Capitolo due

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Capitolo due



Furono i raggi del sole a svegliarmi, stropicciai gli occhi ancora assonati; girai il capo vidi che l'orologio segnava le 07:00 in punto. Si prospettava una giornata davvero caotica, quindi non rimasi più di tanto sotto le coperte.

Entrai in cucina e notai mia madre intenta a leggere qualcosa nel suo iPad.
«Buongiorno mamma.»
La raggiunsi lasciandole un bacio sulla guancia; curiosa sbirciai. Era intenta a leggere annunci online di lavoro.
«Buongiorno Ivy» ricambiò.

Mi feci una tazzona di thè caldo e mi incamminai nella mia stanza, mi sedetti nella panca sotto la finestra.

Ad ogni sorso, iniziai a domandarmi:
"Si può cambiare vita?"

Beh, sin da piccoli può accadere che sorga il desiderio di cambiare vita. Ma quando ti ci trovi dentro con tutte le scarpe, non si sa per certo se si possa cambiare veramente.

I miei pensieri furono interrotti quando sentii mia madre aprire la porta.
«Io tra poco esco, vado a fare la spesa. Vuoi qualcosa?»
Mi girai verso di lei: «No, al momento non mi viene in mente niente.»
Portai la tazza alle labbra e sorseggiai il thè restante. «Va bene, buona giornata tesoro.»
Chiuse la porta.

Quando finii il mio thè mi diressi verso il bagno, mi diedi una rinfrescata e, uscita, guardai il mio guardaroba non sapendo cosa mettere.

Era il mio primo giorno nella nuova Università.
So che vi starete domandando:

"Come ha fatto a trasferire i suoi studi?"

Non è stato molto semplice, ma ho trovato qui a Seoul un'Università statale mista, nella quale al suo interno vi sono dei corsi in Americano ed io nella sfortuna sono stata fortunata a trovare il corso di Letteratura.

Devo ammettere che prima di entrare ho dovuto sostenere degli esami che mi hanno permesso di accedere al corso; perché il sistema universitario coreano è totalmente diverso da quello che ho frequentato mesi prima di venire qui.

Qui in Corea l'anno scolastico inizia in primavera anziché in autunno è suddiviso in due quadrimestri: il primo da marzo a fine giugno e il secondo da settembre a fine dicembre.

Ma noi 'forestieri' abbiamo l'opportunità di poter iniziare a cavallo di questi quadrimestri.

Ma torniamo a noi, non vorrei annoiarvi troppo!

Non sapevo cosa mettere così optai per un maglioncino nero a collo alto, un paio di jeans chiari a vita alta e gli anfibi neri; estrassi dalla gruccia il mio cappotto color mattone e lo adagiai sul letto.

Dopodiché mi sistemai i capelli, presi due ciocche dal ciuffo e le legai dietro con un fermaglio spazzolando il resto dei miei lunghi capelli castani. Aprii la mia trousse, misi un filo di mascara per far risaltare i miei occhi azzurri e un po' di lucidalabbra.
Presi il mio cappotto insieme al mio zainetto e uscii fuori di casa. Mi fermai davanti il portone, feci un respiro profondo.

"Ecco, da oggi inizia un nuovo capitolo della mia vita."

***

Rimasi lì ferma con la bocca aperta a contemplare l'Università. Aveva uno stile così 'tetro' e a renderlo tale erano i rampicanti che sovrastavano il portone principale.

Strinsi forte gli spallacci in pelle dello zaino, varcai la soglia; mi guardai intorno, c'era un via vai di persone, indietreggiai per la paura.

«Guarda dove metti i piedi!»
Sentii una voce alle mie spalle, mi girai ma non vidi più nessuno.

Chiusi gli occhi e feci un lungo respiro.

«Stai bene?»

Sentii la voce di una ragazza davanti a me.

Cara Ivy, prima o poi dovrai aprire gli occhi, no? Come inizio non c'è male, bella figura di merda Ivy Black, c'è un angolino dove andar a sbattere la testa?

Aprii gli occhi imbarazzata, potei percepirlo dall'avvampare delle mie guance.
«Io sono Lee Yoora, piacere.»
Mi sorrise e nel frattempo mi tese la mano.
«Io sono Ivy, Ivy Black.»
Le strinsi la mano, ma in quel preciso istante volevo sprofondare.
«Sei nuova da queste parti, vero?» disse mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro le orecchie.

Era la classica ragazza dai tratti asiatici: media statura,corporatura esile, capelli lunghi neri e la tipica frangetta ben allineata quasi da formare un piccolo cuore.

«Si nota molto?»
Abbassai lo sguardo ed iniziai a dondolarmi nervosa sui talloni.
«Mmh, no...» ridette.
Alzai lo sguardo e sorrisi anche io.
«A quale corso sei iscritta?» disse mentre iniziava a camminare.

Con un gesto mi incoraggiò a seguirla e goffamente corsi verso di lei.
«Sono scritta a Lettere, dovrei cercare la signora» presi il bigliettino che avevo conservato nel capotto, «Choi Young- Jae.»
Lo dissi con una pronuncia talmente orribile che si mise a ridere.

«La signora Young-Jae» mi corresse pronunciandolo in modo corretto.
«Sì, proprio lei.»
Indicai il bigliettino sorridendo.
«La trovi in Direzione, sempre dritto e poi giri a destra.» Le sorrisi ringraziandola, lei ricambiò felice.

Una cosa che adorai degli asiatici fu il loro sorriso: inclinavano sempre dolcemente la testa verso il basso, avevano un sorriso sbilenco ed infine i loro occhi diventavano una piccola curva perfetta.

«Ci vediamo in giro Ivy, Ivy Black.»
Si allontanò scomparendo tra la folla.

Cara Ivy, ce la puoi fare. Sempre dritto e poi giri a destra. Non è poi così difficile, no?

Continuai a ripetermi nella mente:
"Sempre dritto e poi giri a destra".

Quando arrivai nel "sempre dritto", girai a destra.
Alzai lo sguardo e vidi un simbolo '감 독 '
Sottostante c'era la traduzione ed indicava il posto che stavo cercando cioè la Direzione.

Bussai un paio di volte fin quando non sentii «Avanti.» Aprii la porta ed entrai.
«Tu devi essere la signorina Ivy Black.»
La signora seduta alla scrivania si alzò gioiosa dirigendosi verso di me.
«Io sono la Signora Choi Young-Jae, ma puoi chiamarmi Signora Young» si indicò felice.

Iniziò a parlami e nel frattempo mi fece fare un piccolo tour, indicandomi i corsi da frequentare.

«Spero di essere stata esaustiva signorina Black. Le lascio una piccola brochure.»
Mi porse gentilmente la brochure, io sorrisi ma non per il gesto, bensì perché mi ricordò mio padre.
«Allora una buona permanenza» disse, ma io ero troppo intenta a ricordare la sera precedente che non la ringraziai, e la persi di vista.

Cara Ivy, cerca tra le mille scartoffie che ti ha dato l'aula dove si svolgeranno le tue lezioni. Uhm, allora... Lettere, Lettere... no, questa è Medicina, Biologia, Filosofia; eccola Lettere! Secondo piano, aula 144.

Finalmente alzai gli occhi e lessi la targhetta: 'Aula 144. Docente Christopher Dawson'.
Aprii con tantissima emozione la porta, con gioia notai che ancora il docente non era presente in aula, allora mi accomodai in uno dei banchetti; in quel preciso istante, quando mi sedetti, mi vennero in mente i miei vecchi amici, lì mi sentivo così tremendamente sola...

Black SwanWhere stories live. Discover now