L'unicorno in cortile

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Tutti i giorni, minuto più minuto meno, Sante, Piano primo – interno1, approda in cortile per recuperare la bici. Non possiede un'automobile, a causa dell'età e dell'occhio sghembo - è sempre stato il suo segno particolare – che ha perso il campo e tenta, da qualche anno, di fare una rovesciata alla Pelè.

"Ciao, Raul, che fai?", chiede Sante al bambino, che scorrazza, a pieno ritmo, in bicicletta nel cortiletto privato dell'edificio.

"Ciao, Sante! Giro in bici! Hai visto l'unicorno?", replica il bimbo entusiasta, componendo un bell'otto con la biciclettina sportiva, acrobazia degna di un professionista.

Sante, classe '40, inforca la due ruote e, dopo aver osservato con competenza i ghirigori di Raul, si mette pure lui a fare l'otto.

"Bravo, Sante!", gongola il bimbo, tra un di qua e un di là.

"Veh, vai dalla Giustina anche oggi?".

"Sì, ci vado tutti i giorni. Sai, lei mi aspetta. Al ricovero non ci sono mica tanti passatempi. Ve mho, Raul, dove sta l'unicorno?", chiede in planata.

"Eccolo là! Nel cimitero delle biciclette, in fondo al cortile!".

"Ah, ma sì! Ma è bellissimo!", si entusiasma Sante, con un drin drin di campanello.

"Raul, facciamo che, quando torno, andiamo io, te e l'unicorno a mangiarci un bel gelatino qui di fronte. Cioccolato e panna montata!".

"Evvai! Con la ciliegina sulla panna!", esclama il bambino in equilibrio sui pedali.

"Allora, a più tardi! Tieni a bada l'unicorno!!". Sante scompare nel viottolo.

Raul è proprio contento, mentre percorre in lungo e in largo il cortiletto. Scende tutti i giorni, quando la mamma va al lavoro. Al collo ha un cordino con le chiavi di casa. La mamma, prima dell'inizio della scuola, gliele ha consegnate con un "adesso sei un omino" e due grandi lacrime ai lati degli occhi scuri.

Da quel momento le chiavi di casa sono diventate il suo tesoro più prezioso.

Quando torna a casa da scuola, un pranzetto veloce e subito giù dagli amici!

Dovete sapere che Raul ha degli amici fuori dal comune. Non sono fatti effettivamente di carne e ossa, bensì, come dice lui, di polvere, luce e colore. Han sorrisi pieni di stelle e volano nell'arcobaleno così veloci, che le gocce di pioggia si abbracciano e si danno le pacche sulle spalle.

Oggi l'unicorno azzurro, un tipo ben curioso, ha deciso di scendere a ficcanasare nel cimitero delle bici, alla ricerca del campanello perfetto.

"Chissà se lo trova, magari glielo chiedo in prestito! Ho la tessera della biblioteca, vale per tutto!", riflette il bimbo, in pieno zigozago.

Mentre viaggia audace su una sola ruota, l'antifuoco delle cantine si apre e spuntano una mamma tutta bella e un ragazzino, giorno più giorno meno, coetaneo di Raul.

"Ciao!", esclama gioioso il piccolo ciclista, con un cenno della mano come quello che fanno i colonnelli ai commilitoni.

Il ragazzino lo guarda e, a bassa voce, che poi non è così bassa, dice al genitore:

"Quello lì è strano". Si volta e sale in auto, tralasciando ciao di cortesia.

Raul non se la prende. La sua mamma, dai grandissimi occhi come il cioccolato, gli ha spiegato tante volte che non tutti i bambini hanno il suo privilegio e che quindi non si deve addolorare.

E Raul non se la prende. Anzi. È una fortuna avere tutto per sé il mondo dei colori e della polvere di stelle.

Schizza in derapata giù dalla discesa e saluta l'unicorno, con una riverenza.

L'unicorno, abbigliato in tinta col cielo, gli rivolge un bell'inchino. 

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