.Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza:era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

(Eugenio Montale)

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Adel Buttler, il capo di Scotland Yard, osservava assorto l'ennesima lettera anonima, solo che questa volta non si trattava di pettegolezzi che si potevano ignorare... 

La segretaria aveva fatto accomodare, nel suo studio spartano, una ragazza di circa sedici anni di nome: Mary Ramsey. La giovane, rimaneva con il volto basso, pallido, pur tuttavia ricoperto da delle fastidiose chiazze rosse che continuavano sul collo e, con ogni probabilità, proseguivano su tutto il fisico giunonico. 

Indossava un abito nero di cotone pesante dal taglio semplice ma dignitoso, una cuffietta anch'essa nera, da cui sfuggivano dei ricci biondi e, ogni tanto, strusciava un piede sul pavimento di legno, segno tangibile del suo nervosismo. 

Buttler trovava l'adolescente tanto urticante perché non rispettava la sua scelta di denunciare il padrone, specie se si trattava di un principale che pagava stipendi alti e ti trattava con rispetto. Sospirò chiedendosi, per l'ennesima volta, se quella stupida si rendeva conto che, per seguire dei precetti sociali discutibili, stava dicendo addio a una sicurezza sociale ed economica, invidiabile.

«Ripeti quello che hai visto.» 

Mary si tinse ancor più di porpora in tutto il corpo massiccio e, iniziando ad ansimare ritmicamente, quasi avesse corso, prese a stropicciare la gonna del vestito. Buttler osservava accigliato quelle mani bianche e curate stringersi sulla stoffa grezza, capendo che la cameriera si stava pentendo di aver seguito il suo istinto.

«Devo attendere ancora molto?»

«Condividevano il letto...» 

Il tutore della legge sospirò affranto, se la stupida continuava a ripetere quelle affermazioni non ci sarebbe stato scampo per il conte e il suo... 

Buttler non sapeva come definire Rafe, e nemmeno gli interessava, era stato costretto a conoscere l'avvocato Mitford il giorno in cui avevano attentato alla sua vita, la moglie, la Marchesa Valle Alta, invece, la frequentava da tempo. 

La donna si occupava d'innumerevoli opere di beneficenza, aveva persino dato vita a un fondo per le vedove dei colleghi caduti durante il servizio. Nel periodo del rapimento della donna, Buttler aveva stretto un forte rapporto di collaborazione con  il strano clan dell'aristocratica, diventando un intimo amico di Ludovico e Rafe, un rapporto di cui si vantava spesso. 

I due nobiluomini, dopo quella pessima esperienza, avevano iniziato a girare per le strade di Londra aiutando le persone in difficoltà, ma a differenza della marchesa tendevano a usare i pugni o le intimidazioni, per ottenere giustizia. 

Al principio Buttler aveva temuto che fosse impossibile difenderli, ma quando, grazie a quei due folli, era riuscito ad arrestare uno sfruttatore, ricattatore, strozzino, a cui i colleghi davano la caccia da più di un anno, si era reso conto che chiudere "un occhio" su ciò che accadeva faceva comodo a tutti. 

La sciocchina che aveva di fronte, e l'accusa che portava con sé era, però, una cosa diversa...

«Sbaglio o il conte è ancora convalescente per le ferite inferte?» 

Mary sollevò la testa d'un tratto e, subito, un ampio sorriso le illuminò il volto. 

Buttler si rese conto che la piccola era più intelligente di ciò che appariva, di conseguenza non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di uscire indenne dall'errore commesso.

«Sì, signore. Spesso il conte ha il torace scoperto a causa delle costole doloranti...  Anche il dottore lo vede sempre nudo...»

«C'era differenza tra l'atteggiamento del dottore e quello di Mister Duval?» 

La serva spalancò maggiormente gli occhi e le mani lasciarono la presa sulla gonna. Di scatto, Ramsey fece un passo in avanti, tanto che persino la cuffietta vibrò, spostandosi di lato.

«Signore, ora che mi fate riflettere... Temo di essermi sbagliata! Certo, il conte Valguerra era spogliato, ma poverino è stato ferito in modo grave, quasi letale... Sono certa che gli indumenti gli diano fastidio, poi...»

«Poi? Continua», Mary si illuminò grazie a un ampio sorriso, imitata dal capo di Scotland Yard.

«Mister Duval posava il capo sul torace del conte, ma come faccio a sapere che non gli sentiva i battiti del cuore? Ho visto il dottore farlo moltissime volte... Magari era sotto le coperte per stare al caldo, con questo clima gelido siamo sempre tutti in cerca di un luogo in cui ripararci...» 

Butler alzò la mano per fermare il fiume di spiegazioni sconnesse che uscivano dalla domestica... Chi avrebbe immaginato che quella stupidina possedesse tanta fantasia?

«Quindi, ritiri la denuncia?»

«Assolutamente, sì... Mi sono confusa! Purtroppo il mio pastore dice sempre così: noi siamo i guardiani di Dio, quindi dobbiamo vegliare sull'integrità del nostro prossimo.»

«Perciò, adesso cosa intendi fare?» 

Ramsey sogghignò serena, muovendo le spalle con fare deciso: «Cambiare chiesa e pastore... Io sono una cameriera, non una guardia!» 

Buttler si trattenne dal ridere e annuì.

«Saggia decisione, sono certo che non parlerai più dell'errore commesso!»

«Quale errore? Non ricordo nemmeno perché sono qui, dovrei trovarmi nella dimora calda e accogliente di Mister Duval a lavorare.» 

Buttler le fece segno di allontanarsi e Mary Ramsey fuggì dal suo ufficio avendo imparato una saggia lezione: d'ora in avanti avrebbe usato il buon senno donatele da Dio, ed ereditato dalla madre, a discapito di sermoni che, ben poco, sapevano della vita reale. 

Ancora una volta solo, il tarchiato poliziotto, dall'intelligenza acuta e un infinito senso della giustizia, borbottò dal sollievo. 

Aiutare quei due stava diventando un'impresa titanica che, prima o poi, avrebbero perso. Si passò una mano sul viso rugoso, sfiorando un accenno di barba, erano due giorni che non tornava a casa, oberato dai molteplici casi che, ormai difficilmente, riusciva a risolvere. 

Buttler si sentiva esausto, desiderava solo far passare l'anno successivo e godersi la meritata pensione accanto alla figlioletta e alla giovane moglie, prima che i pochi capelli rimasti gli cadessero dallo sfinimento. Pensando a loro tornò a rilassarsi e, con un gran sorriso, tolse dalla tasca interna della giacca marrone un orologio a "cipolla", ammirandolo con dolcezza. 

Era stato il primo regalo ricevuto dalla consorte, l'unico che per lui contava... Sbuffò rasserenato, fino a quando la sua assistente non bussò alla porta con un'insolita condotta perentoria.

«Prego...»

«Mi scusi... Il Conte Durham desidera vederla con estrema urgenza.» 

Adel Buttler si mise ritto sulla sedia, sgranando gli occhi... 

Infine la giustizia malsana degli uomini lo aveva raggiunto, rapido rimise dentro il cassetto le lettere anonime di denuncia contro Ludovico e Rafe, facendo segno alla donna agitata di far passare il visitatore. 

Buttler si rese conto che aspettava quella visita da settimane, quindi fu pronto a reagire quando il padre di Rafe entrò nel suo studio con un cipiglio battagliero e il consueto passo rapido e arrogante, tipico dell'aristocrazia...

Nel Corpo di Un Uomo ( un racconto di Ludovico e Rafe)Where stories live. Discover now