Capitolo 118 - Clisson et Eugènie -

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1° ottobre

Napoleone si era perfettamente ambientato nel suo nuovo contesto lavorativo, sin dal primo giorno; inizialmente fu accolto quasi con indifferenza dai suoi colleghi, tra questi i più illustri Jean-Girard Lacuée, César-Gabriel Berthier e Pierre-Victor Houdon, aveva potuto scorgere un po' di disappunto nei loro sguardi. Probabilmente era per il fatto che erano a conoscenza del del suo passato, della sua breve reclusione in carcere. Ma a lui non importava. Era abituato ad agire in solitaria, a starsene per fatti suoi, ad apprendere senza che la sua presenza venisse notata.

Poche ore dopo, però, vedendolo prepararsi e mettersi immediatamente a disposizione per capire cosa fare, i dissidi si erano sciolti immediatamente e la collaborazione era entrata, facendo capolino tra loro. Buonaparte aveva cercato di non dimostrare astio ai suoi colleghi, proprio perché sapeva che erano uomini di grande talento, esperti nel loro mestiere. E lui aveva un desiderio viscerale di impegnarsi in qualcosa, di non  starsene con le mani in mano.

Gli uomini che lavoravano lì, inoltre, erano più anziani di lui, e la vista di un giovane aveva certamente suscitato perplessità. Il giovane generale non ci faceva nemmeno più caso, perché era la reazione che avevamo tutti. Come se fosse assurdo che un giovane della sua età non potesse essere già generale e dimostrare le sue abilità. Ma era pronto a farli cambiare idea e così era stato, rivelando subito la sua grande intelligenza e prontezza. Ascoltava i colleghi con attenzione, poneva domande, capiva al volo e nel rifarlo, per mostrare di aver compreso, ripeteva tutto in modo perfetto. La memoria fotografica si rivelava fondamentale in contesti come questo.

Questa esperienza approfondiva le sue già vaste nozioni, e non si vergognava della sua ignoranza in alcune cose, anzi ammetterla era segno di saggezza e anche di umiltà. In fondo c'era sempre da imparare nella vita, altrimenti sarebbe stata un'esistenza misera e insignificante. Era giovane e sapeva che aveva ancora molto da apprendere, non aveva la presunzione di certi individui che si vantavano di essere pozzi di sapienza, poiché spesso non erano altro che degli sciocchi. Era più vicino al pensiero di Socrate, il quale, come lui, non esitava a ribadire la propria ignoranza.

Oltre a ciò, l'orario di lavoro dell'agenzia topografica, con due turni, uno che durava dalle 13 alle 17 e un altro dalle 23 alle 3, gli permetteva di dedicarsi ampiamente ad altre attività. Negli ultimi tempi la scrittura era tornata ad essere il suo rimedio personale con cui sfogare la frustrazione a causa della condizione in cui, nonostante l'assunzione all'agenzia, viveva e non aveva idea di quanto sarebbe durata. Seppur ribadisse, a gran voce, a chiunque lo conoscesse che la rottura con Desirée fosse ormai acqua passata, in realtà quel rifiuto gli bruciava ancora, la ferita era vivida più che mai in una delle tante crepe del suo cuore.

E tale irrazionalità lo faceva stare male, perché si era convinto di avere ormai totale controllo sui suoi sentimenti, soprattutto nei riguardi dell'amore, che fino all'incontro con la giovane Clary, non era stato così coinvolgente. Non che fosse stato divorato dalla passione, non era ancora arrivato al livello di perdere realmente la testa per una donna "E forse non accadrà" si diceva, autoconvincendosi che mai più sarebbe accaduto qualcosa del genere. La sua ex fidanzata sarebbe stata l'ultima donna amata "D'ora in poi cercherò di unirmi solo a donne che possono aiutarmi economicamente o di prestigio, senza doverle amare per forza". Non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo desiderio di avere una famiglia soltanto per colpa di donne infedeli e scostanti.

22 agosto

Infatti passeggiando tra le strade della capitale, aveva avuto modo di incrociare una vecchia conoscenza di famiglia, che come loro, era dovuta scappare per avere salva la vita. Era la famiglia Permon, che per anni era vissuta in Corsica, ad Ajaccio e aveva stretto un grande rapporto con i Buonaparte, il capofamiglia, Charles Martin Permon, deceduto da poco tempo, era un ex amministratore, mentre la moglie Laure-Marie "Panoria" Stéphanopoli di Conmène, discendeva da una dinastia di imperatori bizantini, i Conmeni, fuggiti dopo la caduta dell'Impero d'Oriente per mano degli Ottomani. Per lui fu un segno fortunato, per non dire propizio.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora