Meglio restare svegli

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Trovare la porta non è assolutamente facile.
Controllo tutti i dintorni della foresta, con la costante paura che Cerbero si risvegli dal suo sonno profondo e mi venga a cercare.
Se fosse stato così non avrei avuto la stessa fortuna del nostro primo incontro.
Sono finalmente arrivata alla costa quando ormai la notte sta facendo spazio ai primi raggi della mattina, che come una tela dipingono il mare, sfumando in toni caldi l'acqua marina. La sabbia inizia piano piano a scaldarsi e tutto intorno a me prende vita.
Io probabilmente sono l'unica a non sembrarlo.
Sono completamente in balia della stanchezza. Ho camminato per ore e ore, mangiando solo qualche frutto ammaccato. Ed è da quando sono partita che non chiudo occhio. Ma ora le palpebre iniziano a pesare più del dovuto.
Dopo aver combattuto con Cerbero e miracolosamente esserne sopravvissuta, per riprendermi mi servirebbero giorni. Ovviamente non posso concedermeli, ma anche se in cuor mio so che non devo, mi permetto qualche minuto per godermi l'atmosfera che si è creata attorno a me. Mi distendo sulla sabbia e lascio che i piccoli granelli si incollino sulla mia pelle. Conciata come sono, sporca di polvere, terra, sangue e chissà la notte cos'altro, qualche laidume in più non mi cambierà la vita. È in questo preciso momento che compio un grande errore, ovvero chiudo gli occhi.
Il suono delle onde che si infrangono sulla riva culla le mie orecchie. Il sole mi accarezza il corpo indolenzito, avvolgendomi nella sua luce. A questo punto non posso tornare indietro, le palpebre si stanno facendo troppo pesanti perché io possa riuscire a riaprire gli occhi. Fino a che, mio malgrado, non cedo a questo dolce richiamo, che ormai mi tenta da ore, e mi lascio addormentare con i profondi respiri salati del mare.

Cado forte su quella che mi sembra una lastra di ghiaccio.
Non riesco a respirare. I polmoni vengono inondati da secchiate di liquido che mi manda in fiamme la gola, come fosse fuoco ardente.
Sto annegando, penso.
L'acqua fredda mi avvolge il corpo. Spalanco gli occhi, ma questi rispondono subito al contatto con il sale che mi brucia le iridi.
Riesco a percepire i battuti forti del cuore contro il torace, nonostante le mie urla vengano soffocate dall'acqua.
Sto esaurendo l'aria. No, l'ho già esaurita.
Punto i piedi sul fondale e spingo per tornare a galla.
Quando arrivo in superficie inspiro avida tutta l'aria che i miei polmoni possono contenere, forse anche di più, e continuo così fino a che il battito non torna più o meno regolare. Tossisco, tremo e sputacchio acqua mentre sbatto freneticamente le palpebre per cercare di riprendermi dalla vista appannata.
《 Ben svegliata ragazzina, è già la seconda volta che ti trovo addormentata. 》 Quella voce.
Il mio corpo diviene pietra. Anche se sono rivolta verso l'orizzonte non mi serve voltarmi per sapere di chi si tratta.
Ormai riconosco la sua voce anche tra il suono tuonoso dei tamburi. Credo di essere diventata rossa come l'alba del mattino da quanto furiosa sono.
Mi volto con gli occhi ridotti a due fessure e i muscoli che fremono all'idea di colpirlo.
È lì, davanti a me, asciutto e a riva mentre io sono qui, in acqua. Sono pronta a scommettere tutte e dieci le mie dita, che è stato lui a lanciarmi in mare. Un sorriso arrogante gli solca il volto mentre mi fissa soddisfatto e divertito.
Questa volta me la pagherà cara, ho molti conti in sospeso con lui, ma presto li riscatterò tutti, uno dopo l'altro.
Nuoto, per modo di dire, sempre più vicino alla costa, finché la pianta dei piedi non tocca completamente il fondo di sabbia e l'acqua non mi arriva alle scapole. Devo prendere un grande respiro per calmarmi, per lasciarlo stare e proseguire verso la mia strada...Ma sapete che cè? Non sono per niente questo genere di persona, e anche se attingo a tutto il mio autocontrollo per ignorarlo, non riesco proprio a impedirmi di gridargli contro.
《 Per quale razza di motivo l'avete fatto? 》 Gli strillo contro, riferendomi a tutto quello che ha fatto a distanza di poche ore nei miei confronti, e non mi preoccupo certo di mantenere quel briciolo di compostezza che mi è rimasto fino ad ora.
《 Avete la minima idea di quanto ci abbia impiegato a uscire da quella maledetta stanza? 》 Esaurisco il fiato che qualche minuto prima ho bramato tanto. Ho i pugni serrati lungo ai fianchi, tremanti di rabbia. 《 Come siamo suscettibili, ti sei alzata con il piede sbagliato? 》 Dice, seguito da un ghigno e una profonda risata che parte dalla gola fonda. Morto, ecco cosa sta per diventare. Arrivo a riva come un fulmine. L'acqua salata gronda dai miei capelli e dal vestito rubato.
Rabbrividisco al contatto con il vento. Apollo si ricompone, anche se mantiene l'aria divertita.
Il suo sguardo famelico vaga sul mio corpo. La luce che poco fa era nei suoi occhi, ora cambia d'improvviso e il suo sorriso si allarga ancora più di prima.
《 Carine. 》 Dice sogghignando mentre passa in rassegna il mio torace. Abbasso lo sguardo, seguendo il suo per scoprire a cosa si sta riferendo. Il vestito bianco si è completamente incollato al mio corpo, la stoffa fredda avvolge ogni mia forma creando diverse pieghe che prima non c'erano. Il contatto con l'acqua però oltre ad averlo reso pesante, l'ha dipinto di trasparente mettendo alla luce le mie grazie. Arrossisco di netto sentendomi le guance andare a fuoco e mi copro immediatamente con le braccia. La sua risata rompe il silenzio, che ho creato con tanto imbarazzo.
《 Non so se mi fa più ridere la tua espressione in questo momento oppure la pateticità di questa scena. 》Afferma incrociando le braccia e sporgendosi verso di me.
No, non sto più andando a fuoco, adesso il sangue è diventato lava e come tale mi colora guance e orecchie. Sono stanca di essere presa in giro da lui, ma questa è di certo l'ultima volta, non gli permetterò di andare oltre.
Stringo il pugno della mano destra, quella del marchio, e con tutte le mie forze arrivo ad osare tanto.
Lo colpisco in pieno viso.
L'impatto con la sua pelle marmorea è talmente doloroso che ingoio un lamento, mentre lui quasi non si muove.
Ma ogni fine giustifica i mezzi, perché provo un piacere e una soddisfazione immensa e implacabile. Anche con le lacrime agli occhi.
《 Non avresti dovuto farlo ragazzina. 》 Ringhia mentre un sorriso diabolico gli increspa le morbide labbra.
Alzo lo sguardo, incrociando i suoi occhi intensi. Mi provocano un brivido lungo la schiena, puntandomi il corpo di pelle d'oca.
Rimango ferrea e ricambio lo sguardo provocatorio, lasciando le mie braccia cadere lungo i fianchi, con i pugni stretti. Poi mi ricordo di un piccolo dettaglio.
《 Giratevi subito!! 》 Strillo spintonandolo. Mi giro a mia volta coprendomi con le braccia il seno ormai scoperto.
《 Non si addice il comportamento di una bambina ad una giovane donna come te. 》 Mi rimprovera. Ed io mi offendo, pur non sapendo a cosa si riferisce.
《 Sarei io la bambina adesso? 》 《 Andatevene. 》 Replico senza badare alle buone maniere.
Il cielo si sta annuvolando, un soffio di vento mi fa stringere ancora di più fra le braccia. Apollo sbuffa, lo sento muoversi dietro di me.
《 Mettitela. 》 Mi ordina con aria seccata. Al mio fianco vedo comparire quello che prima era il pezzo superiore della sua veste.
《 Cos'è uno scherzo? L'avete strofinata su qualche pianta velenosa? 》 Chiedo pungente. Non mi fido più di lui, né tanto meno delle cose che possiede.
《 Sta zitta e indossala prima che cambi idea e ti lasci andare in giro a morire di freddo. 》 Mi ammonisce minaccioso alle mie spalle. Il tono della sua voce è esasperato e questo mi fa innervosire ancora di più. È stata tutta colpa sua e ora mi tratta anche in questo modo? Che diamine gli è preso?         
Percepisco il suo sguardo sulla mia schiena, intenso e caldo mi gela il corpo, più di quanto non ci sta già pensando il vento.
Mi costringo ad accettare la sua cortesia e sentendomi troppo esposta, allungo la mano per afferrare l'indumento.
《 Giratevi. 》 Ha visto fin troppo. 《 Non c'è niente che non abbia già visto, per cui datti solo una mossa. 》 Risponde ancora più spazientito. 《 Ho detto di girarvi, dico sul serio. 》 Lo minaccio.
Lui sbuffa, ma ormai ho perso il conto di quante volte l'ha fatto.
Sento la sabbia spostarsi sotto ai suoi piedi, si sta muovendo, ma per sicurezza lo spio con la coda dell'occhio da sopra la spalla. Mi stupisco quando scopro che mi ha dato retta.
Lo guardo qualche secondo di troppo catturata dalle imponenti spalle ben definite. La pelle liscia e curata rivela piccole goccioline di sudore che scivolano lungo i lineamenti della spina dorsale. Mi chiedo com'è possibile che ha così tanto caldo quando il tempo detta il contrario, ma devo imparare a non farmi più domande su ciò che fa, perché tanto lui non mi darà risposte.
Torno a concentrarmi sulla realtà.
