Capitolo 133 - L'uomo è impaziente anche perché è mortale -

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31 marzo (10 germinale)

Dopo due giorni di intenso lavoro, il comandante in capo dell'Armata d'Italia, aveva scelto di ritagliarsi un piccolo momento privato in cui poter scrivere una lettera alla sua amata moglie Joséphine 'Non è passato giorno che non t'amassi; non è passata notte che non ti stringessi fra le braccia; non ho preso una tazza di tè senza maledire la gloria e l'ambizione che mi tengono lontano dall'anima della mia vita. In mezzo agli affari, alla testa delle truppe, percorrendo i campi di battaglia, la mia adorabile Josephine è sola nel mio cuore, occupa il mio spirito, assorbe il mio pensiero'.

Soprattutto quando calava la sera, la mente e il cuore del giovane generale si rivolgevano a lei e provava un profondo senso di solitudine, che in parte colmava con il lavoro costante e cercando di incoraggiare i soldati. D'altronde era da sempre stato un amante della solitudine, del lavoro, del dovere ma in quei giorni, in cui si stava decidendo il suo destino, in cui tutto era imminente per la partenza, per l'inizio vero e proprio della Campagna d'Italia, ecco che una sana paura, per ciò che sarebbe accaduto, si insinuava nel suo animo impavido e, molto spesso, imprudente, impulsivo.

'Se mi allontano da te con la velocità di un torrente del Rodano, è per rivederti più in fretta. Se, nel mezzo della notte, mi alzo per lavorare ancora, è che questo può anticipare di qualche giorno l'arrivo della mia dolce amica e, tuttavia, nelle tue lettere del 23, del 26 ventoso, mi davi del Voi. Voi, tu stessa. Ah, Cattiva! Come hai potuto scrivere questa lettera? Come è fredda! E poi dal 23 al 26 ci sono quattro giorni; che cosa hai fatto per non aver scritto a tuo marito? Ah! Amica mia, questo Voi e questi quattro giorni mi fanno rimpiangere la mia antica indifferenza. Sfortuna a colui che ne sarebbe la causa! Possa egli, per pena e per supplizio, provare ciò che la convinzione e l'evidenza che servirono il tuo amico, mi farebbero provare! L'inferno non ha supplizio, né le furie serpenti! Voi!Voi! Ah!' Aveva bisogno del conforto, seppur lontano, della sua sposa, ma non solo le lettere che la moglie gli spediva erano molto formali, quasi gelide, erano anche poche, se non addirittura sporadiche. Quel tiepido rispetto, quel voi, lo irritava ancora di più di un palese tradimento o di una presa in giro, perché era velato, nascosto, ambiguo.

Lui non faceva altro che tempestarle di carte e vi erano ricamate parole colme di amore, il più delle volte anche pompose, esagerate, se non addirittura esasperanti; ma lo erano al pari del sentimento che lui aveva e gli esplodeva dal petto come una tempesta. Con nessun'altra aveva avuto una simile reazione e sentirla lontana lo gettava nella disperazione. 'Che ne sarà fra quindici giorni? La mia anima è triste; il mio cuore è schiavo e la mia immaginazione mi spaventa! Tu mi amavi meno, tu sarai consolata. Un giorno tu non mi amerai più, dimmelo, saprei almeno meritare la sfortuna! Addio, donna, tormento, speranza, felicità e anima della mia vita, che io amo, che temo, che mi ispira dei sentimenti teneri che mi chiamano alla natura, a dei movimenti tempestosi vulcanici come il tuono'.

Nonostante si ripromettesse di concentrarsi su altro, di non lasciarci andare a queste debolezze, almeno quando era a lavorare, ogniqualvolta il suo occhio cadeva sul ritratto della moglie, ecco che l'impulso di stringerlo, di riversarci la sua tormentata bramosia lo travolgeva e anche il più tardo di mente lo notava. Tale struggimento appesantiva il suo animo già irriquieto e malinconico, era già evidente e riconoscibile sul volto o negli occhi, lo specchio dell'anima, incapaci di mentire, di celare la reale natura, privata, di ogni singolo essere umano.

'Non ti chiedo né amore eterno, né fedeltà, ma solamente verità, franchezza senza limiti. Il giorno che mi dirai: ti amo di meno, sarà o l'ultimo del mio amore o l'ultimo della mia vita. Se il mio cuore fosse cosi vile da amare senza ritorno, lo farei a pezzi con i denti. Joséphine! Joséphine! Ricordati ciò che ti ho detto talvolta: la natura mi ha fatto l'animo forte e deciso; essa ti ha costruito di pizzo e di garza. Hai smesso di amarmi!! Perdono, anima della mia vita, la mia anima è tenera su vaste combinazioni. Il mio cuore, interamente occupato da te, ha dei timori che mi rendono infelice. Mi secca non poterti chiamare col tuo nome. Attendo che tu me lo scriva. Addio! Ah! Se tu mi amassi di meno, non mi avresti mai amato. Sarei allora proprio da compatire'.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora