NON VOGLIO PERDERTI

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CORRENTE

Chi cammina

s'intorbida.

L'acqua corrente non vede le stelle.

Chi cammina dimentica.

E chi si ferma sogna.

(Federico García Lorca)

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«Signore, mi scusi... Il Conte Valguerra chiede con urgenza d'essere ricevuto.» 

Garth Ashdown, noto penalista e civilista inglese, fece cenno all'anziana segretaria di far accomodare Ludovico che, nel frattempo, attendeva nella spaziosa sala d'aspetto, dal ricco mobilio. 

Garth, si era fatto aiutare dalla consorte a scegliere gli arredi quindi, tutto ciò che circondava Ludovico, rispecchiava il gusto raffinato e semplice della donna; come i tappeti Serapi dai colori sgargianti, oppure la scrivania e lo scaffale per i documenti ampi e bianchi a uso dell'assistente. 

I mobili riflettevano la luce del sole, grazie alle ampie finestre e ai tendaggi con ricami gialli e argento. Garth amava essere circondato dalla bellezza, senza mai dimenticare che i suoi clienti erano ricchi borghesi e aristocratici che apprezzavano un uomo in base alla sua capacità di sperperare denaro. 

Per questo, nella sala d'attesa, era stata inserita in modo strategico una vetrina con alcuni rari pezzi di Villeroy & Boch, e alcune piante esotiche provenienti dal Brasile, che Ludovico si chiedeva come avrebbero potuto sopravvivere al clima inglese.

«L'avvocato è felice di riceverla», Ludovico sorrise alla signora di fronte a lui, chinandosi appena in segno di ringraziamento. La lavorante, abituata ad avere a che fare con aristocratici maleducati o saccenti, si tinse di un giovanile rossore per quel gesto tanto delicato, così l'uomo continuò a sorriderle e, in fine dentro lo studio di Garth, si sentì al sicuro. 

L'amico gli andò incontro con il suo passo svelto e, posandogli una mano sulla spalla, lo condusse verso un'ampia poltrona di velluto color porpora. 

Ludovico si fece guidare senza porre resistenza e la cosa spaventò Garth, abituato a dover lottare per farsi ascoltare dal magnifico uomo che invece, in quel frangente, sembrava quasi inebetito. Senza contare l'espressione corrucciata e le rughe profonde sulla fronte, quasi avesse passato le ultime ore a cercare di risolvere un complicato enigma. 

«Porto del tè?», la donna aveva parlato con un timbro deciso ma basso, dando sfoggio del suo portamento professionale, quasi regale. Mentre l'abito nero, austero e lo chignon stretto sopra il capo, coperto in parte da una cuffietta di pizzo, le conferiva un'aura professionale.

«No, grazie Mary... Puoi andare. Per cortesia, disdici tutti gli impegni, scùsati con i clienti e riferisci che un imprevisto mi ha impedito di rispettare gli incontri. Manda loro dei cesti di dolci e frutta.»

La donna annuì uscendo veloce per svolgere il compito assegnatole. Prima di allontanarsi, però, lanciò un'ultima occhiata al magnifico straniero che sedeva immobile dinanzi al suo principale. 

Nel Corpo di Un Uomo ( un racconto di Ludovico e Rafe)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant