Capitolo 101 - Casa è dove si trova il cuore -

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Napoleone, assieme ai suoi tre aiutanti da campo, fresco di promozione, aveva preso la decisione di andare a trovare la sua famiglia, ubicata a Marsiglia, prima di dirigersi a Nizza, all'Armèe d'Italie. Voleva accertarsi delle loro condizioni, controllare che fossero a posto - O anche proporgli di venire con me, se possono - aveva riferito poi a Junot, Marmont e Muiron. Quest'ultimo rimase sorpreso dalla proposta del generale di farlo diventare il suo terzo aiutante di campo. Non che non se lo aspettasse, però non credeva che un militare del suo calibro fosse così importante per lui.

Una volta sistemate le sue modeste robe per partire, libri, cartine e l'immancabile cannocchiale tascabile, Buonaparte riprese il discorso - Sarebbe più facile per me avere informazioni riguardo la loro salute... - un tenue sorriso si formò sulle labbra sottili, nel ripensare ai fratelli e alla madre. Sicuramente avevano saputo della sua promozione, per lo meno non sarebbe stato assalito dall'ansia, durante il viaggio.

- È un desiderio più che legittimo - gli riferì Junot con ovvietà. Aveva intuito che per il loro comandante, la famiglia era il tesoro più prezioso, aveva un valore che difficilmente poteva essere compreso dai francesi, decisamente meno attaccati ad un 'clan'. Era un atteggiamento tipicamente corso, italico e lo trovava curioso, e al tempo stesso interessante. Eppure il giovane aveva cercato di calarsi nei suoi panni, aveva provato una strana sensazione di pace e nostalgia nel rimembrare anche alla sua di famiglia, chissà che opinioni si erano fatte su di lui, le mancava.

- Specialmente per voi, generale - continuò il collega Marmont ricambiando il dolce sorriso di Buonaparte - La vostra origine è ciò che vi unisce ai vostri parenti, è naturale che sentiate un legame molto forte, specialmente se c'è affetto e amore - spiegò, poi, con profondo rispetto l'aiutante di campo di ascendenza aristocratica. Napoleone lo guardò fisso, Marmont sapeva bene cosa indicasse il termine famiglia, essendo nobile d'origine.

Anche se era al corrente del fatto che non sempre vi era quel calore tra le mura dei gelidi palazzi nobiliari. In un certo senso il corso aveva compreso che, escludendo il lungo periodo trascorso in Francia per diventare ufficiale, sulla sua isola natia aveva vissuto un'esistenza felice, serena. Il dolore lo aveva sfiorato, ma mai toccato, allora. La severità matronica e composta della madre non era minimamente paragonabile a quella fredda e impassibile degli insegnanti francesi. Così come gli scherzi dei suoi conterranei erano innocenti, semplici bazzecole, se messi al confronto con quelli dei compagni di accademia, che difficilmente riusciva a dimenticare. Ad Ajaccio sceglieva di restare da solo quando voleva, nessuno lo aveva obbligato o glielo aveva negato, a Brienne e a Parigi si era sentito quasi costretto, per non cadere nella trappola della compagnia forzata, generata dalla noia.

Chiuse gli occhi e li riaprì, dopo aver sbattuto ripetutamente le palpebre e le lunghe ciglia - Vi va di venire a Marsiglia con me? - domandò poi il generale, poggiando le mani sui fianchi coperti dalla fascia tricolore, incamminandosi verso il suo fiero arabo.

- Lo chiedete anche, generale? - chiese a sua volta, sarcastico, il diciottenne Muiron, imitandolo nella posa, con un sorrisetto sornione. Buonaparte non poté trattenersi e scoppiò a ridere fragorosamente fino a quando la scabbia riprese a tormentarlo. Si grattò dietro la nuca; non l'aveva ancora trattata, ma aveva dato le lozioni, offerte dal medico che l'aveva curato, ai suoi sottoposti, in modo che almeno loro potessero prevenire i sintomi più comuni ed evitare di peggiorarla - Certo che veniamo con voi, siamo i vostri aiutanti, perché dovremmo lasciarvi, ci avete scelto no?

Napoleone li guardò orgoglioso, aveva scelto degli ottimi collaboratori, non lo avrebbero deluso - Assolutamente, era una domanda retorica - ammise. Si fermò, mise il piede sulla staffa, si diede una spinta e salì in groppa, sopra la sella vistosa e morbida, di un rosso particolarmente acceso, dalla bordatura dorata. L'avanzamento di carriera aveva senza ombra di dubbio dei vantaggi che prima non poteva nemmeno immaginare, oltre all'aumento dello stipendio, che però destinava quasi interamente ai numerosi parenti. "I soldi non sono poi così interessanti come molti uomini pensano, non capisco il perché si lascino abbagliare da delle misere monete" rifletteva ogni volta. L'unica pecca, se così si poteva nominare, era la mancanza dei guanti, ma per lui costituivano, in questo periodo della vita, un vizio inutile; le briglie si potevano toccare e usare senza doversi per forza coprire le mani.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora