Cadere tra le nuvole

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Apollo emerge del fondo della locanda con un ringhio a deformargli il viso.
Qualcosa nei suoi occhi brilla di ferocia.
Spostando tavoli e sedie, si avvicina a me con falcate veloci, dettate dalla rabbia, fino a che non ci ritroviamo ad un passo di distanza.
《 Vorresti essere così gentile da spiegarmi cosa diavolo ti è saltato in mente? 》Ringhia, ad un soffio dal mio viso.
I suoi occhi sono incatenati ai miei.
Il suo sguardo mi fa tremare le viscere, ma non arretro, non questa volta.
《 Non devo certo giustificarmi con te. 》Rispondo ferrea, non staccando gli occhi dai suoi e un brivido di eccitazione mi fa vibrare la schiena.
《 Bastava un solo passo avanti, uno solo, e saresti morta in un istante, per mano dei più grandi dei esistenti. Forse sei in pericolo per fino ora ed è tutta colpa tua. Ma d'altronde cosa mi aspettavo da te? 》Mi rimprovera e la voce gli trema, non riesco a distinguere se per rabbia o delusione, forse tutti e due.
《 Forse, se non mi avessi lasciata da sola senza uno straccio di spiegazione ora le cose sarebbe andate diversamente. Ma no, non è vero? Tu devi sempre fare il misterioso. 》Sbotto tutto d'un fiato mentre colmo la distanza fra noi, superandolo.
La sua mano saetta e afferra il mio polso tirandomi indietro con tanta forza che rischio di cadere.
《 Non provare a darmi le spalle, ragazzina. Mai. 》Ringhia con un suono rauco, proveniente dal profondo della gola, come un bestia feroce.
Siamo talmente vicini che il suo respiro si appoggia sulle mie labbra, sfiorandomi leggero il collo.
I suoi occhi sono incendiati ma i miei sono incandescenti.
La tensione tra noi due riempie la locanda, colmando ogni angolo, perfino quello più stretto e buio.
《 Direi che possiamo finirla qui, che ne dite? Calmiamo gli animi. 》Una voce esterna si fa spazio tra di noi e una sagoma alta compare al fianco di Apollo.
Ermes sbuca da chissà quale buco e con le braccia incrociate al petto ci rimprovera severo.
《 Non metterti in mezzo Ladro, è stata anche colpa tua. 》Abbaia Apollo, ma continuando a guardare nella mia direzione.
A differenza sua rompo il contatto visivo e sfilo con forza il polso dalla sua presa.
Ermes si porta una mano al petto fingendosi offeso dalle parole uscite dalla bocca del dio.
《 Oh andiamo, smettila di chiamarmi così. È successo un'eternità fa, e non potresti dire cosa più sbagliata, fratello mio. Non l'ho persa di vista nemmeno un secondo. 》E dopo un momento di pausa afferma:
《 A proposito, dovresti avere più autocontrollo, il furore non si addice ad un dio dell'ordine. 》Si esprime con un sorriso beffardo a dipingergli il viso, che per un momento mi ricorda molto quello del fratello.
《 Chiudi la bocca. 》Sbotta in malo modo questo, mentre si gira dandomi le spalle. Mi prendo del tempo per riflettere sulle parole di Ermes, e un ricordo confuso mi tuona nella mente, facendosi spazio tra la nebbia che ancora offusca i miei ricordi.
《 Sei stato tu. A salvarmi da quel carro. 》
《 Mi hai seguita. 》Dico indignata. Cattivo sangue non mente.
《 E non c'è di che. 》Mi fa l'occhiolino.
Alla fine anche lui si gira dandomi le spalle e si va a sedere su una sedia vicina, che scricchiola sotto il suo peso.
Alla vista del legno mi torna in mente, com'era ridotto l'interno della locanda all'inizio della rissa tra i due semidei e con piacere noto che il pavimento è stato pulito dalle scheggie e dai cocci.
Sollevo lo sguardo e i miei occhi incontrano quelli di Damen, o per meglio dire l'unico occhio, che non è gonfio come la coda di una volpe.
Mi dirigo verso il bancone con le gambe ancora intorpidite e mi ci appoggio con gli avambracci.
《 Mi dispiace. 》Sussuro, senza guardarlo in faccia e senza nemmeno sapere il motivo per cui mi stessi scusando. Ma immagino che, se non avessi bevuto, ora il suo viso non sarebbe ridotto tanto male.
Damen non dice niente, ma le sue labbra si increspano in un leggero sorriso di comprensione.
Voltandomi verso l'altro lato della locanda mi rivolgo ad Apollo.
《 Qual'è il prossimo piano d'attacco? 》Domando.
Lui incatena gli occhi ai miei e mentre, appoggiato con le gambe su uno dei tavoli lì accanto, batte i polpastrelli delle dita sulla lastra dura a ritmo sconnesso.
《 Torneremo indietro, e la prossima meta sarà l'oracolo di Delfi, dove spero ci vengano fornite delle risposte sul tuo marchio. Dopo di che ci separeremo e proveremo a dimenticare il tempo passato assieme. Per quanto possibile. 》Conclude grattandosi il collo mentre io rivolgo gli occhi verso il cielo. Mi trovo a concordare con lui, non sarà facile dimenticare il tempo passato insieme, ma di sicuro sarà un sollievo per entrambi.
Continuerò la mia avventura da sola, pur sapendo che scoprire qualcosa sarà ancora più difficile, ma d'altronde Apollo non è certo un divulgatore di informazioni.

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now