Il diavolo in cantina

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Le urla orride per le scale raccomandano la postina al cielo.

Si sentono perfino nell'abisso della cantina. I demoni sbalordiscono. Loro, che popolano la perdizione dei corridoi e degli interstizi progettati per il baratro.

«Che mai sarà questo trambusto, una nuova trappola ad ultrasuoni? », strillano in coro.

Un demone, il più giovane, si alza in piedi e annusa l'aria. Sente tanfo di cattiveria. Tutti si accalcano attorno a lui. Mille occhietti rossi, curiosi, testimoni diabolici, brillano nel buio.

L'orda puzzolente si accalca, si struscia, si contorce.

Il giovane prende la parola: «Cibo per noi! In avanscoperta!».

Si stacca dallo scompiglio bestiale, petto in fuori, malvagità nel cuore. Silenzioso, percorre veloce il dedalo, non può smarrire la strada: il fetore della cattiveria lo guida nel buio. Sgattaiola tra vecchie bici avvilite. Beve la malignità delle urla.

Non ascolta le parole, quelle sono patrimonio di tutti, ma ascolta la natura dell'anima.

«Qui si tratta di affari seri», si stupisce il diavoletto vigoroso.

In quelle grida, infatti, risuona l'eco dell'empietà, perché le parole hanno un sonoro, che non corrisponde a quello delle lettere, pronunciate tutte insieme. Le parole suonano di emozioni, di presente e di passato. Nelle parole canta la vita di una persona, dal primo respiro all'ultimo. C'è la melodia della dolcezza, che ti accarezza e ti conduce al sicuro; c'è l'angoscia della perdita, che ti contorce lo stomaco; e infine c'è l'urlo empio e brutale, matrice dell'inferno, consanguineo dell'odio.

Il Diavoletto è giunto alla base delle scale. Sale faticosamente gradino dopo gradino, l'affanno vale il premio.

«Oggi si mangia! L'odore è dei migliori!», esclama gioioso.

La porta antifuoco, mostro metallico e morale, è aperta.

Le urla sono sempre più vicine, mancano di fiato.

Il giovane è arrivato, dietro a quell'angolo si mette ad ascoltare. Dilata le narici e assimila ogni lettera, beato.

«Lei! Tutti i giorni! Lei! Non è il posto della pubblicità questo! La deve smettere!», sbraita cattivo il pensionato.

Brandisce la reclame plasticata della pizza express, l'espressione deformata scagliata in faccia a un donnino fluorescente.

«Tutti i giorni viene qua, senza nessun rispetto! E non usa la cassetta della pubblicità!», ansima.

La postina fluorescente, piccola piccola, schiacciata contro l'antiporta, non trova la via di fuga. Sente l'odore dell'alito, strizza gli occhi per la paura.

Il demonietto lo conosce quello lì.

«Sta al quinto piano, scala B», riflette.

«Marito scontento, trasandato, perennemente corrucciato, malevolo, offensivo. La moglie, niente figli, un giorno si è ammalata ed è caduta allettata. Qui ti entra in scena la badante, una bella. Lui rinasce al vigore. Si colora, si gonfia come un pallone, le mossette adulanti. Poi non so che è successo, però ricordo che la moglie è morta e che il nome sul bidone dell'indifferenziata è diventato quello della badante.», si fa beffe l'infernale.

«Questo è uno buono, mi piace», ridaccchia.

Intanto il pensionato urla, ma così tanto, che sta per venirgli un infarto.

Il giovane satanasso deve fare veloce.

Corre alla porta antifuoco ed emette un sibilo acutissimo.

L'orda diabolica ode soddisfatta, si compatta e parte. Pelo contro pelo, odore scellerato nell'aria, denso e soffocante.

In un baleno l'atrio è invaso da migliaia e migliaia di demonietti pelosi, denti aguzzi, smaniosi.

La postina si ghiaccia, vuole entrare nel muro.

Il pensionato continua, non vede il branco alle spalle. Non si accorge di nulla, nemmeno quando le grigie bestie lo foderano come un cappotto.

Prova a sbraitare di posta, pubblicità e santi numi, ma le corde vocali vengon meno.

La pelliccia putrescente lo spreme, lo contorce e, in un attimo, scompare nel seminterrato.

Ora all'ingresso è silenzio.

La postina ha la faccia in frantumi. Stacca la pelle dal muro. Si avvicina con circospezione al corpo vuoto, cencio dimenticato nell'atrio. Poi però si arresta.

Un bagno di sudore, le mani tremanti, raccoglie la pubblicità da terra. La distribuisce, come incosciente, cassetta dopo cassetta. Ecco, forse, nel compiere i gesti quotidiani, il lume della ragione è tornato.

Ha finito, può andare.

Apre il portone.

Si blocca.

Si volta e sorride.


In mezzo al nullaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin