Capitolo 114 - Bisogna sempre lasciar trascorrere la notte sulle ingiurie -

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26 maggio

L'alba era sorta da poco sulla capitale francese, la vita mondana e occulta della notte, lasciava spazio a quella più festosa e spensierata del giorno. Napoleone, invece, aveva passato tutta la notte sull'elaborazione del suo 'piano', doveva dare una lezione a quel ministro "Sarà divertente vederlo impazzire, disperarsi sulla mia decisione" pensò, mentre un ghigno beffardo si era formato sulle labbra.

25 maggio

Era rimasto tutto il giorno chiuso in quella piccola camera, seduto alla scrivania a leggere, non aveva fame, né intenzione di uscire per cambiare aria, anche perché voleva farlo nei giorni successivi. Avrebbe riferito ai suoi aiutanti e al fratello il tutto l'indomani, era convinto del fatto che la notte portasse consiglio, che bisognasse riflettere al chiaro di luna. Li aveva lasciati riposare, era consapevole di averli fatti camminare molto e di conseguenza stancare più del dovuto. Inoltre il fratello doveva essere in forza, in modo da essere pronto per la nuova accademia militare.

Junot era rimasto sollevato dalla decisione del comandante di volersi riposare. Avrebbe potuto avere il tempo per dormire tranquillamente, certo del fatto che il generale stesse riflettendo con calma su ogni particolare. Dopo aver cenato abbondantemente, era crollato dal sonno. Muiron pensava lo stesso, ma al differenza del compagno, non aveva molto sonno; si sentiva stranamente agitato, come se avesse intuito qualcosa o fosse semplicemente sovrappensiero.

A Luigi non pareva interessare molto di ciò che il fratello avrebbe compiuto, soprattutto perché sapeva che il suo destino non sarebbe mutato affatto. Non vedeva l'ora di andarsene per non stare sotto la sua presenza, gli mancava la vita notturna, assieme ai compagni di bevuta, per poi trascorre le notti tra le braccia di giovani donne che pagava profumatamente, al fine di ottenere piacere. Con suo fratello si annoiava, gli parlava soltanto di lavoro, di politica, dei suoi doveri nei confronti della Francia, argomenti troppo intellettuali, oltre che seri e decisamente poco appaganti, secondo il suo parere. Ovviamente, per non dover subire la sua proverbiale ramanzina, annuiva e approvava tutto quello che gli riferiva. "Come fa a non sfiorargli minimamente l'idea di divertirsi, con i suoi aiutanti o con qualche donzella? Persino con la fidanzata, non fa altro che mandarle lettere molto dolci ma prive di passione!" si chiedeva sempre più spesso.

Suo fratello rimaneva un individuo strano ai suoi occhi, non poteva di certo immaginare che provasse enorme disagio nello stare con il gentil sesso. L'unica volta in cui aveva avuto quel tipo di relazione era stato con quella  prostituta che gli aveva fatto perdere la verginità. Dopodiché si era principalmente dedicato a questioni che riteneva più importanti dell'amore e delle donne. A parte qualche leggera infatuazione e dichiarazioni appassionate, ma rifiutate sul nascere, non aveva mai avuto un rapporto totale con loro.

"Giuseppe e Luciano, invece, si stanno dando molto da fare" rifletteva mentre osservava il soffitto spoglio, dondolandosi sulla sedia, la luce della candela era sempre più flebile. "Hanno intenzione di mettere su famiglia, infatti si sono sposati, anche Luciano, seppur non ci abbia fatto sapere fino a non poco tempo fa". Spostò gli occhi chiari verso la fiamma che tremolava sulla base di cera oramai inesistente. Si fermò, allungò il collo e la spense con un soffio, il fumo si confuse nell'oscurità e penetrò nelle narici, abituate a quell'odore pungente. Si alzò in piedi e si diresse verso il letto "È meglio che vada a coricarmi, altrimenti non riuscirei a tenergli testa domani", si sdraiò e sprofondò nel mondo dei sogni.

26 maggio

Il cielo si era schiarito piuttosto in fretta, le ore erano come volate, inoltre il bussare delicato ma persistente della porta, non aiutò di certo Luigi, il quale sbuffò e si girò dall'altra parte del letto. Si augurava che se ne andasse e lo lasciasse in pace, non voleva essere disturbato, aveva ancora sonno. Il tocco divenne più insistente - Uffa Napoleone... - sussurrò con voce pastosa e sonnolente.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora