Un Natale di buon cuore

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La neve scende morbida in fiocchi abbracciati, come volesse diffondere il buon cuore del Natale.

Il silenzio ovattato avvolge e culla amorevolmente la città.

Giulia incolla una nuvoletta di bambagia all'angioletto azzurro, mentre Raul dipinge d'arcobaleno il suo adorato unicorno.

La scuola è in pausa natalizia e i bambini sono stati lasciati in custodia alla maestra Baroncini alle sette del mattino, minuto più minuto meno.

Mentre la Nilde prepara una colazione da campioni – ha deciso di cucinare uova in camicia e lotta con il ricettario a forza di ingredienti – Giulia e Raul incollano angioletti e unicorni ai vetri appannati del salotto.

"Giulia, ti piace il mio unicorno?"

"Si, certo! Trovo che sia molto simpatico!".

"La mia mamma dice sempre che gli unicorni sono le creature più belle del mondo! Secondo me ha ragione".

"Al mio papà, invece, piacciono di più gli angioletti, anche se lui attacca al muro le tastiere. Sai, lui fa il programmatore".

Lo scambio di opinioni prosegue con tu ci credi a Gesù e che regalo hai chiesto a Babbo Natale.

La Baroncini si sente particolarmente gaia: i due bimbi la fanno ritornare alla giovinezza, quando ancora il Bah non esisteva. L'odore della colla e il chiacchiericcio sommesso dei piccoli la quietano e la fanno sorridere.

"Nilduccia, tra poco è Natale...ti ricordi quella canzone?"

Last Christmas, I gave you my heart

But the very next day, you gave it away

"Me la ricordo, Fausto caro", fa la Nilde trasognata. Tuttavia si riprende subito dalla sdolcinatezza con un bello scrollone e il vocalizzo del bah.

Apre la porta blindata e ritira l'omaggio del giorno: oggi si tratta di una piccola coroncina di vischio e nastro rosso da appendere allo stipite, in attesa del bacio.

In effetti la Baroncini, da un paio di mesi, riceve ogni giorno sullo zerbino un omaggio da un ammiratore ignoto. La prima volta - si trattava di una orchidea rosa grande quanto tutto il pianerottolo - aveva pensato che il corriere si fosse sbagliato e aveva lasciato il vaso davanti alla porta dei coniugi inglesi. Ma poi, il mattino successivo, aveva trovato una scatola a forma di cuore, contenente cioccolatini ripieni. E il giorno dopo ancora un altro omaggio, sempre senza biglietto: un cesto di ciliegie e manghi maturi – ogni riferimento è puramente casuale.

Dunque, da due mesi a questa parte gli omaggi non erano mai mancati.

Aveva riflettuto, almeno per i primi tempi, su chi potesse essere l'autore, tuttavia, non aveva risolto l'arcano e ci aveva mollato.

La giornata trascorre tra decorazioni, esercitazioni a sorpresa di grammatica e aritmetica e qualche lettura ad alta voce.

La sera è giunta e con essa la Vigilia. La condensa alle finestre si intona benissimo con l'albero di Natale, stracarico di angioletti, unicorni e strenne accartocciate.

Il telefono, timoroso, suonicchia con nonchalance, in attesa che Nilde lo afferri con la usuale forza. Il programmatore è stato trattenuto a Milano e non riuscirà a rientrare in serata. Fortuna che la telefonata è breve, perché l'apparecchio già sta per svenire.

Pochi minuti dopo di nuovo il telefono: è la mamma di Raul. Una collega è malata e lei dovrà coprire il turno serale al ristorante.

La Nilde è contenta. In fondo il suo programma per la Vigilia era cena con Fausto e "La spada nella Roccia" in videocassetta.

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