Profumo di fiori

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Corro a perdifiato.
Il vento si fa più intenso e feroce e i granelli di polvere e terra che trasporta mi grattano la gola.
Il mio corpo pulsa e duole per lo sforzo. Le gambe ormai si muovono da sole, ogni passo viene accompagnato da grandi tonfi sordi, ma ormai non mi importa più di essere silenziosa.
Ora ho solo l'intenzione di trovare l'uscita di questa maledetta grotta. Faccio fatica a vedere dove metto i piedi, per non parlare della stanchezza che inizia a farsi sentire.
E il suo tempismo, come sempre, è pessimo.
Aracne continua a urlare, un grido di rabbia acuto e assordante, che mi rimbomba nelle orecchie, da troppo tempo.
Mi ha trapassato la pelle, le ossa, arrivando a stritolarmi in una morsa gelida quanto una bufera d'inverno. Più avanzo e più la temperatura scende e la poca stoffa che indosso non basta a placare i brividi di freddo. Continuo a correre fino a che non sono certa di aver messo abbastanza distanza tra noi.
Mi piego sulle ginocchia, ansimando, per cercare di riprendere fiato.
Il sudore freddo mi bagna la fronte e i battiti del cuore tuonano forti nelle vene.
Alcune ciocche di capelli si lasciano cadere disordinate davanti al viso, coprendomi parzialmente la vista. Solo in questo momento, quando alzo lo sguardo, mi accorgo che davanti a me, tra le ombre, la gola si divide in un bivio.
Sbuffo sonoramente, come una bambina, ma non mi vergogno a farlo. Sto iniziando a perdere il controllo, sono esausta e sporca e non ho la minima idea di quale direzione prendere.
In fondo cosa può cambiare? Mi dico. Rimango ferma a fissare le due vie, ho lo sguardo assorto e disperato.
Spero, mentre aspetto, un qualunque tipo di segno che mi possa indicare che strada prendere. Ma, ovviamente, niente si muove nel buio in mio soccorso.
Mi trascino dritta e sono tentata a usare l'unico metodo che mi viene in mente, abbastanza sicura della sua infallibilità. Per fino i soldati della guarnigione lo usano per sorteggiare nel miglior modo chi deve fare da sentinella notturna.
Alzo il pugnale, che rischia di scivolarmi dalle mani ancora bagnate dalla melma. Me le asciugo sulla veste e lo riprendo in mano per poi lanciarlo in aria.
Se cade dal lato sinistro, macchiato ancora dai rimasugli di ragnatela, percorrerò la via a sinistra e in caso contrario andrò a destra.
Lo guardo librarsi davanti a me.
Rotea lentamente come se il tempo si sia fermato. Per qualche motivo questo pensiero mi rassicura.
Un flebile sibilo e il pugnale cade a terra sferzando l'aria.
《 Oh andiamo! 》 Ringhio al nulla. Trattenermi sta diventando impossibile.
La punta della lama si cela nascosta nel terreno, nessun lato ha toccato terra. Inizio a camminare avanti e indietro per scaricare la rabbia che mi porto dentro dall'inizio di questa storia.
《 Potessi tornare indietro vedi come ti faccio cambiare idea. 》 Parlo al buio, a me stessa.
《 Stupida, stupida, stupida. 》 Me la prendo con me. Mi premo i palmi sugli occhi sperando che sfregandoli se ne vada via anche la frustrazione immensa che provo.
《 Stupida grotta. 》 Inizio a imprecare contro qualunque cosa mi passa per la testa.
Questo posto mi sta facendo diventare pazza, le tenebre mi stanno facendo impazzire, ma a quanto pare imprecare è un piccolo sollievo per la mia mente.
《 Stupido dio, è tutta colpa sua. Stupido lui e stupido maledettissimo pugnale. 》 Sibilo furiosa.
Con un calcio colpisco il pugnale conficcato a terra. È un gesto infantile, lo so bene, ma per qualche secondo mi raffredda il sangue che mi ribolle nelle vene.
Perché dopo tutto, ho represso per troppo tempo questa parte di me e ora ho solo bisogno di piangere disperata, come la bambina che mi hanno impedito di essere.
Solo quando mi calmo riesco a riprendere il controllo.
Con la coda dell'occhio scorgo una luce soffusa, talmente accennata che se fosse stato giorno non sarei stata in grado nemmeno di notarla.
Ma ora, nella grotta, risplende come una stella nel cielo notturno.
Le lacrime mi pizzicano gli occhi per quanto felice sono nel vedere un barlume luminoso che scaccia via le mie paure. Allo stesso tempo però sono timorosa nell'avvicinarmi.
Ne ho certo abbastanza di armi o incantesimi magici.
Anche se, in questa situazione particolare in cui mi sono cacciata, un marchio in più anche se pericoloso, mi sembra la scelta più conveniente. Decido di abbassarmi al suo livello e di raccoglierlo.
L'elsa si scalda subito al mio tocco e io accolgo gioiosa questo calore. Inizialmente non capisco perché si è illuminato, ma in lui percepisco una strana sensazione che sono certa di non aver mai provato prima.
Come se sia attratto da qualcosa. Faccio qualche passo indietro e la luce si fa più tenue, fino a scomparire del tutto, insieme alla vicinanza con la gola a est.
Mi avvicino curiosa alla gola ovest ma la lama sembra voler rimanere spenta.
Quando invece torno dove è caduta la prima volta, questa riprende a brillare. E in questo momento comprendo.
Mi sta indicando la via, come la stella polare per i marinai che navigano nelle acque torbide. Deve per forza essere così, o per lo meno faccio in modo di convincermene.
Mi fido di questa sensazione, pur non sapendo se mi porterà lontana da questo posto macabro o verso un altro vicolo cieco. O peggio.
Mi trovo sempre nell'Inferno e Aracne può non essere l'unica maledizione presente.

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now