Gino e la ramazza

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Il parcheggio condominiale uso pubblico

20 Ottobre 2001
Sabato, ore 5.55 a.m.

Gino, sessant'anni, dritto come uno scopino, nel bel mezzo del parcheggio condominiale, uso pubblico.

Ciuffo corvino, fonato alla George Michael.

Canticchia un motivetto orecchiabile e si gusta il primo giorno di pensione.

Tocca il cielo con un dito.

Qualche ora prima i suoi colleghi gli hanno fatto la festa d'addio, una gozzovigliata di erbazzone e vino rosso. A mezzanotte il circolo sociale pareva il Marabù: gnocco, gnocche e tanta musica anni '90.

"What is love" a ripetizione e una bella mora, tutta tonda e morbida, che, dirimpetto, lo sluma.

Gino si sente il re del mondo.

E' buio, l'orario sta ancora indietro di un'ora e lui scivola furtivo tra una macchina e l'altra, una ramazza in mano. Da lontano pare uno 007, un felino nero talmente elastico, che non fa rumore mentre sgattaiola tra le auto in sosta.

Improvvisamente un'auto sportiva gira nel parcheggio e si butta a riprender fiato di fianco all'aiola. Ne scende una biondina, una sgnoccola, dice lui. Gino si butta giù, comincia a strisciare come un ninja, finchè non ha una visuale chiara. La ragazza scavalca la catena dell'aiola, impianta i tacchi proprio al centro del verde, tra il fogliame basso, su la mini, giù la mutanda e via.

"Boh, sta qua s'è bevuta l'acquedotto!", ragiona il ninja e se ne sta lì ammagliato.

Non lo si potrebbe definire un guardone: mica sta tutta la notte appostato per guardare solo le belle ragazze, a parte che lui le guarda tutte, belle e brutte, giovani e vecchie.

Questa è solo una parte della sua attività. Per il resto lui ramazza davvero il parcheggio, cioè fa le pulizie volontarie, ma battezza anche le auto.

"Beccata! Tra mezzora ti chiamo il piro! Ahahah, 50 Eurini e non vai con l'amichetta a Riccione!".

Qualche volta, ma meno spesso, insieme alla ramazza si porta anche le tenaglie, agganciate al cinturone da elettricista. Si avvicina alla bici, incatenata al piletto di prossimità alla cantina, e trac! spezza la catena e fa un bel danno al copertone.

"Così la prossima volta la vai legare a tua sorella!", ridacchia intimamente.

Bisogna anche dire a onor del vero, che Ginetto ha sicuramente anche una funzione pubblica: in caso di incendio, incidente stradale, aggressione o omicidio, lui è sempre il primo a chiamare, in questo ordine, polizia, ambulanza e pompieri. Appena arrivano i mezzi a luci spiegate e lo vedono lì, nel buio del piazzale, che fa segnali d'atterraggio con la torcia, svoltano, inchiodano e, mentre scendono, prima di chiedere il danno o l'effrazione o l'assassino, dicono: "Ciao Gino!"

20 Ottobre 2021
Mercoledì, ore 5.55 a.m.

Stessa ora, stesso giorno, stesso parcheggio e Ginetto è ancora saldo alla ramazza.

Ottantuno anni, capello bianco con discreto riporto appiattito in sommità, occhio vigile e la medesima soddisfazione di vent'anni prima.

"Ne è passata di acqua sotto i ponti", pensa compiaciuto.

In vent'anni quante persone sono passate dal suo parcheggio uso pubblico. Solo lunedì scorso l'inquilina del primo piano ha affettato il marito. E' stato lui il primo ad intervenire, si compiace.

Quel giorno aveva udito delle grida pazzesche. Ha individuato subito piano-appartamento-situazione-danno. Con una spallata vigorosa ha spalancato la vecchia porta, disarmato la signora, che aveva proprio delle belle gambe, praticato il primo soccorso al marito esanime, chiamato l'ambulanza con medico a bordo e testimoniato contro la bella signora. Risultato: il marito è vivo e si sta riprendendo e la moglie sta in un reparto psichiatrico di Bologna. Quanto è giusta e ordinata la vita, riflette con commozione.

Muove due passi e incrocia l'auto del genero: stasera la figlia è venuta a fargli visita da Milano insieme ai bambini e al marito.

Gino non sopporta Amir, per mille motivi che spesso elenca quando sta in ronda: intanto non è italiano, poi è ingegnere, poi è, ecco, esiste. Non riesce ad ammettere con sé stesso che non gli piace perché è di colore.

Quella mattina, comunque, Amir gli ha messo la pulce nell'orecchio: conoscendo il voyeurismo del suocero, gli ha consigliato di installare in area cortiliva qualche telecamera ben studiata.

"In effetti potrebbe essere la soluzione al mio perenne mal di schiena", ragiona il ninja attempato.

"Me ne potrei stare comodo comodo in salotto, davanti ai visori, e vigilare tutto il giorno sul traffico pedonale e non".

E così, una settimana dopo, saluta il tecnico e si piazza in poltrona di fronte a ben sei video stazioni.

Per due lunghissimi giorni non stacca gli occhi da auto parcheggiate fuori dalle strisce, bambini che distruggono le fioriture autunnali, lo spacciatore di quartiere in monopattino e infine le abitudini dei vicini di casa.

Si compiace della sgommata da tredicenne di Sante, l'amico d'infanzia. Eh, noi della vecchia guardia veh che roba.

Si fa beffe della padrona di casa, che passa davanti alla videocamera est e che, con nonchalance, gli fa il salutino: sono anni che gli fa la corte e lui sono lustri che elude lei e il suo avvocato.

Oggi tuttavia comincia a sentire spossatezza e sta per spegnere la console, quando...

Una figura femminile, magra, gambe eleganti, chioma argento compare davanti alla ovest. Sguardo intelligente installato su due tacchi dodici. Sgrana gli occhi, un breve cerchio alla testa gli provoca un capogiro, non riesce a deglutire: ma è la Nilde Baroncini!

Da quell'istante ogni giorno alla stessa ora si fa trovare nel piazzale: "Buongiorno Signorina come sta?, "che bel tempo che fa oggi", "non ci sono più le mezze stagioni" e così via.

Si consuma di sentimento, non mangia, non dorme più. E' tornato a ramazzare, ma è così trasognato che non bada più a nulla.

L'amore, pensa con rara saggezza, quanto è intempestivo. Quarant'anni di ronde e di vedovanza e soltanto ora la passione.

In mezzo al nullaWhere stories live. Discover now