SOLO... UN SÌ

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SONETTO 47

I miei occhi e il cuore son venuti a patti

ed or ciascuno all'altro il suo ben riversa: se i miei occhi son desiosi di uno sguardo, o il cuore innamorato si distrugge di sospiri, gli occhi allor festeggian l'effigie del mio amoree al fantastico banchetto invitano il mio cuore; un'altra volta gli occhi son ospiti del cuoreche a lor partecipa il suo pensier d'amore. Così, per la tua immagine o per il mio amore,anche se lontano sei sempre in me presente; perché non puoi andare oltre i miei pensierie sempre io son con loro ed essi son con te; o se essi dormono, in me la tua visionedesta il cuore mio a delizia sua e degli occhi.

(William Shakespeare)

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 Rafe osservava assorto l'uomo che amava, seduto dietro la scrivania...

Ludovico sembrava una statua di sale, non muoveva nemmeno un muscolo, limitandosi a fissare il nuovo arrivato con gli occhi semi chiusi.

Rafe fece un passo in avanti e il conte rispose a quel richiamo alzandosi di scatto dalla sedia. Prendendo veloce il foglietto che stava scrivendo, gettandolo a terra. 

Rafe fece un ulteriore movimento verso l'amante e, infine, comprese cosa stava accadendo. Conosceva il suo amore fin nel profondo, quindi non gli era stato difficile leggere, nello sguardo di Ludovico, la scelta che aveva preso... Una sciocca decisione che lui non avrebbe mai accettato! 

«Figlio di puttana, come osi...», Rafe aveva la voce che gli tremava, gli arti gelati dal freddo e dalla pioggia iniziavano a dolergli, ciò nonostante la furia mista a paura si stava impadronendo di lui, obbligandolo a reagire. 

Ludovico, in risposta, prese a muoversi con una lentezza esasperante, giunto dinnanzi al compagno scosse la testa, quasi si fosse svegliato da un incubo, e rapido afferrò la mano dell'uomo amato. 

Rafe si fece condurre senza parlare: fuori dalla biblioteca, lungo il corridoio semi buio, sulle rampe di scale interminabili... Finendo la loro corsa nella camera da letto padronale, solo  giunto di fronte all'ampio caminetto acceso Ludovico si rilassò.

«Spògliati!» 

Rafe lo fissava con gli occhi lucidi di sconforto, ciò nonostante iniziò a ubbidire al comando. Appena si tolse la giacca Ludovico si girò dirigendosi verso il guardaroba uscendo, solo pochi minuti dopo, portando con sé una calda e lunga vestaglia da camera, assieme a diversi asciugamani.

«Asciùgati, non voglio che ti ammali!»

«Però, vuoi abbandonarmi!» 

Ludovico abbassò la testa non potendo affrontare quelle perle d'ossidiana lucide e furenti, che brillavano, mentre Rafe si sfogava parlandogli con voce flebile.

«Ciò che voglio, non conta... Conta solo...»

«Puttanate!» 

Suo malgrado Ludovico sorrise, Rafe stava imparando l'italiano e, per l'ennesima volta, si meravigliò della sua facilità d'imparare, specie se si trattava di parole poco eleganti o usuali...

«Rafe, non permetterò mai a nessuno di trascinarti nel fango o la vergogna.» 

Rafe si era spogliato del tutto, ciò nonostante, non sembrava essere sul punto di rivestirsi. Rimaneva accanto al focolare lasciando che le calde fiamme lo asciugassero, riscaldandolo fin nel profondo. 

Nel Corpo di Un Uomo ( un racconto di Ludovico e Rafe)Where stories live. Discover now