La maestra Baroncini

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Piano secondo – Interno 4
Tratto da una storia vera

È successo di nuovo. Occhi spalancati nel buio, la chioma sconvolta come rovo delirante.

La maestra Baroncini non riesce più a dormire una notte di filato.

"Ottant'anni non sono pochi, Fausto, dovrò farmene una ragione", si duole, rigirandosi nel letto.

All'improvviso, al di là della parete, un piagnucolio di lattante, infelicemente prolungato.

La docente trae un respiro profondo, scioglie le articolazioni con fatica, lancia malamente i piedi giù dal letto e si rizza, barcollando.

Statura superiore alla media, la maestra Nilde Baroncini, cipiglio colto, muso raggrinzito, ma perspicace e gambe lunghe, fasciate da preziose autoreggenti.

"Ogni notte lo stesso pianto. Sono anni, Fausto", esclama scontenta.

"Questo bambino non cresce mai?".

Strascica le ciabatte, che non ne vogliono sapere, fino alla parete.

Appoggia l'orecchio al muro, in ascolto.

Di nuovo il vagito, accompagnato dal tintinnare di un sonaglio.

"Viene sempre dall'appartamento di quei vicini là, quella coppia inglese che incontri ogni mattina... Bah, che incontravi, ...che tanto tu te ne stai bello bello comodo e non ti crucci di niente. Però, Fausto, non li ho mai visti con nessun bambino".

Tace assorta.

"No, non è il Rick, quello non ha figli!", rimprovera la maestra.

Con evidente impegno appiccica ancora di più il padiglione auricolare al muro e ci fa il vuoto.

Un ultimo rigurgito di lamentini, poi più niente.

"Bah", pensa la maestra e, lenta come la vecchiaia, si dirige in cucina.

Con elasticità mortale accenna il principio di una samba e le ossa scrocchiano nel supplizio.

Si siede al tavolo, afferra la penna con fare professionale, e scrive: farmacia, mele, pere, vino rosso, vitello, dieci! Butta indietro la testa e sghignazza.

Innaffia la notte con un buon Lambrusco e aspira vorace tre o quattro sigarette. Fuori dalla finestra le foglie degli alberi raccontano dell'autunno.

"Halloween sta arrivando", pensa.

Nell'appartamento di fianco tutto tace.

Il mattino dopo si alza di buon'ora. Con la solita verve da zombie si veste e si infila le scarpe.

Quest ultima operazione le richiede un profondo raccoglimento e la tiene impegnata circa una buona mezzora. Equipaggiata a dovere, si dirige verso l'ascensore con un Bah di disapprovazione.

"Fausto, esco! Vado dal panettiere! No che non ti compro i cappelletti!".

Sbarcata nell'atrio del condominio, si ricorda di controllare la posta. Mentre rivolta la borsetta, l'ascensore si apre e ne emergono i due coniugi inglesi.

"Hello!", dice lui cortese.

La maestra replica con un elementare: "Hello, dear!".

Gli inglesi escono e lei rimane lì, di nuovo sorpresa.

"Ma il bambino dov'è?".

Trascorre la mattinata in chiacchiere con la Luisa, due cosette dal panettiere e via a casa.

A pranzo, mentre, con grande maestria culinaria, tortura l'omelette, il citofono tuona.

"Il corriere!", esclama.

Si butta sulla porta, corre all'ascensore, lo calcia perché è occupato, sbuffa, sale in ascensore, esce dall'ascensore e appena in tempo intercetta il corriere che, mercurio alato, le lancia il pacco nei denti con cattiveria. Si ferma, riceve con esperienza e finalmente può permettersi di sudare.

Finalmente il pacco, dieci giorni di attesa. Se lo gira, se lo guarda, se lo accarezza, ma...

"Questo non è mio!", sputa.

Confusa, cerca l'etichetta e presto realizza che appartiene ai coniugi d'oltremanica.

"E adesso che faccio?".

Tace in riflessione.

"Bah, va bene, salgo da loro e glielo porto".

E di nuovo...chiama l'ascensore, è occupato, sbuffa, chiede l'intervento della Vergine, arriva l'ascensore, sale sull'ascensore, esce dall'ascensore e di nuovo, finalmente, suda.

Driiin!

Si apre la porta e spunta un sorriso anglosassone.

"Buondì, sono la signora della scala C, ho ricevuto un pacco che dovrebbe essere vostro".

"Ah, thank you!".

"De nada", reagisce la Nilde fuori luogo.

"Come vi trovate in questo palazzo?", cerca di recuperare imbarazzata.

"Molto bene, direi. Io abitavo qua da piccola", afferma l'inquilina, in perfetto stile britannico.

La Baroncini vien fatta accomodare e, immediatamente, attacca la registrazione dell'ambiente.

A scuola la chiamavano il Flagello, vedeva anche i pensieri dei suoi alunni. Se poi diceva Bah era finita, ti aveva beccato.

"Sa, sento sempre il vostro bimbo la notte, non che mi disturbi. Quanti anni ha?", curiosa la Nilde, decisa ad andare in fondo al mistero.

La donna trasale, spalanca gli occhi, e si alza in piedi.

"Scusi, devo aver detto qualcosa di sbagliato. Ora vado, scusi ancora", e fa per levarsi di torno rammaricata.

L'Inglese però la ferma immediatamente.

La Nilde, timida e dispiaciuta come una mammola,

si guarda intorno un po' in soggezione, le mani accoccolate in pancia. Alle pareti stuccate splendide miniature, paesaggi londinesi e...una foto. Un neonato, pettino nudo e ciripà.

La maestra si volta lentamente e rivolge uno sguardo interrogativo alla donna.

Questa china il capo, i raccoglie i capelli dietro all'orecchio e sussurra: "Abbiamo avuto un bambino undici anni fa, Edward. È scomparso quando aveva sei mesi"

La donna piange lacrime asciutte, trova il coraggio e continua: "L'abbiamo cercato per un anno. Poi abbiamo perso le speranze".

Si alza, va alla finestra e prosegue: "E così ce ne siamo andati. Il bambino in foto è lui".

Nella stanza regna ordine e silenzio. La foto del bebè incombe sulle due donne. Il vento pungola i vetri.

La maestra si avvicina e porge il pacco con discrezione, rispettosa del dolore.

Lei, sbiadita, lo scarta lentamente, tanto per tenere le mani impegnate.

Ad un tratto lo getta a terra, come se scottasse. Un piccolo sonaglietto azzurro spunta dal cartone sdrucito, con un timido scampanellio.

La Nilde, che fu terrore di innumerevoli generazioni di bambini, in evidente stato confusionale emette un "Bah" per confortarsi e si avvia alla porta in tutta fretta.

A questo giro va a piedi, non se la sente di reggere lo stress dell'ascensore.

"Fausto, hai sentito? Che paura!", dichiara.

"Sì, Nilde, ho sentito", risponde Fausto.

La maestra Nilde Baroncini sobbalza, sgrana gli occhi nel buio del pianerottolo.

Nessuno.

(to be continued)

In mezzo al nullaWhere stories live. Discover now