Il portale

293 31 21
                                    

Granelli di sabbia si librano in aria quando mi fermo al suo richiamo

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Granelli di sabbia si librano in aria quando mi fermo al suo richiamo. Sono lontana da colui che meno voglio vicino, eppure non lo sono abbastanza.
Le nostre ombre si toccano davanti a me, si riflettono unite sulle rocce, si fondono come dipinti con lo sfondo ardesia, sfaldato dal tempo.
Sfumate in toni scuri, assimilate l'una nell'altra come in un mondo immaginario, completamente diverso dalla realtà.
Vorrei dividerle per sempre.
Cerco di muovermi, di voltarmi o andarmene, ma le mie gambe sembrano non darmi ascolto. È come se le sue parole gocciolassero magia, un incantesimo talmente potente da non farmi muovere.
《 Vuoi farti uccidere? 》 Tuona alle mie spalle, la sua voce profonda. Come al suo solito il tono annoiato rompe il silenzio che avevo dettato poco prima.
Mi sorprendo nel credere che forse ha capito le mie intenzioni. Forse l'ho sottovalutato un po'. Mi viene comunque da ridere nel sentire la sua stupida domanda.
Mi chiedo cosa ha in mente e chiedo la stessa cosa a me stessa. Perché diavolo mi sono fermata?
《 Non è quello che hai cercato di fare tu un secondo fa? 》 Gli ricordo.
Non riesco a decifrare niente di lui. Le sue intenzioni, i suoi ragionamenti, dal suo viso di pietra traspare soltanto pura saccenza. È come avere a che fare con una spessa lastra di ghiaccio, imbronciata e presuntuosa.
《 Ma non l'ho ancora fatto, quindi perché rimuginarci sopra? 》 Consapevole che non può vedermi, mimo le sue parole con una smorfia. Forse più di una.
Sembra essersene accorto perché d'improvviso sento la sua mano affondare nella spalla.
La pressione che ci mette, non mi fa male, ma è abbastanza forte da costringermi a voltarmi. La sua figura imponente mi tiene all'ombra dalla luce del sole. Alle sue spalle i raggi abbaglianti ne calcano i contorni. Sulla pelle del viso e su tutto il corpo si crea un gioco di luci che accarezzano ogni suo lineamento definito.
Ma come sempre, sono gli occhi a risaltare più di qualunque altra cosa. Sono come il fuoco ambrato di una candela appena accesa, e ora danzano sul mio corpo, consumandomi fino alle ossa.
Parla con il sole alle sue spalle.
《 Mi stavi imitando? 》 Domanda guardandomi e alzando un sopracciglio folto.
Sono ancora arrabbiata per le parole che mi ha rivolto, ma in qualche modo riesco a convincermi a dargli una seconda possibilità, solo perché potrebbe essermi utile.
《 Ci ho provato, ma nemmeno il più bravo tra i giullari avrebbe potuto copiare tanta stupidità. 》 Dichiaro ancora turbata da poco prima.
Apollo sorride più soddisfatto di me. Incrocio le braccia al petto, corrugando la fronte.
Non ha abboccato alla mia provocazione come invece io ho fatto con la sua. Voglio colpirmi, perché la mia reazione non fa altro che confermare la sua dichiarazione sull'essere una bambina.
《 Sai dove si trova il portale per l'Inferno? 》 Svio quei pensieri tornando alla questione principale. Come immagino non è sorpreso nell'udire le mie parole.
《 Sei più vicina di quanto immagini. 》 Dice spostando il peso sul piede e puntando lo sguardo sopra la mia spalla.
Mi giro di conseguenza. E mi innamoro di questa vista.
L'acqua mossa dilaga e ritira schiuma bianca sulla sabbia a terra.
Due opposti che contro natura si uniscono in un'esplosione di vita. Il cielo si è schiarito facendosi più limpido e finalmente il sole è tornato a scaldare.
Mi asciuga i capelli bagnati mentre avanzo di qualche passo. Però oltre a questo bellissimo paesaggio e alle rocce frastagliate, non vedo nient'altro.
《 Stai avendo un qualche tipo di allucinazione divina? Non c'è niente di simile ad un portale qui. 》 Affermo scettica.
A grandi falcate mi supera dirigendosi verso una piccola conca scavata tra la pietra.
《 Hai intenzione di portare il tuo culo qui oppure me lo devo prendere da solo? 》 Ammicca malizioso. Gli occhi si alzano al cielo senza che mi prenda la briga di farlo da sola.
Anche se mi affretto a raggiungerlo. Mi metto al suo fianco piegando il busto in avanti e infilo il naso dentro alla piccola caverna. La pelle d'oca corre su tutto il mio corpo ricoprendone lembo dopo lembo, mentre un brivido si libra alla base della schiena.
Mi raddrizzo e sposto lo sguardo verso il dio.
《 È questo? 》 Lo guardo dritto negli occhi come per pregarlo di smentirmi. Appena sfiorata l'entrata ho provato un pizzicolio dietro alla nuca.
Ho una brutta sensazione.
Purtroppo per me le sue parole non sono quelle in cui speravo.
Lascio cadere le spalle in segno di resa.
Quel maledetto sorride divertito, incrociando le braccia al petto, valorizzandolo ancora di più.
Sembra si stia godendo lo spettacolo. 《 Molto bene Elaine. Prego, va pure all'inferno. 》
È la prima volta che pronuncia il mio nome e dalle sue labbra prende un effetto diverso da quelle di chiunque altro.
Lo guardo fisso negli occhi, ma poi sposto l'attenzione verso l'orizzonte. Il cielo che prima era limpido, adesso lotta con le nuvole grigie mentre il sole, tenace, resiste.
Indugio per fin troppo tempo. È probabile che sto per correre il più grande rischio della mia vita, andando ad abbracciare le forti braccia della morte.
È normale avere paura, mi dico.
È giusto avere paura.
Continuo a ripetermi queste parole da tutto il giorno, ma lo faccio invano, perché la paura è aumentata ogni volta che mi avvicinavo di un passo alla spiaggia.
《 Sei sicura di volerci andare? 》 La sua voce mi risveglia dai miei pensieri.
Annuisco guardandolo.
Prendo un po' della sua sicurezza. 《 Tu non vieni? 》 Domando. Per quanto lo odio, rimane comunque un dio ed essendo tale è una protezione in più.
O un pericolo in più, nel suo caso. Aspetta un po' poi decise di rispondere alla mia domanda, e prima che le labbra gli si incurvano all'in sù in un sorriso sarcastico, una luce diversa gli balena sul viso.
《 Non sono ben accetto. 》Risponde.
Non mi stupisce affatto. Che non sia il benvenuto nemmeno nel mondo di Ade, posso comprenderlo benissimo ma mi domando comunque il perchè. Rimango interdetta invece dalla leggera vibrazione malinconica che prende la sua voce. Decido di ignorarlo, come lui ha sempre fatto con me e prendo un respiro profondo. 《 Sono pronta. 》
《 Come funziona? C'è un passaggio segreto o una formula magica? 》 Chiedo stiracchiando il collo e le braccia. Lui mi guarda per l'ennesima volta divertito.
《 Pensi di essere nel mondo delle favole ragazzina? 》 Mi provoca.
《 Il portale impedisce ai mortali di attraversarlo ma alle anime e agli dei è permesso. Credo che dentro di te scorra una parte di potere della mia spada per cui presumo tu possa passare. 》 Mi spiega.
《 Ah, allora se tu presumi che riuscirò a passare vuol dire che non devo avere niente da temere. 》
Sibilo tra i denti guardandolo di sottecchi. Giuro a me stessa che se morirò per colpa sua, mi impegnerò a tormentarlo per il resto della mia non vita.
《 Vedo che finalmente la tua testolina ci è arrivata, ora muoviti e fai quello per cui sei qui. 》 Dice passandomi un pugnale.
Capisco subito che questa semplice lama è l'unica cosa che otterrò da lui e così la prendo senza lamentarmi. Indecisa se doverlo ringraziare o meno.
Alla fine non lo faccio e gli do le spalle, ma non prima di avergli accennato un sorriso, grata.
Una folata di vento compare dal nulla e mi colpisce in pieno viso, scompigliandomi i capelli ancora umidi. Stringo i denti e con essi l'impugnatura dell'arma. Prendo un respiro profondo e trovo il coraggio di fare il primo passo.
Porto il marchio al di là della soglia e aspetto.
Non succede nulla.
Traggo un sospiro di sollievo, anche se non mi tranquillizzo del tutto.
La sensazione di pericolo continua a tormentarmi i pensieri, ma decido di proseguire comunque, consapevole che Apollo mi sta guardando.
《 È stato quasi bello conoscerti, ragazzina. 》 La sua voce percorre le pareti della caverna fino a giungere alle mie orecchie. Infierisce più di quanto non lo sta già facendo la mia mente.
《 Non posso dire lo stesso. 》 Non esce più di un sussurro dalle mie labbra tremanti. La poca luce concessa dall'entrata alle mie spalle basta per vedere dove metto i piedi.
È comunque troppa poca, penso.
Il vento ulula nel buio tetro, graffiando la pietra e colpendomi le guance rosse dal freddo.
Ho paura. Ne ho tanta.
Accolgo i brividi che provo lungo la spina dorsale e lungo le braccia nude come fossero vecchi amici. Mi danno la certezza di essere ancora viva, e non so se questa sensazione potrò provarla ancora per molto.
Tengo stretto il pugnale, avvicinando la lama al petto per poterla sfruttare al meglio in caso di bisogno.
È l'unica difesa che possiedo, oltre alle mie gambe, che sembrano estremamente euforiche all'idea di scappare da questo posto.
Continuo a camminare timorosa, ma senza correre, senza fermarmi. Guardo ossessionata la strada davanti a me nella speranza di vedere presto un'uscita.
I passi che percorro vengono amplificati dalle pozze di acqua stagnante sporca, mentre goccioline di chissà quale liquido, scendono rapide le pareti, unendosi al suolo.
Più avanzo più lo spazio attorno a me aumenta, il soffio puntigliato si alza sempre di più, così come la distanza tra me e il soffitto della caverna.
Un odore pungente di ferro contamina l'aria già pesante della cavità.
All'improvviso sento un rumore alle mie spalle. Mi giro di scatto con il cuore che minaccia di uscirmi dal petto.
Ma non riesco a vedere niente. Continuo a camminare, mentre strizzo gli occhi per scovare cosa si nascondesse nel buio, ma non trovo nessuno.
Continuo a guardarmi le spalle, con la costante paura che qualcuno mi attacchi all'improvviso. Ma la verità è che il pericolo non si nasconde solo alle nostre spalle.
Ci circonda senza lasciare vie di scampo.
Mentre sono distratta vado a sbattere contro qualcosa di appiccicoso. Faccio un salto per lo spavento, ma questa strana sostanza mi blocca.
Sono come funi di resina che mi tengono saldo il corpo. Cerco di calmarmi, di sforzare gli occhi per cercare di capire cosa mi sta impedendo di scappare a gambe levate.
Rabbrividisco quando capisco che le corde sono quelle di una ragnatela. Una gigante e mortale ragnatela.
Più mi dimeno più i fili si stringono a me, ma a spaventarmi è la consapevolezza di cosa si trova sulle ragnatele. Su colui che l'ha tessuta.

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now