NON SARÀ MAI LA FINE

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FRA I RUMORI DELLA FOLLA

Fra i rumori della folla
ce ne stiamo noi due,
felici di essere insieme,
parlando piano,
forse nemmeno una parola.

(Walt Whitman)

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Ludovico osservava il mare mosso sotto di lui, pensando fosse bellissimo. 

Era scappato dalla sua residenza appena Rafe era crollato in un sonno profondo e, senza esitare, aveva raggiunto la nave che lo avrebbe portato in Francia, prendendo possesso della sua cabina. 

In quel luogo angusto si era messo a piangere chiedendosi se stesse facendo la cosa più giusta. L'amore del damerino era un dono che non poteva durare, cose così belle non sono mai eterne, eppure... Eppure ci aveva sperato, pregato, ma bisogna accettare l'inevitabile...

«Riuscirò a sopportare questo dolore, lo giuro!», parlò a bassa voce afferrando con forza il parapetto ghiacciato, sporgendosi. Il mare lo chiamava con la sua forza e perfezione.

Fissò quel fondo scuro aspirandone l'odore forte, bagnandosi con le gocce salate che gli raggiungevano il viso contratto e, per un secondo, pensò che sarebbe stato facile lasciarsi avvolgere dalle onde, dimenticare ogni cosa, il bello come il brutto della vita... 

Ludovico chiuse gli occhi trattenendo le lacrime, si trovava solo sul ponte dell'imbarcazione. Gli altri passeggeri dormivano sereni nelle rispettive cabine, mentre lui... Lui si chiedeva se gli amici e la famiglia avessero già ricevuto le lettere d'addio... Se Rafe l'avesse ricevuta e, di nuovo, il fondo blu scuro, lucente, il rumore dei flutti, il vento salmastro e fresco, lo chiamarono facendolo sporgere ancora di più.

«Idiota!» 

Una mano forte lo afferrò per la spalla destra, e il cuore del conte italiano si bloccò. 

Ludovico tentò di voltarsi, ma il compagno glielo impedì abbracciandolo da dietro stringendo i rispettivi corpi, mentre attorno a loro la brezza fischiava, e il sole appena sorto colorava il mondo con tenue tonalità pastello.

«Credevi seriamente che ti avrei lasciato andare?»

«Rafe, ti prego. Devi...»

«Devo essere felice! Devo stare assieme a te! Devo amarti... Io devo proteggerti, devo vivere la mia vita accanto a chi desidero. Anche se si tratta di un idiota.» 

Ludovico afferrò le mani del giovane e stanco, sconfitto, le portò verso le labbra baciandole pur rimanendo ancora con la schiena poggiata al petto bollente del damerino.

«Un giorno, mi incolperai di averti fatto perdere il titolo.»

«Forse, ma di certo ti avrei disprezzato molto di più se mi avessi lasciato... Avrei vissuto nel rammarico e il rimpianto, trasformandomi in un'anima persa. È questo che desideri?»

«No, voglio solo...», Rafe non diede al suo pirata la possibilità di terminare la frase e, afferrate con decisione le spalle del compagno lo voltò, baciandolo con foga. 

Al giovane non interessava se fossero stati visti, non erano più a Londra, stavano andando a Parigi dove tutto era possibile, poi in Grecia e Italia... 

Infine erano liberi di amarsi... Certo, avrebbero sempre scatenato un velo d'indignazione e scalpore. La maggior parte della gente li avrebbe additati come esseri immondi senza morale né onore, altri ancora si sarebbero spinti fino a desiderarne la morte, ma non importava. Perché avevano trovato il coraggio di combattere, rimanendo uniti.

«Sei fortunato che il tuo maggiordomo abbia più senno di te. Mi ha detto dove trovarti, così ti ho raggiunto e ho atteso che fossimo salpati per raggiungerti... Mi spiace, ma non ti lascerò sparire, folle conte italiano!»

Ludovico, nascose il volto posandolo sulla massa bruna che profumava di salsedine e cannella, del suo dandy, non potendo più guardare gli occhi addolorati, pur tuttavia carichi di passione, di Rafe. 

Ludovico si era sempre ritenuto il più determinato dei due, forse perché avendo dieci anni più di Rafe si sentiva in dovere di difenderlo. In quell'istante, invece, comprese che il più risoluto ad amare era sempre stato il ragazzo... Lui lo aveva cercato, lui lo aveva seguito a distanza non arrendendosi mai, fino a quando non era riuscito a conquistarlo. Lui aveva deciso di crescere, migliorare, rendersi indipendente... 

In quella circostanza era ancora Rafe a decidere per entrambi, assumendosi una responsabilità che Ludovico non poteva accettare, ma che ora, stretto tra le braccia calde e accoglienti del fidanzato, sentiva inevitabile.

«Ti amo. Starò per sempre al tuo fianco, nel bene o nel male...»  

Ludovico non riuscì a terminare il concetto perché Rafe lo strinse con maggiore ardore, poggiando le labbra ancora congestionate, a causa della passione scatenata la sera precedente, su quelle del suo vichingo... Fu un tocco leggero, puro, come puro era il loro amore. 

Senza più forze Ludovico si strinse all'uomo amato giurandogli, ancora una volta, di non scappare mai più e assieme si diressero alla cabina di quest'ultimo, con il cuore leggero e un velo di malinconia, per ciò che lasciavano.

Il futuro appariva difficile pur tuttavia magnifico, una magia che avrebbero sempre condiviso, perché... Rafe non era nulla senza Ludovico, e Ludovico non esisteva senza Rafe.

Nel Corpo di Un Uomo ( un racconto di Ludovico e Rafe)Where stories live. Discover now