Passato

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Davide desiderò prendere un’altra pastiglia per i bronchi, ma si trattenne. Non era più solo, non era saggio mostrare una medicina tanto avanzata a occhi indiscreti nel diciannovesimo secolo. Si schiarì la gola, l’aria densa di fumo dell’interno del locale l’aveva intossicato, sentiva il palato pizzicare e i polmoni congestionati. 

Si accorse che aveva ripreso a nevicare, una nevicata leggera, nevischio che si squagliava nell’istante in cui toccava terra, rendendo il marciapiede bagnato e scivoloso. Una carrozza li aspettava davanti al locale, con un conducente annoiato e un cavallo impigrito. L’uomo sdraiato sul marciapiede era sempre lì tra le bottiglie, svenuto, in coma etilico, morto, Davide non lo sapeva. Non poteva aiutarlo, farlo avrebbe cambiato il corso del tempo, quindi non gli importava. Meno avrebbe saputo di lui, meno si sarebbe sentito in colpa.

Lo guardò solo per un istante, immobile abbandonato sul ciglio della strada, una pozza di vomito maleodorante sotto di lui, la bocca spalancata le labbra gonfie, il naso grosso color rubino, sicuramente dal freddo e dall’alcol. 

“High Street,” disse Cassio, distogliendolo dai suoi pensieri. Davide lo vide salire sul primo gradino del mezzo che li avrebbe portati a casa. Conosceva quel tipo di carrozza, l’aveva studiata all’accademia per prepararsi a missioni come quella. Era una Landau, con tettuccio in pelle nera apribile che in questo caso però era chiuso per proteggerli dal nevischio. Quattro posti, sedili scomodi, non tanto spaziosa ma leggera e quindi veloce.

“Due sterline,” rispose l’uomo, che per quel secolo erano più soldi di quanto sembrava opportuno.

Cassio guardò verso Davide con un sorrisino di scuse, lui alzò gli occhi al cielo ma le tirò fuori dal portafoglio senza fiatare. 

“Non guardarmi così,” esclamò Cassio, salendo a bordo. Davide lo seguì. “Tu non lo sai ma quei soldi me li devi!”

“Diresti così anche se non fosse vero,” commentò Davide, come la carrozza si mise a camminare. I sedili erano davvero scomodi, rigidi e duri dietro la schiena, niente a che vedere con le sedie a sostegno dorsale tipiche del suo secolo. 

“Io non ti dico mai le bugie,” rispose Cassio, per la seconda volta quel giorno. Lo disse come se fosse disturbato al dover pronunciare quelle parole ad alta voce, come se fossero una precisazione talmente ovvia da non esserci bisogno di pronunciarla e lui fosse seccato dall’averlo dovuto fare sul serio.

“Se lo dici tu…” mormorò Davide, che non voleva contraddirlo. Rivolse lo sguardo fuori dal finestrino e osservò Londra sfilare davanti ai suoi occhi, a quell’ora tarda. 

Non era mai stato a Londra nella sua linea temporale, ma aveva ogni ragione di pensare che, dopo cinquecento anni, non somigliasse più a ciò che vedeva dall’alto della sua carrozza. La seconda  rivoluzione industriale e il periodo vittoriano erano da tutti riconosciuti come un’epoca storica alquanto squallida, e a vederla coi suoi occhi non faticava a capire perché. 

Lanciò uno sguardo con la coda dell’occhio all’immortale seduto davanti a lui e notò che, mentre Davide era stato impegnato a osservare il panorama, Cassio aveva guardato lui. 

Le sue parole di poco prima continuavano a risuonargli nella mente. La prima volta che ti ho visto, quasi duemila anni fa…

Davide si rese conto di stare facendo il difficile. Sentiva una responsabilità nei confronti di Cassio, responsabilità che si era acuita da quando quel commento era stato pronunciato ad alta voce. Cassio era il suo immortale, doveva assicurarsi che stesse bene, ma non solo. Davide era stato per lui un compagno per più tempo di quanto lui stesso riuscisse a immaginare tutto insieme, era stato un punto fermo nella sua vita per secoli, e ora lo stava trattando con freddezza e diffidenza come se non lo conoscesse.

Accademia CronoWhere stories live. Discover now