Mi sfilo velocemente il vestito ormai zuppo e sporco, tirando un po' più del dovuto a causa dell'acqua che lo ha incollato alla mia pelle. Lo butto a terra e non appena mi infilo il suo pezzo di veste, un profumo caldo mi invade i polmoni, scaldandomi per qualche secondo.
Non ho mai sentito un profumo del genere, ma anche se non riesco a definirlo, in qualche modo mi tranquillizza.
Il tessuto morbido mi accarezza il corpo. Ovviamente la misura è molto più grande della mia e il bordo del tessuto mi sfiora le ginocchia. 《 Allora? Perché siete venuto qui? 》 Dico voltandomi e sentendomi comunque scoperta. Incrocio le braccia sul petto, probabilmente ancora rossa in viso. Non appena si gira mi guarda da cima a fondo e per qualche secondo, nel quale mi sento completamente a disagio, sembra pensare a qualcosa.
Anche se non riesco a decifrare di cosa si tratta.
La sua espressione ferma non lascia trasparire nulla, e dopo pochi secondi riporta finalmente lo sguardo miele alla mia altezza.
《 Cosa ti sei fatta? 》 Mi domanda indicando i tagli sulle braccia. Quell'interesse mi prende alla sprovvista, ma sono pronta a giurare che l'ha chiesto per una questione assolutamente egoistica.
《 È una storia buffa, ero andata a raccogliere le more ma mi sono tagliata con i rovi. 》 Dico alzando le spalle.
Si è mosso così velocemente che quasi non me ne accorgo, un suono severo mi invade i timpani quando sguaina la spada allineandomela alla gola. Spalanco per un attimo gli occhi sorpresa da questo suo gesto e lui sembra apprezzare la paura che provo a nascondere.
《 Con chi stai cospirando? 》 Mi ringhia contro. Lo sguardo freddo, gli occhi d'ambra non hanno perso il solito calore che possiedono, ma la loro luce è cambiata, si è fatta più ghiacciata. Sono mutati in una sfumatura diversa, in una intensità letale.
《 Non capisco, cosa intendete? 》Riesco a mantenere un tono calmo, nonostante le mani mi stanno tremando da morire.
《 Una mortale come te non sarebbe mai sopravvissuta ad un attacco di Cerbero. 》
《 Per non contare quello che hai fatto alla mia spada e la coincidenza di ieri sera. 》 In un certo senso le sue parole mi feriscono. Sto cercando di fare del mio meglio, non ha motivi per accusarmi in questo modo.
I raggi del sole si riflettono contro la lama, puntando ai miei occhi.
Riesco a resistere all'impulso di distogliere lo sguardo, aiutata dalla rabbia che mi ribolle nelle vene. 《 Con che coraggio sei venuto qui? Sto rischiando la mia vita per impedire a voi di ucciderci e tu provi anche solo pensare che sto tramando qualcosa? 》 La mia voce rimane spaventosamente ferma. Non mi importa più di portargli il rispetto che non merita. Apollo continua a fissarmi, come se aspettasse una mia qualche confessione e questo mi fa infuriare ancora di più. Mi avvicino di un passo in modo da poterlo guardare negli occhi. La lama mi tocca la pelle della gola.
《 Piuttosto che aiutare un tuo simile preferirei morire. Siete solo degli egoisti capaci di rovinare la vita agli altri. Pensate di avere il diritto di prendere così tante vite per un vostro capriccio?
Hai anche solo la minima idea di quante persone rimangono sole o uccise nel mondo per colpa vostra? Come puoi pensare che sono io quella che sta facendo una cosa del genere? 》Gli sputo addosso tutto il mio odio, tutto il rancore e il disprezzo che provo nei suoi confronti e in quelli della sua specie. Mi hanno preso tutto, per colpa loro ho perso ogni cosa.
Gli occhi si velano di lacrime ma non piango, non lo farò davanti a lui.
Per un secondo una luce strana gli balena negli occhi, il suo viso si indurisce, il muscolo della mascella scolpita si contrae.
Lascio perdere il contatto visivo con lui, perchè se continuo a guardarlo scoppierò a piangere.
Nonostante la spada che ancora mi sfiora la gola mi volto. Diretta verso l'unico punto che non ho ancora controllato, le rocce, e quando parlo continuo a dargli le spalle.
《 Non ho idea di cosa sia successo alla tua spada e non so perché ha avuto questo effetto su di me. 》
Mi fermo.
《 Le nostre strade si dividono qui, almeno finché non avrai scoperto come togliermi questo marchio. 》 Termino quasi in un sussurro.
Stringo i pugni combattendo ancora contro l'istinto di piangere e mi incammino verso la meta.
I primi passi sono i più difficili ma il vento trova il modo di cullarmi, alzo la testa e raddrizzo le spalle.
Guardo le enormi rocce verso cui sono diretta e prendo un respiro profondo.
Ho un obiettivo e lo porterò a termine, mi dico. Ma quella voce mi raggiunge.

《 Aspetta. 》

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now