Capitolo 113 - Chi la fa, se la dimentica; chi la riceve, se la lega al dito -

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Appena tornato in albergo, il giovane generale corso si trascinò fino alla sua stanza, che era riuscito a pagare, assieme alle altre, con il suo magro stipendio, e una volta entrato, allontanati malamente i suoi aiutanti, lanciò il cappello sulla sedia, si tolse la spada, che posò accanto al tricorno, e crollò di petto sul soffice letto. Il volto si appoggiò su un morbido e pulito cuscino, di solito Buonaparte non sopportava tanto "lusso", era talmente stanco, però, da non volersi neppure lamentare - Dannato Aubry - borbottò solamente, aggrottando lievemente le sopracciglia sottili. Era quell'uomo ad occupare la sua mente.

La sfuriata terribile di poco prima lo aveva spossato in una maniera che neppure lui aveva previsto. Quelle parole risuonavano nuovamente nelle sue orecchie, quel tono fastidioso, quelle insinuazioni lo avevano fatto scattare, come se avessero lanciato della legna per alimentare quel fuoco che il ragazzo tentava di tenere sotto controllo, un'impresa davvero ardua. Gli risultava sempre più complicato placare quell'ira crescente, quando era convinto di aver ricevuto un torto. E quel ministro della guerra non solo glielo aveva sbattuto in faccia senza alcun ritegno, ma persino ribadito, come se ne fosse fiero.

"Se ci fossi io al governo lo avrei già cacciato via, non gli darei nemmeno il tempo di recuperare i suoi effetti personali" gridò nella sua testa. Se il corpo era esausto, in effetti lo aveva sforzato più delle sue reali forze, il suo spirito era, al contrario, inarrestabile, indomabile. Più volte malediva quel fisico insignificante, che non corrispondeva all'immagine che aveva di sé. Ogni superficie riflessa gli mostrava la cruda realtà e ciò lo faceva stare male "Perché sono così debole?"

Non poteva di certo avere consapevolezza del fatto che i suoi colleghi, ben più robusti e imponenti, avessero una resistenza alla fatica e al lavoro minore della sua. Oppure semplicemente non voleva saperlo, per una questione di orgoglio, forse o perché non era ancora del tutto cosciente delle sue qualità "Ma se non me ne danno l'occasione, come posso comprendere realmente chi io sia?" Gli mancava già l'atmosfera di stima reciproca e di ammirazione dei suoi uomini che aveva provato a Tolone. Aveva vissuto quell'esperienza appieno, nonostante gli ostacoli dall'alto, che non avevano fatto altro che rinsaldare i rapporti con i sottoposti.

Si mise a pancia in sù e sospirò profondamente, la caduta di Robespierre faceva ancora tanto rumore in Francia, inoltre lui non aveva compiuto nulla di ciò che era stato accusato. L'unica reale colpa fu la sua amicizia sincera con il fratello minore Augustin, in cui aveva creduto ed era stato convinto di essere ricambiato "Ma probabilmente non ero che una misera pedina della sua enorme scacchiera, allo stesso modo di Saliceti" non aveva dimenticato il suo comportamento, seppur lo avesse perdonato "Mi ha sempre considerato in base ad un suo scopo, quindi perché non dovrei fare lo stesso con lui, è un uomo dalle grandi capacità e farselo sfuggire per orgoglio o per qualche stupido ideale di lealtà, sarebbe da idioti". Chiuse gli occhi, concedendosi un po' di riposo, il sonno lo vinse.

Junot e Muiron, intanto, erano rimasti all'ingresso e si stavano riprendendo dal tragitto che aveva percorso quasi volando. Era stato un miracolo tenergli testa - Per poco il mio cuore non scoppiava - si lamentò Junot - Questi scatti iracondi non fanno bene a lui, ma nemmeno a noi! - continuò tuonando un rimprovero che non riuscì ad evitare.

Muiron gli mise la mano sulla bocca - Abbassate la voce potrebbe sentirvi e nervoso com'è ci vorrà davvero poco per farlo esplodere di nuovo - lo avvertì sottovoce. Luigi li scrutava in silenzio, teneva tra le dita il cappello e lo stava usando come ventaglio, Parigi cominciava a diventare soffocante, nonostante mancasse poco all'estate. Odiava quell'umidità, gli mancava il clima dell'isola, il suo caldo torrido. Ne aveva abbastanza del continente.

- Capisco la vostra intenzione di giustificarlo, Muiron, ma non potete negare che, a volte, sia davvero ingestibile - prese a ribadire il concetto che aveva iniziato ad esporre prima, dopo aver tolto veloce la mano del collega dalla bocca. Aveva bisogno di sfogarsi.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora