17 agosto
Se gran parte dei soldati poterono rifocillarsi leggermente in quei giorni di preparativi, prima del prossimo attacco, il comandante Bonaparte non si era concesso un solo giorno di riposo, nonostante non fosse del tutto in forma, con la scabbia che si risvegliava di tanto in tanto e lievemente febbricitante. Purtroppo le zanzare e il caldo erano implacabili anche nei confronti del corso.
Ma se il fisico del giovane comandante era spossato, il suo animo era instancabile, la mente lucidissima, come al suo solito: l'obiettivo che si era posto, ovvero la vittoria definitiva, gli donava e gli rinnovava le energie.
L'ambizione cresceva e non poche volte lo rendeva impaziente, smanioso di saziarla il prima possibile, la razionalità, però, riusciva a tenerla a bada. Gli ricordava quanto fosse necessario aspettare il momento opportuno, il frutto non era ancora del tutto maturo."Anche se a Parigi mi temono sempre di più, lo faranno maggiormente quando sapranno delle mie ultime vittorie" diceva tra sé il da poco ventisettenne, essendo consapevole di star surclassando i generali e comandanti dell'armata del Reno, attraverso i suoi risultati. "È soprattutto una rivincita personale, così imparano a sottovalutare i fronti secondari e a puntare la pallina sul numero considerato vincente ed ottenere, invece, un rien au numèro" il riferimento al gioco della roulette gli fece sorridere.
Inoltre, in seguito alla calata di Wurmser, le potenze italiane si erano ringalluzzite nel vedere i francesi in difficoltà, e ne avevano approffitato per poter riprendere a fare nuovamente quello che volevano: il papa aveva mandato delle delegazioni a Ferrara per riprenderne il controllo e alimentava movimenti sediziosi anti-rivoluzionari in nome di Dio. A Firenze il Granduca, come se avesse dimenticato completamente il loro pacifico incontro, non soltanto aveva ripreso i rapporti con gli inglesi, ma aveva permesso loro di sbarcare a Portoferraio, sull'isola d'Elba.
Napoleone aveva dovuto rimembrare loro che gli Oltralpe non erano ancora stati sconfitti e che avrebbe agito con durezza se tali attività rivoltose si fossero perpetrate ancora, specie nelle retrovie, presso gli Appennini liguri, fomentati da austriaci e chierici locali. Dimostrava tolleranza e comprensione, ma dovevano essere reciproci e ricambiati, altrimenti non si sarebbe fermato nemmeno tramite accordi. Pensavano davvero di poterlo prendere in giro in quella maniera?! Bonaparte non aveva paura nemmeno della morte, consapevole del fatto che si poteva cadere in battaglia da un momento all'altro. Per questa ragione non poteva averne nei riguardi di simile gentaglia, doveva evitare, però, che i suoi uomini subissero tali atti barbari e si spaventassero al punto da demoralizzarsi.
"Mi aspettavo un atteggiamento decisamente più maturo da parte loro, ma in fondo sono la Santa Sede e gli Asburgo, convinti di poter agire come padroni, appellandosi al nome di Dio". Sorrideva amaramente nel pensare alla miseria di quel pensiero: usare l'Altissimo, che esistesse o meno, non per raggiungere scopi nobili, capaci di elevare l'umanità, ma per giustificare le loro nefandezze e bassezze, alimentando l'insita cattiveria umana e il fanatismo. "Ovviamente non sarebbe conveniente per loro affermare di dover distinguere la fede personale dall'istituzione religiosa, ovvero la Chiesa".
Erano così lontani dal messaggio cristiano, ma Bonaparte era stato perentorio: un altro passo falso e sarebbe perfino calato con le sue truppe fino a Roma, se necessario. "Anche perché il Governo di Parigi non aspetta altro, ma se lo farò non sarà di certo per compiacerli". Non voleva allontanarsi troppo da quelle zone, almeno fino alla disfatta totale dell'esercito austriaco. La prudenza non era mai troppa: aveva trascritto ai membri del Direttorio che gli asburgici si erano dissolti, sapeva, tuttavia, che non era affatto finita. Wurmser era anziano, ma restava ancora una vecchia volpe, un uomo di grandissima esperienza militare, che stimava e che doveva battere ad ogni costo.
Dal 10 agosto, inoltre, Bonaparte aveva ripreso l'assedio di Mantova, pur essendo preoccupato per la salute di Sérurier e di Sauret e chiedeva continue informazioni sul loro stato - Se non dovessero riprendersi, sarò costretto a rimpiazzarli - aveva riferito al fido Berthier, il quale si era messo all'opera per informarli. "Li farò mandare a Parigi, dove avranno cure lunghe e migliori, così potranno tornare a combattere al massimo del loro potenziale" sospirò tristemente, erano tra i migliori generali di cui disponeva. Non appena seppe delle loro condizioni nominò dei sostituti: il generale Claude-Henri de Vaubois, artigliere esperto e il da poco promosso generale Jean-Joseph de Sahuguet, entrambi molto più anziani del comandante. Era stata proprio l'età, oltre alla competenza e alla fortuna, il criterio di scelta, senza troppi ripensamenti.
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L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]
Historical FictionNapoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola. C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato. Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui...