Mr. Rick e la Tazza

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Piano sesto - Interno 37

Mr. Rick si siede, come tutte le mattine, sulla tazza. Il solito vuoto pensa, senza fantasia e senza afflato. Che cavolo! Ancora qui, seduto sulla sua tazza e si guarda le mani. Sono le mani di suo padre, quel colosso d'uomo, pancia immensa, divoratore di cibo e di persone. In fondo, pensa Rick seduto sulla sua tazza, sono un divoratore come mio padre, ma di nulla. Il solito sforzo per ricomporre nella testa un pensiero di filato all'altro. Ma chi dice che ogni pensiero debba per forza avere qualcosa di sensato. Alzarsi, lavarsi, colazione, vestiti e così la giornata ti è già passata davanti agli occhi e tu te ne stai lì a guardare un giorno uguale all'altro. E se avvolgi a ritroso il nastro di tutte le giornate iniziate così filosoficamente sulla tazza, ti viene il male. Qui, sulla tazza a pensare al male, che poi non esiste, perché hai già digerito le giornate a ritroso e ti accingi a crearne una nuova, tutta uguale alla precedente. Mr. Rick, quindi, se ne sta lì a pensare che la sua esistenza scorre tutta uguale, sia che la immagini in avanti, sia che la riavvolga all'indietro.

Mr. Rick pensa, il suo pregio e il suo difetto, ha sempre detto sua madre. A voler essere sinceri Mr. Rick ha un pregio e due difetti. Il primo pregio è che pensa, ma davvero tanto, cioè lui sta sulla tazza come tutti i comuni mortali, ma lui quella tazza la trasfigura e, comodamente seduto, si invola nel caos delle parole che bussano contro la sua fronte e pretendono di entrare. E lui non sopporta questo spingere ansioso, questa baruffa di lettere e virgole e due punti e spazzolini, tram, occhiali e ...insomma, Mr. Rick deve aprire la porta o meglio la porticina che sta proprio lì, in vista tra le sue prime rughe e la stempiatura. E quando apre quel minuscolo ingresso, sbam! Tutte le lettere e i tram e gli spazzolini irrompono nel suo cervello con un baccano tremendo. Spazzolini che perdono le zeta e tamponano le emme dei tram... e la confusione è tanta, potete immaginare.

Il povero Mr. Rick allora respira, respira profondo e lento, come gli ha insegnato l'insegnante di Yoga, per dieci volte. Un po' di calma, finalmente: respira.

Uno, due, tre...Mr. Rick, immobile, pigiama abbassato, un termosifone davanti e la calma che arriva. Ed è qui che Mr. Rick lascia spazio al suo secondo e ultimo e definitivo difetto: la quiete, la calma, insomma la staticità, come la volete chiamare. Questo mattiniero pensatore ha raggiunto la pace o meglio potremmo dire l'immobilità.

Mr. Rick non ode nessun pensiero nel cervello, nessun tamponamento, solo una parola si fa strada manifestandosi alla sua tormentata coscienza: beatitudine.

Mr. Rick allora, statua classica pensante, rimane intrappolato, completamente assorto, nel suo unico istante. 

In mezzo al nullaNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